M.D. numero 12, 11 aprile 2007

Rassegna
Dieta equilibrata e consumo di carne
di Renzo Pellati - Medico nutrizionista, Torino, Consiglio Direttivo Società Italiana Scienza dell’Alimentazione


Di fronte alla mole di informazioni, relative agli alimenti, la popolazione è disorientata. Le vicende degli ultimi anni hanno fatto crescere dubbi soprattutto sul consumo di carne: una situazione che può portare a importanti errori alimentari. Il Mmg può essere il motore del cambiamento, informando ed educando i propri assistiti a un corretto stile di vita alimentare

I ricercatori che conducono indagini in campo alimentare sono concordi nel sottolineare che la maggior parte della popolazione italiana è deficitaria di nozioni sulla composizione chimica degli alimenti, sulle necessità qualitative e quantitative dell’organismo umano, sulle esigenze caloriche necessarie per svolgere le attività fisiologiche, sull’interscambiabilità fra i vari cibi per mantenere uno stato di benessere. Questa situazione provoca una diffusione di pregiudizi, false credenze, dubbi ed errori, che in molti casi portano alla nascita di vere e proprie patologie.
Il medico di famigli a è quasi sempre il primo sanitario qualificato a giudicare lo stile di vita e le abitudini alimentari praticate dal paziente. Di conseguenza, un aggiornamento professionale è richiesto anche per la scienza dell’alimentazione per aiutare il paziente ad evitare il perpetuarsi di errori alimentari e a mantenere una buona salute.
Le vicende di questi ultimi anni (mucca pazza, trattamenti ormonali, influenza aviaria) hanno fatto crescere dubbi sulle abitudini alimentari soprattutto per quanto riguarda il consumo di carne.
Purché vengano rispettate le dosi, l’equilibrio dei vari componenti la dieta, i metodi di cottura più salubri, la carne va consumata.
Il problema della sicurezza alimentare è oggi alla ribalta delle attenzioni, ma va ricordato che tutti gli alimenti conterranno sempre, oltre ai nutrienti utili al nostro organismo, sostanze o agenti potenzialmente tossici. Così, malgrado i numerosi sforzi, non è praticamente possibile assicurare il rischio zero, anche se si deve pretendere un forte impegno da parte delle istituzioni per abbassare il rischio al livello minimo possibile.
La carne ha proprietà importanti per le necessità fisiologiche del corpo umano dovute essenzialmente all’apporto di proteine, che sono indispensabili per costituire i tessuti dell’organismo, partecipano alla formazione degli enzimi, degli ormoni, degli anticorpi.

Aminoacidi essenziali


Le proteine non servono come tali: sono indispensabili i singoli costituenti, vale a dire gli aminoacidi, che sono le strutture azotate elementari (glicidi e lipidi non contengono azoto). Gli aminoacidi sono numerosi, ma solo venti si trovano nelle proteine più comuni e interessano il processo nutritivo.
Tra questi aminoacidi, otto sono essenziali: treonina, valina, metionina, triptofano, lisina, leucina, isoleucina, fenilalanina. Il termine “essenziali” significa che l’organismo non può farne a meno, non riesce a sintetizzarli da altre sostanze, deve assumerli consumando alimenti che li contengono.
Le proteine di origine animale sono particolarmente valide perché contengono tutti gli aminoacidi essenziali.
Le proteine del mondo vegetale possono essere carenti di uno o più aminoacidi essenziali, per cui è possibile rifornirci di proteine utilizzando cibi vegetali, ma occorre attenzione, per recuperare in alcuni alimenti gli aminoacidi che mancano in altri. Per esempio le proteine dei legumi contengono gli aminoacidi di cui sono carenti i cereali. Quindi i prodotti vegetali suddetti ingeriti nello stesso pasto (esempio: pasta e fagioli, riso e ceci) si integrano a vicenda e possono totalizzare tutti gli otto aminoacidi essenziali.
In altre parole, i cibi di origine animale (carne, pollo, suino, uova, latte e formaggi) riescono a completare il mosaico delle necessità nutrizionali dal punto di vista proteico più facilmente, senza particolari precauzioni. Ecco perché le diete esclusivamente vegetariane vanno praticate con prudenza dai bambini, dagli anziani sottopeso, dagli adulti che si sottopongono a diete esageratamente ipocaloriche.
Inoltre è opportuno segnalare che è inutile ingerire proteine animali o vegetali più del necessario, per non provocare un eccesso calorico e un sovraccarico azotato inutile e pericoloso a livello epatico e renale (iperazotemia, uremia).
La colpevolizzazione delle carni deriva dalla necessità di contenere l’apporto di grassi nella dieta, per cui vanno rispettate le dosi raccomandate: un grammo di proteine per ogni kg di peso corporeo. Alcuni soggetti credono erroneamente che 100 g di carne equivalga a 100 g di proteine, trascurando il contenuto di acqua e altri nutrienti: occorre precisare che 100 g di carne contengono mediamente 20 g di proteine.

Aminoacidi ramificati


Fra gli aminoacidi essenziali, è degna di nota la presenza degli aminoacidi ramificati. Il termine dipende dalla costituzione chimica. Essi sono: leucina, isoleucina e valina (la sigla è BCAA). Differiscono dagli altri aminoacidi perché non subiscono trasformazioni nell’ambito epatico.
Attraverso il torrente circolatorio pervengono agli organi che sono deputati alla loro metabolizzazione e utilizzazione, in particolare i muscoli.
Gli aminoacidi ramificati sono presenti nelle proteine di origine animale che, se consumate nella giusta quantità, sono in grado di coprire l’eventuale fabbisogno nutrizionale giornaliero anche degli atleti. Gli aminoacidi ramificati sono presenti anche in integratori dietetici, perché nel corso dell’esercizio si verifica un’aumentata degradazione delle proteine tessutali e una diminuzione della sintesi proteica.
I fisiologi sono concordi nel ritenere che anche per chi fa palestra e atletica pesante bastano piccoli aumenti della normale quota proteica (1.5 g per chilo corporeo): solo per gli adolescenti si potranno raggiungere, in alcuni casi, i 2 g per chilo corporeo.
In genere l’uso degli integratori contenenti questi aminoacidi da parte degli atleti è motivato dalla convinzione (non documentata correttamente) di potere ottenere un aumento dell’ormone della crescita e quindi un potenziamento dei processi anabolici (aumento delle masse muscolari).
La somministrazione di aminoacidi ramificati può essere utile anche ai soggetti sofferenti di cirrosi epatica (oppure che hanno subito gravi traumi o interventi chirurgici), perché in questi pazienti si nota una diminuzione degli aminoacidi ramificati e un relativo aumento di quelli aromatici.

Ferro, zinco e vitamina B12


La carne rifornisce l’organismo di micronutrienti importanti come i sali di ferro.
Il ferro si trova anche nei vegetali, tuttavia quello contenuto nella carne è più facilmente assimilabile, perché inserito in un composto organico (eme) che viene utilizzato per la formazione di emoglobina.
Nell’adulto l’apporto di ferro deriva dai vegetali soltanto dall’1% al 5%, mentre almeno il 22% deriva dalle carni. Per i bambini la carenza di ferro può provocare effetti negativi, non solo per quanto riguarda l’anemia sideropenica, ma anche sullo sviluppo psico-comportamentale.
La carne è importante anche per l’intake di zinco. Lo zinco è parte indispensabile di numerosi sistemi enzimatici che regolano processi biologici di vitale importanza: consente un corretto metabolismo delle proteine, degli ormoni tiroidei e sessuali. È indispensabile per la difesa immunitaria e per la cicatrizzazione delle ferite. Si trova in discreta quantità anche nei cereali integrali, ma viene scarsamente assorbito perché si lega a sostanze (fitati e fibre) che vengono eliminate dall’organismo. La ridotta sensibilità gustativa, frequente negli anziani, viene attribuita, in alcuni casi, allo scarso apporto di zinco.
Per quanto riguarda le vitamine, nella carne vi è un’ottima percentuale di vitamine del gruppo B, ma va sottolineata soprattutto la presenza della B12 (tabella 1). La B12 è assente nei vegetali, per cui i vegetariani (soprattutto bambini e adolescenti) devono integrare la loro dietano con l’apporto di questa vitamina importante per combattere l’anemia perniciosa.

Creatina


La carne fornisce anche la creatina, una sostanza presente nell’organismo umano, prodotta a livello epatico utilizzando l’aminoacido arginina. La creatina è coinvolta nel trasporto dell’energia. Per l’esercizio fisico l’organismo utilizza dei substrati energetici endogeni intramuscolari che dipendono dalla degradazione della creatina fosfato.
La creatina fosfato consente di donare un radicale fosforico all’ADP (acido adenosindifosforico) per ottenere ATP (acido adenosintrifosforico), una molecola coinvolta in tutte le reazioni metaboliche in cui è richiesta energia.
La creatina è presente in alcuni integratori alimentari utilizzati per aumentare la capacità del muscolo di generare forza e ridurre i tempi di recupero dopo la fatica.
Oggi si è visto che la creatina può essere utile anche per migliorare il metabolismo energetico del cuore in caso di scompenso o di cardiopatia ischemica. Possono trarre beneficio dell’apporto di creatina anche i soggetti che riducono l’apporto proteico per diete dimagranti esclusivamente vegetariane o soggetti sofferenti di astenia (anziani).

Carnitina


La carnitina è un’altra sostanza presente nei cibi proteici di origine animale. L’organismo umano può sintetizzarla partendo da due aminoacidi: lisina e metionina. Nei prodotti dietetici e farmaceutici è indicata con la lettera “L” (cioè la forma isomera levogira) perché più attiva e adatta all’organismo umano.
La L-carnitina favorisce l’ossidazione degli acidi grassi a lunga catena all’interno dei mitocondri, gli organi intracellulari in cui avvengono le reazioni che producono energia. Poiché nell’esercizio fisico protratto, oltre agli zuccheri, si bruciano gli acidi grassi, si ritiene che gli atleti impegnati in prove di resistenza possano trarre vantaggio da un supplemento di carnitina.
Viene anche utilizzata nella terapia dell’ischemia miocardica, nell’insufficienza cardiaca, dato che migliora la disponibilità energetica della cellula. Può essere un aiuto ai soggetti sottoposti a diete povere di calorie o vegetariane ristrette.

Carne e rischio di neoplasie

Secondo gli epidemiologi una dieta equilibrata contenente carne rossa e un’adeguata presenza di frutta e verdura (come avviene nella dieta mediterranea) non presenta significativi rischi cancerogeni. I vegetali freschi con le loro vitamine antiossidanti (A-C-E) e le fibre esercitano un’azione protettiva efficace. Per una buona salute non c’è necessità di consumare la carne due volte al giorno per sette giorni la settimana. Ci sono proteine ad alto valore biologico anche nel pesce, nell’uovo, nel latte, nel formaggio. Per stare bene la dieta dev’essere anche varia (l’apporto dei principi nutritivi è più completo).
Oltre alle dosi, vanno considerati anche i metodi di cottura. Nel corso della cottura a fuoco vivo (grigliatura) si formano gli idrocarburi aromatici policiclici e le amine eterocicliche, sostanze che sui batteri dimostrano attività mutagena e altrettanto dicasi sugli animali, sebbene in misura inferiore: ci sono però soggetti che metabolizzano tali sostanze in modo più rapido. Quindi cottura e costituzione genetica giocano un ruolo importante.
Va comunque tenuto presente che negli ultimi anni la composizione nutrizionale della carne è profondamente cambiata. I contenuti di grasso nei diversi tagli di carne bovina analizzati, grazie ai sistemi di alimentazione degli animali sempre più controllati e rispettosi delle loro esigenze naturali, sono oggi quasi dimezzati rispetto a quelli di dieci anni fa. Nel 1996, in 100 g di filetto erano presenti 5 g di grasso, mentre nel 2005 sono scesi a 2.2 g. La lombata è passata da 5.2 g a 1.3 g di grasso. Il girello è passato da 2.8 g a 0.9 g. La fesa è passata da 1.8 a 1.0 g (tabella 2).