M.D. numero 18, 18 maggio 2005

Pensieri
Alle prese con una babele di sigle enigmistiche
di Leonardo Trentadue, Medico di medicina generale, Ferrandina (MT)

Qualche anno fa il Wall Street Journal prese posizione contro l’uso di alcuni acronimi, imponendo ai propri redattori di bandire la sigla GOP (Grand Old Party), denominazione antiquata del partito repubblicano, perché caduta nell’oblio di gran parte delle persone. Tale decisione ripropone la questione degli acronimi, cioè le iniziali delle parole per uso abbreviato. In ambito medico il problema è particolarmente sentito, vista la gigantesca mole di sigle che in questi ultimi anni è proliferata fino a raggiungere livelli di incomprensibilità che non fanno che sovraccaricare il già gravoso lavoro dei medici. Al bisogno l’editoria medica ha già provveduto a stampare ponderosi manuali zeppi di sigle che a volte richiedono dei veri corsi di formazione in enigmistica.

Sempre più frequentemente al medico di medicina generale capita di leggere articoli o libri traboccanti di sigle non comuni, che richiedono sforzi mnemonici disumani o addirittura farraginose ricerche. A ciò bisogna aggiungere il fatidico momento in cui i nostri assistiti ci mostrano le ricette di specialisti o professori, generalmente frettolosi e poco propensi a non intralciare il lavoro altrui, che utilizzano neologismi da loro inventati al momento per indicare parole o intere frasi.
A chi scrive, per esempio, è capitato di avere le traveggole, leggendo una relazione clinica, della quale è opportuno tacere l’autore, in cui si apprezzavano di seguito espressioni come: “il p. riferisce di avere episodi di f.a.”, oppure “alla palpazione si provocano a. a.”, con la sfingica esortazione ad “eseguire i c. e. d. r.”. La traduzione, dopo aver interpellato la sibilla cumana, è stata pressappoco: f. a. = febbre alta (non fibrillazione atriale), a. a. = algie addominali, c. e. d. r. = comuni esami di routine.
Mi chiedo se chiunque si esprimesse in siffatta maniera (attenzione: nel linguaggio giovanile già prevale una tendenza in tale direzione), si arriverebbe in men che non si dica alla babele cosmica, accelerando il processo di entropia non in fisica, ma in linguistica.
Ipso facto il medico di famiglia è necessariamente tenuto a doversi attrezzare per affrontare con successo la babele di sigle enigmistiche.

Strane assonanze


Il collega quindi che si trovi a leggere, su una rivista medica, la sigla A.A.A., non pensi ad annunci medici erotici, perché si tratta dell’acronimo inglese Acute Attack of Anxiety (attacco acuto di ansia).
Se poi, sulla stessa rivista, gli capita di trovare nomi come ELISA o IRMA, non insista nel filone porno, perché si troverebbe solo di fronte a, celebri acronimi diagnostici, né perseveri in certi pensieri se si imbatte in ERO che non è altro che l’Olfattometria a Risposta Evocata.
Altrettanto il nomignolo CAB non deve far pensare al Codice di Avviamento Bancario perché si tratta semplicemente della Cellulosa Acetato Butirrato.
Inoltre è il caso di evidenziare che un acronimo molto familiare al medico di medicina generale, la famosa ECM, che attualmente lo costringe a ritornare alla scuola materna, ha già un clone: l’Emoglobina Corpuscolare Media.
Ascendenze storico letterarie richiamerebbe il CID che però non è il Campeador, personaggio mitico della Castiglia mediovale, ma solo un’abbreviazione di Immunodeficit Combinato, così come HOOD non è il famoso principe dei ladri di Nottingham, bensì la sigla inglese della Distrofia Osteo-Ungueale Ereditaria.
A qualcuno, leggendo GIP, potrebbero tremare i polsi, dati i gravosi tempi legulei che corrono, ma poi tutto si sistemerebbe decifrando il Polipeptide Gastro-Inibitore.
Nel vasto firmamento degli acronimi, non mancano riferimenti alle assicurazioni, ma INI è un’Inclusione Intranucleare e RAS il famoso Sistema Renina-Angiotensina.
Non potevano neppure mancare richiami alla musica come RAP (Recurrent Abdominal Pain, dolore addominale ricorrente).
E anche l’acronimo di medico di medicina generale (Mmg) ha partorito qualche clone e Magneto-Miografia ne è uno dei più illustri.
L’esercizio elencativo potrebbe continuare ad libitum, ma non si vuole occupare troppo spazio, anche perché così la ragion d’essere dell’acronimo, che nasce unicamente per risparmiare tempo e spazio, verrebbe del tutto legittimata.
Non mi resta che concludere con un acronimo che immediatamente evoca un’impellente richiesta di soccorso: HELP, ma che, guarda caso, è la sigla dell’Health Education Library for People. Ogni allusione è puramente casuale.