M.D. numero 1, 18 gennaio 2006

Riflessioni
Coscienza sanitaria: difficile il ruolo dei medici di famiglia
di Leonardo Trentadue, Medico di medicina generale, Ferrandina (MT)

Attenti, è iniziata l’era della coscienza sanitaria. è questo il recente monito lanciato dallo storico della medicina Giorgio Cosmacini, che distingue l’informazione sanitaria appannaggio di molteplici fonti, dalla coscienza sanitaria che deve essere di tutti. Se tale affermazione ha un solido fondamento di verità, è anche vero che il processo di presa di coscienza sanitaria è in atto da qualche decennio e che nella formazione di tale fenomeno un ruolo fondamentale spetta al Mmg. Ma ancora una volta la possibilità di esercitare un compito peculiare al suo profilo professionale è penalizzata dall’attuale sgretolamento della medicina di famiglia e dalla relazione con pazienti più consapevoli, ma meno disponibili alla crescita per le continue interferenze disgreganti che agiscono nel rapporto con i propri curanti


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a quando la medicina è passata dalla fase individualistica (rapporto esclusivo tra medico e paziente, senza intermediari) alla dimensione sociale (nascita del Ssn, sviluppo della tecnologia medica, ecc.), si è assistito ad una diversa velocità e caratterizzazione della presa di coscienza sanitaria. Se prima il malato era un’oggettivazione dell’azione medica, con un rapporto medico-paziente unidirezionale, oggi il rapporto si è ribaltato: il paziente vuole avere sempre più informazioni dettagliate su diagnosi, prognosi e terapia e partecipare attivamente al processo decisionale del medico. Anni e anni di pratica della medicina generale hanno prodotto queste trasformazioni. Il dialogo esteso ad vitam con il paziente, concernente tutto l’ambito “biopsicosociale” ma anche quello economico, non poteva che trasformare questo da “presunto oggetto” in soggetto cosciente del proprio destino sanitario. Pensiamo solamente a quanto tempo il Mmg impiega per informare sulla prevenzione delle malattie, sull’uso dei farmaci, sull’esplicazione delle malattie al paziente che ne è affetto, allo scardinamento di pregiudizi e abitudini errate, alla ricerca di un’intesa col paziente (empatia) per migliorare la comunicazione e ottimizzare i risultati terapeutici. Tutto questo in un contesto di un’azione medica del Mmg nelle situazioni più disparate ed estreme come per esempio i drammi della tossicodipendenza, del disagio mentale vissuto insieme alle famiglie, ecc. Questa specificità della medicina generale ha incentivato il processo verso la virtuale piena coscienza sanitaria. A questa edificazione hanno partecipato anche altri soggetti come i mass-media, ma la loro efficacia in termini di informazione scientificamente corretta, nella stragrande maggioranza dei casi, è stata alquanto discutibile e nemmeno lontanamente paragonabile a quella della tenace e costante azione medica del medico di famiglia.
Questi risultati incontrovertibili della medicina generale hanno subito negli ultimi anni un ridimensionamento, prima di tutto in seguito alla selvaggia burocratizzazione della professione e poi alle scelte non lungimiranti di chi gestisce e guida la sanità italiana. Di conseguenza il rapporto medico-paziente ha sofferto una brusca inversione di rotta con una progressione geometrica della conflittualità, fino a forme parossistiche di esasperazione che minano nelle sue fondamenta la tranquillità del medico e la capacità ricettiva del paziente. E così quanto di buono era stato costruito si sta progressivamente sgretolando, lasciando sul campo medici di medicina generale agonizzanti per lo strangolamento burocratico, e pazienti con un livello di coscienza sanitaria più elevato ma, di contro, meno disponibili alla crescita per le continue interferenze disgreganti che agiscono nel rapporto con i propri curanti.
Sul piano metaforico, è come se il Mmg sia legato con grosse funi alla propria sedia e non possa dare una mano concreta al paziente che gli sta di fronte. E allora, a causa di queste problematiche, l’orizzonte della medicina di famiglia appare nebuloso e sempre più difficile da intravedere. Molti Mmg sembrano soddisfatti degli obiettivi raggiunti e della situazione attuale, ma non si capisce come mai i sondaggi rivelino un dilagante malcontento. Se la coscienza sanitaria dei pazienti cresce, scendono parallelamente la voglia e l’entusiasmo che finora hanno caratterizzato la medicina di famiglia, con medici sempre più demotivati, stressati e, cosa più grave, incapaci di reagire costruttivamente a causa delle divisioni interne e dell’abbaglio accecante del disvalore economico che sembra ormai l’unico motore portante della moderna società opulenta.