M.D.
numero 18, 18 maggio 2005
Editoriale
Al Ssn servono risorse ma anche progetti
E' bastato poco tempo per vedere infrangere
la captatio benevolentiae profusa per il cambio di guardia al
ministero della Salute. A dare fuoco alle polveri la decisione
del neo ministro Francesco Storace di avviare una seria
indagine nazionale sulle liste dattesa in tutto il Paese
con il supporto dei Nas. Una decisione che gli avversari
politici hanno definito capziosa perché disposta
subito dopo le conclusioni dellinchiesta della Procura
di Roma sui ritardi delle prestazioni sanitarie pubbliche nel
Lazio, avviata quando lattuale rappresentante del dicastero
della Salute era governatore della Regione. Nessun artificio,
bensì un atto dovuto. Secondo il ministro, infatti, se
i periti della Procura romana hanno affermato che le attese
per visite ed esami negli ospedali nel Lazio hanno favorito
la sanità privata, è doveroso che chi è
a capo del ministero della Salute verifichi se le violazioni
degli accordi tra Stato e Regioni siano avvenute in tutta Italia.
Dato il clima leguleio che vige nel nostro Paese inerente agli
scandali di cattiva gestione della sanità, che vedono
il dito indice puntato soprattutto sui medici, la difesa della
Fnom non si è fatta attendere. Il presidente Giuseppe
Del Barone ha messo i puntini sulle idichiarando che i medici
non sono i responsabili delle lunghe liste dattesa per
visite, esami e interventi chirurgici. Una sottolineatura necessaria
per il presidente dellOrdine affinché istituzioni
e opinione pubblica siano messe a conoscenza della posizione
di una categoria che viene troppo spesso chiamata in causa.
Insomma le danze si sono aperte è la musica sembra proprio
non cambiare.
Daltra parte il ministero della Salute è un dicastero
estremamente sensibile e diversi sono i ministri
che hanno dovuto abbandonare prima della fine del loro mandato.
E pensare che in tempi non sospetti, ma aperti a grandi trasformazioni,
qualcuno aveva pensato di potere fare a meno di questo ministero
inglobando la questione salute e sanità nel dicastero
del Welfare. Erano gli anni in cui il sistema di garanzia della
sicurezza sociale era strabordante, eccessivamente
costoso e per niente efficiente. Una robusta iniezione di sano
mercato nel Welfare era vista dai più come la salvifica
ricetta per ridare vitalità al motore Italia, ormai quasi
in stato di fusione per lo statalismo imperante. Un concetto
che ancora vive di sponda, ma che con il passare del tempo non
appare più tanto salvifico. Nel frattempo si è
dimenticato che la salute è un bene pubblico che ha bisogno
di un progetto politico coraggioso capace di coniugarne le complessità.
Non è certamente pensabile di poter governare questo
sistema con la sola fermezza finanziaria. Una classe politica
che voglia dirsi tale non si può barricare dietro la
difficile congiuntura economica, lasciando che anche quel poco
di buono che cera e cè nel nostro Ssn vada
alla deriva.