M.D. numero 6, 22 febbraio 2006

Appunti
Come realizzare un vero governo dell'utenza

L
a “partecipazione contributiva in base al reddito” auspicata dal collega Cavallaro (M.D. 2005; 26: 14) sarebbe sicuramente parte importante e razionale della soluzione del problema inerente alla sostenibilità del sistema sanitario nazionale (che è di per sé conquista sociale irrinunciabile, ma non completamente gestibile, essenzialmente per eccesso di fruizione). Naturalmente bisognerebbe assegnare a tale partecipazione criteri di universalità (tutti devono partecipare), equità (per esempio in base all’imponibile) e di differenziazione in base al valore intrinseco della prestazione. Inoltre potrebbe rivelarsi un utile contributo per arginare problemi relativi all’accanimento terapeutico e al clientelismo medico (fenomeno diffuso e nascosto). I vantaggi di tale prospettiva per il medico di medicina generale sarebbero evidenti: abbassamento della fruizione eccessiva, soprattutto di quella legata a depressione, ansia generalizzata, shopping medico compulsivo ecc. a cui dedichiamo almeno il 30-40% delle nostre energie professionali quotidiane. Le ricadute di tale razionalizzazione si tradurrebbero in un Mmg più disponile, perché meno stressato e “abusato”.
Sono convinto che ci sarebbero vantaggi anche per i nostri pazienti, tra cui l’acquisizione di una maggiore consapevolezza del valore della visita medica con conseguente migliore compliance alla terapia, più oculatezza nella scelta del medico, minore affollamento dell’ambulatorio. Questi sono i motivi che mi portano a suggerire di enfatizzare tale proposta. Sono anche convinto che a tale iniziativa è necessario affiancare una seria incentivazione delle prestazioni, per esempio attraverso la dotazione ai Mmg di strumenti per alcuni esami diagnostici eseguibili direttamente nell’ambulatorio (su prenotazione e controllo gestito dalla Asl). Avremmo finalmente due reali mezzi innovativi per realizzare quello che potremmo definire un vero e proprio governo dell’utenza. Ma credo che tutto ciò sia destinato a restare a livello ipotetico in quanto per metterlo in pratica è necessario trovare politici disposti a rischiare consensi, ma anche colleghi pronti ad abbandonare atteggiamenti consolatori o paternalistici.

Paolo De Paolis

Medico di medicina generale
Minerbio (BO)



Il medico del futuro sempre più tecnologico


Nelle discussioni imbastite tra colleghi nella mia lunga attività di medico di famiglia, ormai in pensione, mi è capitato spesso di sostenere che il medico, al di fuori della sua pure importante professione, non sia capace di svolgere nessun’altra attività. Spesso i colleghi, risentiti, rispondevano sottolineando che il medico deve fare il medico e basta. Una frase che mi sono sentito dire spesso anche dai miei pazienti. Durante lo svolgimento del mio lavoro, infatti, mi accadeva di sovente di scambiare con alcuni di essi, interessati all’argomento, opinioni in merito a problemi di elettronica o comunicazioni radio-televisive, questo avveniva in virtù del fatto che avevo acquisito un attestato di esperto in elettronica.
Qualcuno in sala d’aspetto ascoltava qualche parola di queste conversazioni, intenzionalmente o inavvertitamente, e quando arrivava il suo turno si mostrava irritato per l’attesa, a volte mi redarguiva con frasi del tipo: “Il medico deve fare il medico, pensare ai suoi ammalati e dedicarsi a loro”. Oppure: “Quella del medico è una missione come quella del sacerdote o del frate”. Qualcun altro in tono benevolo e canzoniere mi chiamava “ingegnere” e non credo solo per affetto, ma anche perché costituivo un’anomalia. Quarant’anni fa queste critiche mi parevano invero giuste. Ero giovane e tutto mi incuriosiva e interessava, tralascio di elencare le specializzazioni sanitarie prese in seguito. Ma poi comparve l’informatica e i primi rudimentali computer: altra passione e altri studi e via via altre attrazioni.
Ed ecco arrivata l’agognata pensione e con essa la libertà e la padronanza del tempo da dedicare alle attitudini più varie.
Attualmente però osservo che il medico non fa più solo il medico. Ha dotazioni di strumenti sofisticati in ambulatorio e deve avere quindi la competenza per poterne usufruire. È tenuto a sapere molte leggi per poterle attuare, così come non deve dimenticare le innumerevoli circolari ASL, deve attenersi a svariate norme prescrittive e gestire il proprio budget per non pesare eccessivamente sul Ssn, deve essere esperto di conduzione aziendale e di comunicazione, non dimenticare di essere un pubblico ufficiale e quindi in alcuni casi metterne in pratica quanto spetta a tale ruolo. L’elenco è e diventerà sempre più lungo. Mi chiedo, ma i pazienti si giovano di tutto questo? Non riesco a dare una risposta, ma so che mano a mano che la tecnologia avanzerà il medico dovrà tenersi gioco forza al passo con essa. Mi immagino in un prossimo futuro un Mmg con il camice bianco dell’addetto a monitor e a macchine con luci rosse tante quante le stelle in cielo e i transistor in terra.

Stelvio Palmonari

Medico di medicina generale
La Spezia