M.D. numero 10, 22 marzo 2006

Tribuna
Cosa si nasconde dietro il gradimento per i Mmg?
di Filippo Mele, Medico di medicina generale, Policoro (MT)

M
edici di famiglia promossi dai cittadini italiani secondo i dati rilevati dall’ultimo rapporto del Censis. Una riconferma di quanto già riscontrato nelle precedenti indagini. Una rinnovata “fidelizzazione” dei cittadini italiani che, sebbene possa essere motivo di soddisfazione, non riesce tuttavia a venire vissuta dai più con il vanto professionale dovuto. I motivi sono molteplici e si annidano nelle difficoltà relazionali che i medici di medicina generale vivono ogni giorno con i propri assistiti, dovute soprattutto a problematiche che investono prevalentemente il piano burocratico assistenziale e molto meno quello prettamente clinico-medico.
Una realtà messa in evidenza anche dal commento ai dati del Censis da esponenti istituzionali e sindacali di categoria

S
econdo il segretario nazionale della Fimmg, Mario Falconi, non stupisce la grande fiducia e il gradimento che i cittadini italiani hanno in particolare per i medici di medicina generale, in quanto si consolida un dato che il Censis ha sempre riscontrato in tutti i suoi precedenti rapporti. Semmai, al di là della soddisfazione, a prevalere è la rabbia di dover assistere giorno dopo giorno a una crisi inarrestabile del Ssn e con esso anche della medicina di famiglia.
Tutti i giorni i Mmg devono operare in un regime burocratico incomprensibile ed esasperato, ma soprattutto con un’attenzione delle amministrazioni a perseguire, attraverso di loro, il risparmio a tutti i costi e non certo a favorirne la qualità professionale.
A fargli eco le dichiarazioni Aristide Paci. “È un’ulteriore conferma di come il Mmg sia uno dei cardini nell’architrave sanitario degli italiani. Spero che i dati del Monitor Biomedico 2006, sgombrino definitivamente il campo, ove fosse necessario, da ogni ombra sulla saldezza del rapporto medico-paziente. Si tratta di cifre non diffuse da noi, in maniera autoreferenziale a difesa della categoria, ma rese note da altri autorevoli referenti”.
È il rapporto, ovvero la specificità della relazione della medicina generale con i pazienti, a fare la differenza? È il cosiddetto approccio olistico e non superspecialistico che vince? Sembrerebbe di sì, se l’85.1% del campione riferisce che il Mmg valuta attentamente i sintomi e il 78% afferma che egli si mostra attento anche agli aspetti psicologici e relazionali. Eppure la positività di questi dati contrasta con il disagio professionale dei Mmg e con il riscontro nel lavoro quotidiano della crescita della conflittualità con i propri assistiti.

I dubbi


Diventa quindi legittimo chiedersi se l’alto gradimento riscontrato non sia dovuto anche al fatto che nel Ssn la medicina generale sia ancora uno dei pochi servizi gratuiti. Gli ambulatori dei medici di famiglia in questi anni hanno visto crescere la frequentazione delle fasce più deboli della popolazione, sia in senso economico sia relativo all’età. La popolazione invecchia, potrebbe obiettare qualcuno, ma allora perché le fasce di popolazione economicamente più abbienti e di mezza età preferiscono in primis rivolgersi direttamente agli specialisti e solo sporadicamente ai loro Mmg? Nella maggior parte dei casi lo fanno in seconda battuta. Inoltre è proprio questo target di popolazione a dare giudizi meno entusiasti dell’operato dei medici di famiglia.

La realtà dietro i numeri


Malgrado i risultati dell’indagine portino a esternare giudizi positivi e gratificanti, quando si torna nella realtà quotidiana lo scoramento diviene preponderante. Nessuno di noi potrebbe smentire chi nella categoria denuncia a chiare lettere lo svilimento della relazione medico-paziente che si è palesata in questi anni. Noi medici di famiglia siamo il presidio di più facile accesso sul territorio, ciò di per sé potrebbe costituire un plusvalore in termini di assistenza e relazione con i pazienti, ma anche per il Ssn. Purtroppo non è così, a fare la differenza non è solo la competenza medico-clinico e l’organizzazione del lavoro, ma anche il contesto regionale, politico e amministrativo in cui il medico di famiglia esercita la sua attività e le aspettative che attorno a questa categoria vengono generate il più delle volte per velare scelte e inefficienze che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza della medicina di famiglia italiana e di chi la esercita.