M.D. numero 13, 18 aprile 2007

Proposte
Non solo Utap o Case della Salute
di Giuseppe Mascellino, Medico di medicina generale, Reana del Royale (UD)


Si ricomincia a parlare di rinnovo della convenzione della medicina generale con il solito ritardo e cominciano a filtrare le prime notizie su quale sarà l’approccio dei sindacati di categoria. Tutto ciò accade in parallelo con il tavolo voluto dal ministro Livia Turco per ridefinire quale sarà il futuro dell’assistenza territoriale e in particolare in tale ambito quale sarà il ruolo e i compiti del medico di famiglia.
Nel variopinto panorama di proposte però mi pare che ancora una volta nessuno abbia voglia di affrontare e risolvere veramente quelli che sono i motivi del sempre più grave disagio e scontento della categoria. Come medico di medicina generale con più di 25 anni di esperienza sento di potere dare voce ad alcune proposte in grado di rinnovare, potenziando, quello che di buono già esiste


Dai vari sondaggi si apprende costantemente che il Mmg è il medico più gradito ai cittadini, ma si fa di tutto per snaturarne il ruolo che ha nell’assistenza sanitaria del nostro Paese. Ogni ministro della Salute succedutosi in questi anni a dirigire il dicastero tira fuori dal cappello la ricetta miracolosa per rendere più efficace il Ssn che, secondo me, visti i risultati e i giudizi sia dei cittadini sia degli osservatori esteri, male non è. Ormai è chiaro che la medicina territoriale, di cui la medicina generale fa parte, nonostante le dichiarazioni istituzionali in suo favore, è difatto concepita in funzione dell’ospedale. Le affermazioni che le varie soluzioni ipotizzate possano ridurre sia il ricorso al Pronto Soccorso sia i ricoveri impropri, riducendo di conseguenza anche i costi della sanità, non sono poi del tutto convincenti. Guardando alla mia esperienza professionale e personale, ho serie perplessità che si possa centrare l’obiettivo. Molto spesso i miei pazienti, in caso di presunta urgenza, vanno direttamente al Pronto soccorso (il più vicino è a circa 10 km) anche se tale urgenza si presenta in un orario in cui sono ancora presente in studio e ben sapendo che qualora si recassero presso il mio studio avrebbero la precedenza. È anche vero che un ambulatorio di MG non è e non può essere attrezzato per le emergenze e un utente non può certo capire se la patologia che in quel momento lo riguarda è un’emergenza o meno. È naturale quindi che si rechi in un luogo dove abbia la sicurezza di trovare tutto ciò che può portare a una diagnosi immediata e alle eventuali cure necessarie. Quindi, a meno che non si vogliano fare delle Case della Salute o delle UTAP o qualunque altra fantasiosa struttura simile a un Pronto soccorso, dotandole di tutte le attrezzature diagnostiche e del relativo personale sanitario, con investimenti che quantificare riesce difficile, lo scopo prefisso dalla parte pubblica difficilmente sarà raggiunto.

Alcuni suggerimenti


Non ho in proposito soluzioni miracolose, né per ruolo mi compete averne, ma come Mmg con più di 25 anni di esperienza sento di poter fare delle riflessioni in proposito e di esperire alcune proposte in grado di potenziare quello che già esiste.
1. Riqualificazione della professione con l’abolizione di tutte le incombenze burocratiche.
Controlli inerenti l’appropriatezza prescrittiva a cura del distretto, come doveva essere in origine e non da parte della Guardia di Finanza, come avviene adesso. Questo darebbe ai Mmg più tempo da dedicare ai pazienti permettendo di eplicare la funzione di medico e meno quella di burocrate. Si lasci alla libera scelta del medico la possibilità di associarsi o meno, secondo le esigenze professionali, e, se si vuole incentivare veramente il Mmg, gli si dia la possibilità di dotarsi di personale sanitario in studio che possa aiutarlo, ma senza i tetti tuttora previsti. Questo sarebbe un ottimo investimento perché, togliendo al Mmg parte del lavoro di routine, gli si darebbe la possibilità di dedicare più tempo alla prevenzione che dovrebbe essere il cardine principale del suo lavoro, sicuramente da incentivare, e verso cui invece si presta poca attenzione.
2. Riorganizzare i Pronto soccorsi già esistenti prevedendo una sezione per i codici bianchi affidata a Mmg non massimalisti o a medici di continuità assistenziale. L’investimento sarebbe certamente inferiore a quello per le Case della Salute.
3. Riduzione delle liste di attesa con il potenziamento dei Distretti, in cui andrebbero aumentati sia gli specialisti convenzionati presenti, in grado anche di spostarsi sul territorio per favorire la domiciliarità, sia il personale infermieristico per lo stesso scopo. La popolazione invecchia sempre di più e con essa aumentano le cronicità. Se si vuole un’assistenza territoriale adeguata non si può prescindere da questo.
4. Rendere reale il governo della domanda di salute da parte del Mmg attraverso l’abolizione della prassi della ricusazione come è attualmente concepita. Giusto sarebbe che anche il paziente, come avviene per il medico, dia una valida giustificazione alla ricusazione. Ma se ciò non aggrada, basterebbe mettere una piccola “tassa” sul cambio del medico, non dovuto a cause di forza maggiore, per avere un buon deterrente.
5. Rivalutazione congrua del compenso attraverso la strutturazione in quota capitaria e in quote per età e per patologie correlate. È ovvio che un quarantenne diabetico o cardiopatico impegni più di un ottantenne in buona salute, come è ovvio che un ottantenne in buona salute ha bisogno di più attenzioni di un quarantenne in altrettanta buona salute. Contrattazione unica nazionale per evitare, come avviene adesso, disparità di trattamento da Regione a Regione.
6. Definizione precisa dei compiti affidati ai Mmg senza deroghe locali. Incentivazione prevista solo per eventuali campagne di prevenzione nazionali o locali. Scorporo delle visite domiciliari non programmate dall’ACN così come avviene negli altri Paesi d’Europa.
Il problema del compenso, di cui nessuno parla, è ormai un problema primario. È innegabile che le ultime convenzioni, tralasciando qualche incentivo per l’associazionismo, non hanno previsto congrui aumenti degli emolumenti in rapporto all’aumento del carico di lavoro, delle responsabilità del Mmg e dell’inflazione.
Sarei curioso di sapere quanti in Italia sanno che i Mmg sono gli unici ad avere i doveri sia dei liberi professionisti sia dei dipendenti, ma rispetto a questi ultimi non usufruiscono dei diritti previsti. Niente ferie retribuite quindi e guai ad ammalarsi. E non dimentichiamo che sono praticamente costretti ad andare in pensione a 65 anni e senza buona uscita.
Sono convinto che prendere in considerazione queste mie proposte potrebbe significare ridare fiducia, certezze e slancio alla professione del medico di medicina generale. Ritornando così a essere veramente al centro dell’assistenza territoriale e non del mirino della Guardia di Finanza o dei vari politici di turno.
Ma sono altrettanto convinto che difficilmente questi suggerimenti saranno presi in considerazione da chi è delegato a rappresentare la categoria. Al centro della discussione attuale della politica sanitaria e sindacale ci sono le Case della Salute e l’apertura degli studi 24 ore su 24. Non si riesce a comprendere o volutamente si tralascia di fare i conti con il fatto che la peculiarità dei Mmg, a cui è legata anche la nostra professionalità e soprattutto il nostro ruolo, è quella di occuparci dei nostri pazienti, che così bene conosciamo, di essere medici della persona e di essere capillarmente distribuiti nel territorio, facilitando, e non ostacolando, come si vorrebbe far credere, l’accesso nei nostri ambulatori ai pazienti, specialmente quelli più anziani.