M.D. numero 12, 11 aprile 2007

Cronaca
Medici in prima linea per un ambiente salubre

I dettami di FNOMCeO e dell’Associazione italiana di medici per l’ambiente (ISDE), raccolti in un documento condiviso, su ruolo e responsabilità dei medici per la tutela e il controllo dell’ambiente e dell’inquinamento atmosferico

FNOMCeO e ISDE Italia (Associazione italiana di medici per l’ambiente) sono i promotori del Documento Ambiente, un’iniziativa congiunta che intende coinvolgere i medici attraverso la sottoscrizione di un programma (che verrà distribuito presso tutte le sedi dell’Ordine dei Medici) che ne affermi il ruolo attivo nella tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e a un ambiente salubre.
“Noi medici - ha dichiarato Amedeo Bianco, presidente FNOMCeO siamo i primi testimoni delle evidenti ricadute che il danno ambientale provoca sulla salute dei nostri pazienti. Come operatori delle aziende sanitarie dei dipartimenti di prevenzione, per esempio, rileviamo quotidianamente il progressivo consolidamento dei dati che indicano un aumento delle patologie e della mortalità da inquinamento atmosferico. Come medici di medicina generale constatiamo direttamente negli ambulatori la diffusione sempre maggiore di patologie tumorali e soprattutto l’abbassamento dell’età di incidenza. Come pediatri registriamo l’aggravarsi nei bambini di patologie come l’asma, il raffreddore primaverile, le bronchiti, le broncopolmoniti e soprattutto i tumori, particolarmente se i soggetti sono residenti in zone più inquinate o più trafficate”.

Dati preoccupanti


Da un’indagine condotta dall’OMS su 13 città italiane con oltre 200 mila abitanti, nel periodo 2002-2004, ben 8.820 morti/anno (di cui 742 per cancro al polmone) sono da attribuire a valori di PM10 oltre la soglia di 20µg/m3. Se l’inquinamento atmosferico ha raggiunto livelli tali da destare un forte allarme per la salute pubblica, i cambiamenti climatici associati all’effetto serra sono motivo di altrettanta preoccupazione: si pensi che nell’estate del 2003, caratterizzata da una forte afa, si sono registrati in Italia (in base ai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità) 2.222 decessi in più rispetto all’anno precedente, e nel periodo compreso tra il 16 luglio e il 15 agosto l’incremento dei decessi è stato addirittura del 36% nella popolazione in generale e del 40% tra le persone con oltre 65 anni.
Proprio la presa di coscienza di questa situazione ha recentemente portato all’introduzione nel nuovo Codice Deontologico dell’art. 5: “Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini (…). Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”.
“Questa affermazione di partecipazione merita di essere sottolineata - ha tenuto a precisare Roberto Romizzi, presidente ISDE Italia - è da decenni che nei convegni i medici discutono di salute, di rischi da lavoro, ambiente e inquinamento, ma le potenzialità di questa consapevolezza non sono arrivate ancora a conquistare un più ampio mandato nei confronti della collettività e dell’organizzazione sanitaria per gli aspetti di assistenza e di tutela della salute umana inserita nell’ecosistema”.
L’importanza del nuovo articolo 5 deriva dal fatto che esso prefigura un allargamento di prospettiva che coinvolge il medico nella sua funzione sociale che deve guardare a un più ampio mandato nei confronti della collettività e dell’organizzazione sanitaria, almeno per gli aspetti di assistenza e di tutela della salute umana inserita nell’ecosistema.

Un appello


Il Documento Ambiente non fa altro che tradurre tali principi in azioni concrete. Fondamentale, per esempio, l’introduzione del concetto di valutazione di impatto sanitario, da affiancarsi alla valutazione ambientale strategica e alla valutazione d’impatto ambientale. Ritroviamo poi il medico quale protagonista anche negli interventi mirati a modificare gli stili di vita attraverso campagne informative, educazione ambientale, iniziative promozionali sull’uso di trasporti sostenibili ecc.
Questo documento rappresenta una svolta culturale, che vede il medico coinvolto in una funzione sociale che va oltre il consueto rapporto individualizzato con il paziente, per misurarsi con un più ampio mandato nei confronti della collettività e dell’organizzazione sanitaria. Ma per svolgere a pieno questo compito ha affermato Maurizio Benato, vice presidente FNOMCeO “occorre superare le barriere corporative all’interno della categoria, collaborare con le altre figure di tecnici della salute e dell’ambiente, raccordarsi con quei settori professionali che più possono influenzare gli amministratori e la popolazione, in particolare i media, la scuola, il mondo giuridico e quello economico. È opportuno sostenere e consigliare le altre categorie professionali e le amministrazioni affinché promuovano politiche di prevenzione e quindi di salvaguardia ambientale, creando consenso intorno a scelte che talvolta possono apparire anche scomode o impopolari”.