M.D. numero 13, 18 aprile 2007

Riflettori
Chi prescrive, a spese di chi?
di Rebecca Lamini


Una domanda frequente a cui i Mmg hanno risposto portando alla ribalta il fenomeno delle prescrizioni indotte ed evidenziando come il sistema prescrittivo territoriale, non essendo strutturato gerarchicamente, li pone in prima linea quali induttori di spesa. Un problema che ritorna ciclicamente visto che le prescrizioni indotte sono un fenomeno in crescita e diffuso in tutta Italia, che assume dimensioni importanti nelle grandi città, dove più alta è la concentrazione di ospedali, istituti universitari e centri ricerca


Il ruolo del Mmg è notoriamente duplice: da un lato eroga direttamente cure mediche di primo livello verso gli assistiti su mandato del terzo pagante, ovvero la Asl; dall’altro traduce il bisogno del paziente in prestazioni medico-sanitarie di secondo livello come visite specialistiche, ricoveri, accertamenti diagnostici, ecc. Nella letteratura sul ‘governo della domanda’ raramente viene considerato, ma soprattutto contabilizzato, il ruolo attivo sia della medicina specialistica sia dell’assistito nel processo di trasformazione del bisogno in domanda espressa o derivata, e quindi in ricette. C’è quindi il rischio che una quota di prestazioni suggerite al Mmg da altri attori sia impropriamente ricondotta a lui o lei, in virtù delle procedure amministrative che non consentono l’individuazione dell’effettivo decisore e primo prescrittore.
C’è qualcuno, però, che ha deciso di pensarci. Succede così che 12 Mmg della Asl provinciale di Brescia hanno tenuto d’occhio le proprie prescrizioni e le hanno classificate, tenendo conto di questa piccola variante.

È bastato fare due conti…


La ricerca osservazionale condotta da 12 medici di famiglia della Asl provinciale di Brescia è pubblicata sull’ultimo numero del trimestrale Politiche Sanitarie. Per sei mesi, dall’ottobre 2005 al marzo 2006, gli autori hanno classificato le loro prescrizioni in quattro categorie: esami prescritti di propria iniziativa, esami suggeriti da specialisti pubblici, esami consigliati da specialisti privati/accreditati ed esami suggeriti dagli assistiti. Su un totale di 65.471 contatti ambulatoriali medico-paziente registrati nel periodo in analisi, sono state raccolte in tutto 19.063 prescrizioni corrispondenti alle quattro tipologie sopra indicate.
E se nel 60% dei casi la prescrizione partiva direttamente dal medico di famiglia, nel 40% risultava indotta: dallo specialista pubblico (19%), dallo specialista privato (13%) oppure dallo stesso paziente (8%). Considerando le prestazioni di diagnostica per immagini, le più tecnologiche e costose, risulta che il 40% delle prescrizioni è deciso nello studio del medico di medicina generale, il 60% in quello specialistico.

C’era un volta…


Nel Servizio sanitario nazionale ha circolato per un periodo l’idea di attribuire unicamente al medico di medicina generale la responsabilità dell’intero budget territoriale. Secondo le regole vigenti però, in virtù delle Convenzioni per la medicina generale e la specialistica ambulatoriale, lo specialista del servizio pubblico, se ritiene necessario eseguire o far eseguire ulteriori indagini diagnostiche al proprio paziente, dovrebbe prescriverle direttamente sul proprio ricettario “senza alcun intervento del curante”. Anzi, gli specialisti pubblici sono tenuti a utilizzare ad personam il nuovo ricettario del Servizio sanitario, introdotto all’inizio del 2005 su tutto il territorio nazionale. Per le prescrizioni indotte dagli specialisti accreditati o privati privi del ricettario del Ssn, è prevista la biffatura della casella «S» = suggerito. Tuttavia questo strumento, che avrebbe dovuto mettere fine alle pressioni prescrittive sui Mmg, in realtà non ha funzionato.
Roberto Carlo Rossi, segretario nazionale Snami, ha di recente dichiarato che cosa succede di solito: “Quando il paziente si rivolge a uno specialista che lo vede per la prima volta, questo è più incline a prescrivergli farmaci di ultima generazione, spesso molto costosi, o indagini ipertecnologiche”. Ma in questi casi il medico di famiglia cosa fa? “Se la terapia o l’esame suggeriti dallo specialista sono evidentemente controindicati o inutili ci rifiutiamo di trascrivere la prescrizione - dice Rossi - ma negli altri casi la trascriviamo sul ricettario Ssn”. Non sempre, infatti, è semplice far capire le eventuali perplessità del proprio medico al paziente, che potrebbe non comprendere la ragione per cui il Mmg mette in dubbio il parere di uno specialista, magari ritenuto un luminare. Si tende cioè a evitare il contenzioso con il proprio assistito.
Il finale è noto: una volta “staccata” la ricetta, la responsabilità cade sul medico di medicina generale, molte volte accusato di iperprescrizioni che fanno lievitare la spesa sanitaria italiana. Le proposte in merito sono molte. Noi lanciamo un semplice suggerimento a favore dei Mmg: cominciare a biffare la casella, attribuendo a ciascuno le proprie responsabilità. E per le Asl: contare le ricette ‘suggerite’, introducendo meccanismi di governo della spesa che includano gli specialisti. Scommettiamo che qualcosa cambierà?