M.D. numero 16, 4 maggio 2005

Tribuna
Consulti medici via e-mail: minaccia professionale?
di Stefano Nobili, Medico di medicina generale, Milano

Non solo farmaci che si acquistano via Internet, ma anche visite virtuali via e-mail. Se ne era già parlato in passato come una nuova frontiera della medicina e del nuovo rapporto medico-paziente, considerato più diretto per saltare del tutto gli aspetti burocratici.
La notizia viene dagli USA dove questa prassi è ormai consolidata tanto da essere riconosciuta dalle assicurazioni sanitarie con un suo tariffario. Per esempio la tariffa della compagnia di assicurazione sanitaria Blue Shield of California è di 25 dollari per ogni e-mail, identica alla somma percepita dal medico in studio. Che dire? Sicuramente che tale approccio genera non poche perplessità. Una fra tutte: è pensabile un rapporto virtuale ad personam quale quello che caratterizza la medicina di famiglia?

"Negli USA non sono rare le diagnosi via e-mail e le assicurazioni rimborsano i medici come se avessero fatto una normale visita. I pazienti sono felici - ha dichiarato la rappresentante dei medici californiani, Barbara Walters - perché più accurati e precisi nel descrivere i loro sintomi e perché hanno più tempo per pensare e spiegare che cosa hanno, senza essere intimiditi dalla presenza del medico. Per i medici i consulti via e-mail avvengono in giornata, in questo modo possono pensare maggiormente ai casi più impegnativi e dedicare loro il tempo necessario in studio. Anche i datori di lavoro vedono in questa metodica un minore spreco di risorse perché il paziente non deve recarsi di persona dal medico e può quindi essere presente sul luogo di lavoro. L’azienda così evita perdite di produttività perché i dipendenti vanno meno dal medico.

Tra fantascienza e possibilità


Chi scrive, ancora professionalmente abbastanza giovane con i suoi 18 anni di laurea, è legato a un metodo antico di lavorare come medico, un metodo dove la semeiotica impera e mantiene il suo ruolo di scienza dei segni, fondamentale per qualsiasi “dottore in medicina”. Una sospetta appendicopatia si può diagnosticare via e-mail o si può fare un’esplorazione rettale? Crediamo di no a meno di sensori virtuali futuribili in una fantamedicina che spero non arriverà mai. O forse arriverà sì perché qualcuno, estremamente up to date e attento ad affari tecnologici e informatici giungerà ad avere macchine che fanno diagnosi a distanza e forse a imporle ai medici. Ci si immagina il contenzioso legale per diagnosi affrettate sulla base di sintomi spiegati per iscritto senza vedere e toccare il malato? A meno che l’attività del medico non arrivi ad essere una specie di “lettere al direttore o allo specialista” dove si disquisisce di vari argomenti, ma poi si consiglia sempre di approfondire il dubbio personalmente con il medico. Inoltre che fine farebbe il rapporto personale ed unico tra medico-paziente che è alla base della medicina generale? Non immagino un rapporto “virtuale” dove il medico continua la conoscenza del suo paziente solo con una tastiera ed un video.
Tornando alla “vecchia”, ma attualissima semeiotica, dove sta l’ispezione nel consulto via e-mail? Forse nelle riprese video a cui può rispondere il medico ipertecnologico. E il cambio di espressione, lo sguardo del paziente che scruti quando l’hai davanti a te, i lampi negli occhi, sono così evidenti in un monitor? Per arrivare al fatidico “dica 33” davanti al computer: il fremito vocale tattile come lo riconosciamo? E la percussione, la palpazione? Non mi figuro certo di affondare la mano nel video! Ma il paziente esiste ed esistono i suoi sintomi. Certo i colleghi USA parlano di secondi consulti e di ripetizioni delle ricettazioni. Ovvio, ma quando si inizia a parlare di qualche argomento innovativo, finisce quasi sempre che qualcuno ci crede e ne approfondisce gli aspetti organizzativi ed eccoci magari tra qualche anno belli fritti.
Non bastano le nuove ricette, i certificati INPS via internet e altre incombenze burocratiche a complicarci la già difficile vita quotidiana?

Questioni di privacy


I colleghi USA ci rassicurano che anche la privacy è salva perché sono stati elaborati programmi ad alta sicurezza contro intrusioni esterne nel contatto via e-mail. E se il sistema si inceppa e scappa qualche notizia? Ci si immaginano le denunce e i risarcimenti? Ma forse qualche vantaggio c’è. Il consulto via e-mail sarebbe stato sicuramente gradito ai nostri colleghi ante litteram, i quali assaggiavano le urine del paziente per giudicare se questo era diabetico oppure no. Con il consulto via posta elettronica si sarebbe potuto evitare la disgustosa pratica “diagnostica”.