M.D. numero 6, 22 febbraio 2006

Note stonate
Mezzi di contrasto e rimpallo delle prescizioni

C
on l’avvento di tecniche di indagine più sofisticate, l’uso del contrasto nelle radiografie “normali” è quasi scomparso. Il contrasto rimane però una modalità che può fare un’importante differenza nelle TAC e nelle RMN. Ciò nonostante, quando gli specialisti suggeriscono l’esecuzione di TAC o RMN, molto raramente si danno la pena di specificare se l’esame deve essere fatto con o senza contrasto.
La conseguenza è che il medico di famiglia “trascrittore” non sa che cosa prescrivere e, nel dubbio, prescrive l’esame senza contrasto. A volte va bene, ma altre volte, ricevuti i referti dell’esame fatto senza contrasto, lo specialista rimanda il paziente dal proprio medico di famiglia per un’ulteriore prescrizione, questa volta con il contrasto. Altre volte è il radiologo (magari di una struttura privata) che contatta il medico di famiglia e, spesso col fare di chi tratta con un imbecille, gli fa sapere che, senza contrasto, quell’esame per quell’indicazione non ha senso. A parte le piccole arrabbiature e a parte il tempo perso da paziente, medico di famiglia e servizio di diagnostica per immagini, tutto questo comporta anche una doppia spesa per il Ssn e per il paziente e, nel caso della TAC, anche una doppia esposizione a una dose di radiazioni non indispensabili.
L’origine del problema non è tanto nell’ignoranza del medico di famiglia che non sa determinare se quel tipo di esame richieda o no il contrasto, quanto in un comportamento superficiale da parte dello specialista che “dimentica” l’esistenza delle due diverse modalità di esecuzione dell’esame. Se la dimenticanza fosse dovuta al fatto che anche egli, come il medico di famiglia, non sa quale modalità sia più indicata, ci sarebbe da chiedersi come fa allora a suggerire un esame le cui potenzialità lui stesso non conosce a fondo. Ma più probabilmente la dimenticanza nasce dal tentativo di scaricare ad altri le “rogne legali”. Infatti, quando viene richiesto l’uso del contrasto, la maggior parte dei servizi di diagnostica per immagini chiede al medico proponente la compilazione di un questionario sullo stato di salute del paziente e un’assunzione di responsabilità circa il giudizio di necessità dell’esame. Ora, se lo stato di salute del paziente dovrebbe essere conosciuto dal suo Mmg, può però anche essere agevolmente accertato dallo specialista, nel ristretto ambito dei rischi connessi all’impiego del contrasto. In fondo, prima che specialista, è medico, e quindi capace di porre al paziente le necessarie domande anamnestiche. I due minuti persi a fare quelle domande compenserebbero ampiamente le ore perse dal paziente nel caso in cui, recatosi dal suo medico di famiglia, dovesse venire a sapere da quest’ultimo che per ragioni di salute non può fare l’esame col contrasto. Motivo per cui sarebbe costretto a tornare dallo specialista per un consiglio di “seconda scelta”. Inoltre la dichiarazione di necessità di quel tipo di esame è legalmente già implicita nella firma della prescrizione in regime di Ssn, ma si tratta oggettivamente di un atto di fede del medico di famiglia nei confronti dello specialista. Se il medico di famiglia avesse avuto le competenze dello specialista non avrebbe certo mandato il suo paziente da quest’ultimo. È quindi deontologicamente improprio questo scarico di responsabilità dallo specialista al Mmg, e non sarebbe male se gli Ordini distogliessero per qualche istante la loro attenzione dai giochi politici e “gastronomici” per prendere provvedimenti su questo problema. D’altra parte anche il “terzo pagante”, il Ssn, potrebbe dedicarvi qualche momento, dato che se facesse seriamente audit su queste faccende scoprirebbe con orrore quanto gli vengono a costare.

Antonio Attanasio

Medico di medicina generale
Mandello del Lario (LC)


Punture - Prestiti caritatevoli

Lasciamo da parte le altre categorie di lavoratori sulle quali non vogliamo fare considerazioni e guardiamo in casa nostra. Non di rado ci vengono offerti tramite pubblicità televisiva e non dedicata dei prestiti. Chi promuove su tanti canali televisivi la propria buona intenzione di aiutare dei poveretti senza soldi, avrà certamente fatto delle indagini di mercato per stabilire chi ha bisogno di un prestito e da queste analisi nasce di conseguenza l’offerta al medico, povero di stipendio, bisognoso di danaro e che comunque garantisce, per convenzione o contratto, restituzione del prestito sul proprio stipendio.
Ogni anno che passa scendiamo sempre più in basso, ma essere oggetto di “carità” ad alto interesse (prestito), non ci era ancora successo. Con scarso conforto alcuni possono dire: beati gli ospedalieri che hanno saputo fare un contratto meno disastroso di quello dei medici di famiglia e della guardia medica. Ma non dimentichiamo che tale accordo è ancora disatteso.
Che dice il nostro amico e tutore ministro della Salute, oppure che dicono quei sindacati che hanno firmato una convenzione per la quale siamo diventati poveri e oggetto di interesse da parte di chi vuole “farci del bene” contro il “male” della indigenza nella quale purtroppo ci troviamo?

Carlo Matteo Adami

Medico di medicina generale
Milano