M.D.
numero 26, 21 settembre 2005
Pratica
medica
Una rara forma di tumore prostatico
di Giovanni B. DErrico - Medico di medicina
generale, Foggia - Dipartimento di Oncologia e Cure Palliative
AIMEF
Paziente di 78 anni, cardiopatico, diabetico insulino-dipendente,
con carcinoma della prostata. Dopo quattro anni di terapia ormonale
e un buon controllo della malattia, presenta metastasi diffuse
e insensibilità al trattamento per trasformazione in neoplasia
neuroendocrina
Anamnesi familiare
Familiarità
per neoplasie: due fratelli di 55 anni e 75 anni affetti da
carcinoma della prostata, un fratello di 65 anni deceduto per
lo stesso carcinoma, un fratello di 60 anni deceduto per carcinoma
dello stomaco.
z Storia clinica
Iperteso da circa 15 anni in trattamento farmacologico, diabetico
da circa 30 anni, insulino-dipendente, dislipidemico, ex fumatore.
È stato ricoverato nel 1983 per ulcera perforata e nel
2000 è stato sottoposto a intervento per colecistectomia
per colelitiasi.
Considerata la familiarità per neoplasie, il paziente
si è sottoposto regolarmente agli accertamenti urologici.
Diagnosi di carcinoma della prostata
Nel gennaio del 1998 un esame ecografico della prostata eseguito
per controllo rileva un aumento del lobo medio a contorni irregolari.
Eseguita una biopsia prostatica, lesame istologico rivela:
adenocarcinoma della prostata a media e/o scarsa differenziazione
(grading: Gleason 7-10). Il PSA risulta ai limiti della norma,
le altre indagini eseguite non dimostrano diffusione metastatica
(scintigrafia ossea: non segni di accumulo patologico).
Dopo valutazione specialistica viene prescritto un trattamento
con un analogo dellLH-RH (goserelin 3.6 mg ogni 28 giorni),
in associazione con ciproterone acetato 100 mg cp 2/die.
La terapia viene seguita dal paziente per quattro anni e poi
sostituita con leuprorelina 11.25 mg (una fiala ogni tre mesi).
Nel 2003, a seguito di sintomatologia vertiginosa e sudorazione
algida, viene ricoverato in un reparto di medicina; eseguiti
gli accertamenti, viene dimesso con diagnosi di verosimile episodio
di TIA, ateromasia dei vasi sovraortici e degli arti inferiori
con stenosi emodinamicamente significativa su arteria femorale
superficiale destra.
La presenza di anomalie della conduzione consigliò lesecuzione
di un approfondimento diagnostico con studio elettrofisiologico,
per un eventuale impianto di pace-maker che il paziente in seguito
applicò.
Alcuni mesi dopo si è reso necessario un nuovo ricovero
per episodio di dolore precordiale. Lesame coronarografico
ha evidenziato stenosi significative su alcuni rami coronarici.
Il paziente viene sottoposto a by-pass aortocoronarico.
Durante questo periodo ha presentato buona salute e i controlli
eseguiti per il follow-up della neoplasia prostatica sono risultati
sempre nella norma (testosteronemia e PSA normali).
Evoluzione clinica
A fine 2003 i valori del PSA sono incominciati gradualmente
ad aumentare e dai valori medi di 2-3 ng/ml sono passati a 4-8
ng/ml. Lanno dopo i valori dl PSA sono aumentati velocemente:
giugno 9.02 ng/ml; ottobre 71.00 ng/ml; novembre 93.2 ng/ml
e dicembre 168 ng/ml.
Il paziente comincia ad accusare dolori ossei.
n Scintigrafia ossea: aree di iperaccumulo di natura ripetitiva
(metastasi) diffuse allo scheletro (vertebre dorsali, costole,
bacino, sterno, cingolo scapolo-omerale).
Il sospetto di una ormonorefrattarietà o trasformazione
neuroendocrina porta allesecuzione del dosaggio della
cromogranina, i cui valori risultano elevati (30), come da tumore
neuroendocrino.
Si inizia terapia con somatostatina (1 fiala ogni 28 giorni).
Nonostante il trattamento farmacologico mirato, i valori del
PSA continuano ad aumentare (131 ng/ml gennaio, 310 ng/ml aprile
2005).
Decorso ed exitus
Il tumore progredisce e vi è un graduale decadimento
delle condizioni fisiche, una riduzione della mobilità
e graduale comparsa di anemia.
Si succedono due ricoveri: uno per eseguire un trattamento radioterapico,
laltro a breve distanza per anemia secondaria ed emotrasfusione.
Dimesso, le condizioni cliniche del paziente continuano a peggiorare
con comparsa di dolore osseo, ittero, ascite, grave anemia e
decesso nel giro di alcuni mesi.
Note & approfondimenti
Il tumore della prostata rappresenta la seconda neoplasia delluomo
dopo il tumore al polmone. Da circa un decennio lepidemiologia
è notevolmente cambiata con lintroduzione e la
pubblicizzazione dellantigene prostatico specifico (PSA).
Bisogna tenere presente che il PSA è un marcatore non
tumore specifico. Mentre per la risposta alla terapia ormonale,
radioterapica o chemioterapica ha una buona affidabilità,
per la diagnosi di tumore prostatico ha una bassa accuratezza
diagnostica.
Per migliorare laccuratezza diagnostica si possono utilizzare
altri componenti del PSA (PSA libero).
È importante ricordare che il carcinoma della prostata
è costituito da cellule androgeno-dipendenti, cellule
androgeno-sensibili e cellule androgeno-indipendenti.
La terapia soppressiva elimina solo le cellule androgeno-dipendenti,
si selezionano i cloni sensibili e con il tempo la malattia
progredisce con minori possibilità di guarigione.
Numerosi sono i tumori neuroendocrini: tumori carcinoidi del
tratto gastroenterico, pancreatici di origine endocrina, feocromocitomi,
neuroblastomi, tumore polmonare a piccole cellule e tumori prostatici.
Una caratteristica di questi tumori è la capacità
di sintetizzare e rilasciare in circolo delle sostanze dotate
in molti casi di attività ormonali. Queste sostanze possono
essere dosate e rappresentare un marcatore oncologico specifico
molto importante.
Uso della cromogranina
Una di queste è la cromogranina A, molecola presente
nei granuli secretori delle cellule neuroendocrine, la sua importanza
nasce dalla correlazione con lestensione e levoluzione
della malattia. Indagini effettuate dimostrano che valori elevati
sono correlati a una progressione di malattia con riduzione
della sopravvivenza. Il dosaggio di questa sostanza è
importante nel controllo delle terapie e nel follow-up.
Una delle ultime applicazioni di questa sostanza è nel
tumore della prostata di tipo neuroendocrino (1% dei carcinomi
prostatici). Il suo dosaggio ci permette di anticipare la diagnosi
di carcinoma della prostata ormonorefrattario e di anticipare
quei trattamenti che se instaurati tardivamente possono essere
privi di risultato (chemioterapia, ecc).
La differenziazione dei tumori della prostata in neoplasie neuroendocrine
porterebbe a un peggioramento della prognosi con una sopravvivenza
media di circa un anno. Rilevare valori elevati di cromogranina
A in paziente con ca della prostata refrattario alla deprivazione
androgenica indica una ridotta sopravvivenza.
Il tumore della prostata si definisce ormonorefrattario quando
improvvisamente il PSA aumenta oltre il 50% del valore presente
durante la terapia ormonale.
Da non dimenticare che il ruolo prognostico di questa sostanza
non è legato al PSA e quindi può essere utilizzato
in tutti i casi di carcinoma della prostata o in caso di progressione
di malattia senza causa apparente. Di fronte a un paziente che
diventa ormonorefrattario le alternative terapeutiche sono:
ormonoterapia di seconda linea, chemioterapia, radioterapia
e acido zoledronico, un fosfonato che riduce il dolore da metastasi
ossea, tutti trattamenti con intento palliativo.