M.D. numero 8, 8 marzo 2006

Appunti
Firmiamo qualsiasi cosa sotto dettatura di altri

Anni fa i pazienti venivano nel mio studio (quelli gentili: gli altri mi chiamavano a casa) per farsi fare l’impegnativa per la “gipsotomia”. Mi sono sempre chiesto che cosa sarebbe successo se avessi esercitato il mio diritto-dovere di valutare la necessità dell’intervento e avessi deciso per il no. Devono esserselo chiesto anche burocrati e sindacalisti, se è vero che da qualche anno ormai per la gipsotomia non è più necessaria l’impegnativa del Mmg, almeno in Lombardia. Però è ancora necessaria la mia impegnativa per ottenere un’ortopantomografia. Non so quanti colleghi, soprattutto fra quelli laureati dopo la creazione del corso di laurea in odontoiatria, sanno che cos’è esattamente un’ortopantomografia, e quando è indicata e quando no. Se lo sanno, probabilmente è per bontà loro, non per averlo studiato. D’altra parte, so esattamente quanti burocrati e quanti sindacalisti sono al corrente che l’espressione di un giudizio di utilità o meno di un’ortopantomografia costituisce atto proprio della professione odontoiatrica, professione che è inibita ex art. 348 C.P. ai laureati in medicina e chirurgia: nessuno. Lo deduco dal fatto che il Ssn, di fronte a una prescrizione di ortopantomografia su ricettario rosso, continua a riconoscerne la “mutuabilità” anzicché denunciare il medico-chirurgo per esercizio abusivo della professione odontoiatrica.

Pareri da tuttologi


Le vette del sublime sono però ancora distanti. Ci si avvicina solo con episodi come quello di una mia paziente che si è presentata in ambulatorio con due fogli ciclostilati di una casa di cura privata. Sui fogli c’era scritto che la gentile signora era stata sottoposta tempo fa a un intervento di chirurgia refrattiva e per tale fatto, in virtù della delibera VII/13796 del 25.07.2003 della Regione Lombardia, aveva diritto a eseguire ancora una volta in regime mutualistico un “ritocco” di tale intervento. Perché tale diritto potesse essere esercitato, io Mmg dovevo rilasciare alla signora un’impegnativa con l’esatta dicitura: “Visita oculistica - Studio della topografia corneale - pachimetria corneale e intervento ambulatoriale per correzione dei vizi di refrazione PRK OD con applicazione lente a contatto terapeutica”. E se avessi risposto di no? Forse avrei dovuto farlo, considerato che non so nemmeno che cosa sia un “vizio di refrazione PRK”. Figuriamoci se posso giudicare sulla necessità di un intervento per la sua correzione, preceduto o meno da visure catastali e misurazioni di ippopotami e rinoceronti! Però, se voglio evitare non solo l’espulsione dal Ssn, ma anche la cancellazione dall’Albo, devo far finta di saper fare le pulci agli oculisti. Quindi il mio illuminato parere sulla congruità di quella richiesta è indispensabile e io devo darlo (sempre in senso positivo, ovviamente). Ora è quanto mai opportuno che per ogni spesa il “terzo pagante” richieda un controllo, ma non è subordinando la prestazione al rilascio di un’impegnativa che un controllo effettivo può essere fatto. D’altra parte nella maggior parte dei casi, come in questo esemplificato, nemmeno volendo si potrebbe esercitare un controllo da parte del medico curante. Come medico di medicina generale io non ho gli strumenti tecnico-professionali per verificare che la signora abbia effettivamente bisogno di quanto il suo oculista chiede, e addirittura nemmeno che la prestazione sia poi stata veramente effettuata. Ma chi vogliamo prendere in giro? E, soprattutto, da quanta gente vogliamo essere presi in giro?

Antonio Attanasio
Medico di medicina generale,
Mandello del Lario (LC)