M.D. numero 2-3, 1 febbraio 2006


Editoriale
Sistema delle cure tra sogni e realtà

Il 29 gennaio scatterà lo stop dei lavori delle Camere e molti dei provvedimenti che avrebbero dovuto cambiare il volto del sistema delle cure italiano rimarranno strozzati nell’imbuto istituzionale. Una legislatura, questa quattordicesima, che si chiude con tanti sogni nel cassetto di gruppi e commissioni, e che approva, dal 2001 al 2005, appena una cinquantina di provvedimenti ma che in larga maggioranza, fatte salve legge sul fumo, e le manovre finanziarie e le leggi di bilancio nonché le norme di sorveglianza delle pandemie annunciate come la Sars
e l’influenza aviaria, sono “interventi urgenti in materia di spesa sanitaria”.
La massa critica delle misure in ambito sanitario, infatti, si concentra attorno a quella decina di provvedimenti di tagli, riordini, sfrondamenti, economizzazioni che hanno fatto delle forbici il logo-simbolo di questo ciclo amministrativo.
Eppure la legislatura era cominciata con grandi ambizioni: l’allora ministro della Salute puntava a varare una riforma di sistema che portasse il suo nome, un po’ come era successo a una sua illustre predecessora. E invece il sogno di gloria si è ridimensionato in un curioso origami, con il taglio a farne da protagonista in un disegno complessivo che si ritirava tra un buco e l’altro fino a fare, in alcuni casi, smarrire il disegno d’insieme del Sistema sanitario nazionale stesso.
A complicare il quadro, senza dubbio, è intervenuto anche il ridisegno delle competenze istituzionali compiuto con
la riforma in senso federalista del Titolo V della Costituzione, successivamente ridimensionato, in ambito sanitario, con la riconduzione della funzione di governo dalla periferia al centro.
E questo non senza aver creato una profonda contraddizione del sistema e dei livelli di gestione locale, che si sono trovati, in un sol colpo, a essere responsabili di tutte le risposte ai bisogni sul territorio in un quadro di risorse che continua ad essere dato dalle casse centrali, in assenza di un meccanismo di vera autonomia fiscale.
E se per il ridisegno del settore farmaceutico l’Aifa, attraverso un decreto dell’ultim’ora, cerca di portare a casa un provvedimento di sistema, che ridefinisca tutti i soggetti del settore, dal medicinale stesso, ai brevetti, alla prescrizione, la vittima eccellente del rush finale della legislatura è, senza dubbio, il Governo clinico, ossia quel meccanismo in base al quale il medico si sarebbe dovuto collocare al centro della rete delle cure, con funzioni attuative, ma anche di governo.
Per sedersi alla plancia di comando i medici dovranno attendere ancora, oppure rassegnarsi ad abitare lo spazio angusto tra un taglio e un risparmio prossimo venturo.