M.D. numero 13, 18 aprile 2007

Rassegna
Dormire bene migliora la qualità di vita e i rapporti con gli altri
di Livia Tonti


I disturbi del sonno condizionano in maniera importante la qualità di vita, le capacità lavorative e relazionali, oltre ad essere spesso associati ad altre patologie anche gravi. Una corretta diagnosi e una cura adeguata possono influire positivamente sia sulla psiche che sulla salute


Lo scorso 21 marzo si è tenuta la 7a Giornata del Dormiresano, appuntamento ormai tradizionale promosso dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) nell’ambito del Progetto Morfeo, primo progetto nazionale per la conoscenza e l’informazione sui disturbi del sonno.
Anche quest’anno la Giornata del Dormiresano è stata occasione per ribadire l’importanza del riposo notturno, puntando l’attenzione, questa volta, sull’influenza negativa dell’insonnia sulla qualità di vita, sui rapporti sociali e di lavoro e sullo stretto legame tra questo disturbo e molte patologie, in particolare di tipo psichiatrico.

Progetto Morfeo: primo progetto nazionale per la conoscenza e l’informazione sui disturbi del sonno
Il Progetto Morfeo è nato nel 2000 con l’obiettivo di conoscere in profondità la prevalenza dell’insonnia e le sue conseguenze sulla qualità di vita (Studio Morfeo 1, anno 2000; Studio Morfeo 2, anno 2002); di creare nel pubblico una maggiore consapevolezza e sensibilità verso la corretta interpretazione del problema e verso la necessità di interventi adeguati rivolgendosi al medico, attraverso una campagna di sensibilizzazione su quotidiani e periodici, la distribuzione di materiale educazionale negli ambulatori di medicina generale e manifestazioni nazionali di informazioni.
Il Progetto Morfeo si propone inoltre di fornire a tutti i Mmg strumenti adeguati per una migliore gestione del paziente insonne (Prime linee guida AIMS-Mmg per la corretta gestione diagnostica e terapeutica dell’insonnia, 2005).

Impatto sulla qualità di vita

Dati provenienti dagli studi Morfeo 1 e 2 (Terzano et al, Sleep Med 2004; 5: 67-75; Terzano et al. Sleep Med 2006; 7: 599-606), indagine realizzata in Italia con la collaborazione dei Mmg per conoscere la prevalenza dell’insonnia e le sue conseguenze sulla qualità di vita, hanno evidenziato che tale disturbo è molto diffuso: soffre d’insonnia con deficit diurno il 44% di coloro che si recano dal Mmg. Tra le categorie più colpite ci sono i soggetti trentenni disoccupati, tra i quali la prevalenza dell’insonnia è circa il doppio della media. La prevalenza del disturbo risulta inoltre maggiore tra le donne, che rappresentano il 68.8% degli insonni.
Le persone che soffrono d’insonnia mostrano punteggi peggiori in tutti gli indicatori di qualità della vita: fisici, psicologici, emozionali e sociali.
La presenza di insonnia è correlata con una maggiore astensione dal lavoro (il 25% si assenta 1 giorno ogni 8 settimane vs il 16% di coloro che non sono interessati da questo disturbo), ha difficoltà a concentrarsi e ha una minore propensione a partecipare ad attività associative.
Il 60% delle persone che non dormono bene si sente teso, irritato e depresso a causa della carenza di sonno, il 46% ha difficoltà di concentrazione e memoria.
Una recente indagine su lavoratori inglesi e giapponesi ha evidenziato che circa il 27% delle persone con disturbi del sonno ha una minore partecipazione ad attività volontarie e associative, ha meno contatti con familiari e amici e una minore propensione alle attività ricreative (Nasermoaddeli et al. J Occup Health 2005; 47: 384-90). Considerando che una sana vita sociale sembra associata a miglioramenti della qualità del sonno, questi fenomeni finiscono per far parte di un circolo vizioso che complica enormemente la gestione dei disturbi del sonno e la qualità di vita di chi ne soffre.

Insonnia e salute


L’insonnia può avere conseguenze anche importanti sulla salute fisica: è stato infatti dimostrato che questo disturbo può aggravare malattie già esistenti e contribuire a causarne di nuove.
Globalmente soffre di patologie importanti il 91% degli insonni. Secondo quanto emerso dallo studio Morfeo, l’insonnia può per esempio aumentare il rischio di obesità e di diabete, può contribuire ad aumentare il rischio cardiovascolare e cerebrovascolare e a ridurre le difese immunitarie.
Nonostante ciò non sempre l’insonnia viene riportata al medico come disturbo degno di nota. Per questi motivi nella gestione dell’insonnia un ruolo di prima linea è svolto dal Mmg che, anche grazie al rapporto di relativa confidenza coi propri pazienti, è in possesso di strumenti peculiari per operare una diagnosi e ricorrere eventualmente ad adeguate scelte terapeutiche in grado di controllare il disturbo e di permettere al paziente di riappropriarsi di una buona qualità di vita e di migliorare il proprio stato di salute.
Alcune preziose indicazioni in proposito sono contenute in uno specifico documento di consenso condiviso AIMS-Mmg (Dis Manage Health Outcomes 2005; 13 (Spec Issue 1):3-33).

Insonnia e malattie psichiatriche


Particolare attenzione è stata dedicata, in occasione dell’ultima Giornata del Dormiresano, all’associazione fra insonnia e malattie psichiatriche. Numerose evidenze hanno infatti mostrato che disturbi del sonno sono frequenti nella depressione, nel disturbo d’ansia generalizzata, nei pazienti che soffrono di attacchi di panico, schizofrenia, disordine da stress post-traumatico, ma anche di malattia di Alzheimer e di morbo di Parkinson.
Queste osservazioni hanno condotto a una importante collaborazione tra AIMS e Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI), con l’intento di approfondire il problema e di produrre una Consensus sulla gestione dell’insonnia nei pazienti psichiatrici.
In questo contesto è stata realizzata un’indagine sul territorio italiano al fine di valutare il modo in cui gli psichiatri gestiscono l’insonnia.
Da questo studio è emerso che l’insonnia è un sintomo frequente nei pazienti depressi: il 37% degli psichiatri italiani la riporta come sintomo somatico e circa la metà degli intervistati la considera come il sintomo prodromico più frequente.
Secondo i due terzi degli psichiatri intervistati i disturbi del sonno precedono l’episodio maniacale e addirittura l’88% ritiene che il controllo sintomatico dell’insonnia possa influire sul decorso dell’episodio maniacale stesso, suggerendo come un’attenzione particolare alla presenza e alla gestione di disturbi del sonno potrebbe contribuire anche alla migliore gestione della malattia psichiatrica.
Per quanto riguarda la terapia dell’insonnia, la quasi totalità (95.6%) degli psichiatri intervistati ritiene che siano da preferire ipnoinducenti a breve emivita. In particolare nel trattamento dell’insonnia nel paziente depresso il 44.1% degli intervistati ritiene essere più efficace l’antidepressivo di tipo sedativo; il 24.6% predilige gli ipnoinducenti non benzodiazepinici, il cui capostipite è zolpidem, che attualmente è il più ampiamente studiato ed è diffusamente utilizzato per il trattamento dell’insonnia a breve termine (figura 1). Questi ultimi farmaci devono comunque essere somministrati con cautela nei pazienti depressi e devono essere sempre associati a un farmaco antidepressivo.
Ciò che emerge in sintesi dalla 7a Giornata del Dormiresano è la conclusione che dormire bene migliora la vita sociale e riduce il rischio di aggressività e di irritabilità che possono condizionare i rapporti familiari e le attività lavorative. Non solo: migliorando la qualità del sonno migliora anche lo stato di salute, prevenendo o favorendo il decorso di molte patologie, anche psichiatriche.