M.D. numero 11, 4 aprile 2007

Contrappunto
Controllo della spesa tra necessità e demagogia
di Marcello Pugliese, Medico di medicina generale, Donnici Inferiore (CS)


I provvedimenti restrittivi da parte delle Regioni e delle Asl in merito al controllo della spesa farmaceutica sono il risultato di una cecità ai limiti della demagogia. Non si vuole prendere in alcuna considerazione che tra le cause dell’incremento della spesa sanitaria totale, quella relativa ai farmaci è ben poca cosa. Così come non si può non contemplare la mancanza di una partecipazione diretta e adeguata al reddito da parte dei cittadini, i quali vanno responsabilizzati e motivati a un utilizzo etico del diritto alla salute. Ma nel frattempo risulta più facile “mettere la croce” dell’appropriatezza dell’utilizzo delle risorse sulle spalle del Mmg. Così i medici di famiglia si sono ritrovati al centro di un “fuoco amico”: quello incrociato di Asl e Regioni e quello degli assistiti che non sentono ragioni


Le vicende che si stanno succedendo nell’ambito della sanità italiana destano sconcerto e disorientamento tra le varie figure professionali e, in primo luogo, tra i Mmg.
Per i medici di famiglia della Calabria il clima lavorativo è stato esacerbato dai continui richiami alla appropriatezza prescrittiva esitati nella sconcertante, ma non isolata, disposizione della Giunta Regionale (febbraio 2007) in merito alle modalità di prescrizione dei farmaci e soprattutto dal fatto che la prescrizione di tutti i farmaci erogati dal Ssr è limitata al: numero massimo di un pezzo per ricetta per singola specialità, fatta eccezione per gli antibiotici in confezione monodose, per i medicinali somministrabili esclusivamente per fleboclisi e per i medicinali a base di interferone a favore dei soggetti affetti da epatite cronica. Nel merito, una deroga è stata concessa solo per alcune categorie di pazienti e per quelli affetti da particolari patologie invalidanti.
Non manca neanche il richiamo (che l’accomuna alle delibere in materia di altre Regioni) all’utilizzo in via prioritaria dei farmaci equivalenti, specificando in particolare che la spesa addebitabile a carico del Ssr per le prescrizioni di farmaci inibitori di pompa protonica sia limitata al costo del farmaco equivalente presente in tale categoria terapeutica e che i Mmg e i Pls, nella normale pratica assistenziale, devono effettuare prescrizioni di farmaci il cui costo per dose definita al giorno, riferito al prezzo al pubblico, non sia superiore al prezzo minimo di riferimento calcolato in 0,90 euro. Il medico prescrittore che per casi di intolleranza, insufficiente risposta clinica o possibili interazioni farmacologiche, ritenga necessario non attenersi a tale disposizione deve giustificare la diversa scelta terapeutica nell’ambito dell’aggiornamento della scheda sanitaria. In tal caso il cittadino non paga alcuna differenza di prezzo.
Dulcis in fundo la delibera obbliga le Asl a dare piena operatività al sistema di budgeting con i Mmg, attivando il prima possibile, come previsto dall’Air, la Commissione per l’appropriatezza prescrittiva dei farmaci utilizzati per la medicina convenzionata esterna.

Dubbi e perplessità


A parte il fatto che non si capisce come si possa risparmiare sulla spesa farmaceutica di un paziente affetto da una o più cronicità, se invece di prescrivere due pezzi di un farmaco per un mese di terapia se ne prescrive uno ogni 15 giorni, ogni medico di famiglia del resto d’Italia può immaginare cosa significa e continuerà a significare ciò per l’iter lavorativo.
Da non sottovalutare, poi, il considerevole aumento del consumo dei ricettari del Ssn e quindi della spesa sostenuta dalla pubblica amministrazione per acquistarli.
Chi come me esercita la professione di Mmg da diversi anni non può in un tale frangente non pensare con nostalgia a periodi nei quali, per semplificare la vita ai malati cronici, si consentiva la prescrizione di 6 pezzi per ricetta.
Chiunque comunque può valutare in questi anni il devastante effetto dell’imposizione per il Mmg di prescrivere solo farmaci con un costo/die massimo prefissato o di quando gli vengono calati dall’alto criteri di valutazione del rapporto costo/beneficio o costo/efficacia di un farmaco.
A onore di cronaca, inoltre, si segnala come il decreto della Regione Calabria sia stato emato dopo l’eliminazione del ticket di 1 euro a ricetta per i farmaci.
Il continuo susseguirsi di disposizioni sul comparto farmaceutico, accompagnato da una volontà di calmierare le prescrizioni di farmaci dispensati dal Ssn da parte dei Mmg, suscita una legittima perplessità sui problemi legati alla spesa farmaceutica. Questa, pur rappresentanto una piccola percentuale della spesa sanitaria totale, assurge a entità salvifica per il Ssn creando intorno al Mmg un clima di turbativa e spostando l’attenzione dal controllo, sicuramente più efficace, della spesa ospedaliera e di quella relativa a case di cura private, centri privati convenzionati di diagnostica o di riabilitazione.
Gli interventi correttivi sulla spesa proposti negli anni hanno mancato il bersaglio poiché sempre mirati, in un’ottica solamente repressiva e sanzionatoria, ad obbligare il medico di famiglia ad agire seguendo rigidi binari precostituiti e minacciando severe azioni punitive nel caso di non osservanza delle norme attuative. A ciò bisogna anche addebitare lo spaventoso aumento di conflittualità tra Mmg e assistito attraverso l’utilizzo frequente della revoca, ma anche l’aumento di procedimenti civili e penali che vertono soprattutto sul mancato accoglimento da parte del medico di famiglia delle richieste dell’assistito denunciante. Alla fine chi paga è sempre il medico di famiglia: sia se applica alla lettera le disposizioni dell’ammistrazione pubblica sia se non lo fa, riceverà comunque un danno professionale ed economico o dall’assistito attraverso la revoca o dalla Asl/Regione con un sanzionamento.
È probabile che noi Mmg, per i ragionieri che ci controllano, prescriviamo un numero inaudito di farmaci, ma ciò avviene perché cerchiamo di tenere sotto controllo le cronicità, il cui aumento è innegabile.
Il problema dei costi è ovviamente rilevante ed essenziale, ma bisogna svincolare i Mmg da questo pesante fardello e troncare il terrorismo psicologico e mediatico secondo il quale facendo sentire sul collo di questi professionisti il fiato dei finanzieri si arriva a consistenti risparmi sulla spesa farmaceutica. Né è più concepibile che per qualche inevitabile mela marcia presente nella nostra categoria si tenda a generalizzare e a scaricare su tutti i Mmg la responsabilità dei bilanci deficitari della sanità pubblica.

Una decisione impopolare


Oltre a evitare gli errori alla fonte, quali la registrazione di farmaci costosi senza aver verificato prima che il carico finanziario per questi sia sostenibile, bisognerebbe che si prendesse in considerazione quanto pesi sull’aumento della spesa sanitaria la mancanza di un’adeguata partecipazione diretta dell’utente.
I Mmg vivono giornalmente il problema con l’inarrestabile aumento del numero di visite ambulatoriali e domiciliari richieste anche per futili motivi da assistiti che le esigono perché “tanto è tutto gratis”. E poiché non di rado le visite ambulatoriali e domiciliari si concludono con una prescrizione di farmaci o di accertamenti, è facile capire che consentire l’accesso indiscriminato e gratuito all’opera professionale del Mmg determina inevitabilmente l’aumento della spesa sanitaria, quando invece l’introduzione di un ticket simbolico su ogni visita effettuata potrebbe abbattere il carico lavorativo incongruo del medico, con benefici effetti sulla qualità delle prestazioni e anche sul numero delle prescrizioni effettuate.