M.D. numero 14, 25 aprile 2007

Pratica medica
Da un’eccessiva sudorazione alla disidrosi
di Antonio Pugliese - Medico di medicina generale, Castellaneta (TA), Responsabile Nazionale Dipartimento di Dermatologia AIMEF

Un giovane assistito di 22 anni, di professione camionista, lamenta che da circa due anni sono comparse lesioni alle piante dei piedi, che recidivano ai cambi stagionali. Da circa tre mesi hanno colpito anche le regioni palmari. A suo dire tutto è iniziato durante il servizio militare svolto in Marina, quando ha cominciato a guidare i camion. Ha praticato diverse terapie con scarsi risultati. Ora accusa dolore e bruciore anche quando non cammina, soprattutto la sera.

Storia clinica
Il giovane è nato a termine da parto eutocico, allattamento materno. Ha contratto morbillo, varicella e rosolia, in età infantile. Lo sviluppo psicofisico è stato regolare. Ha avuto tifo ed epatite virale a dieci anni, guariti senza esiti. È un soggetto che si emoziona facilmente e dall’età di 16 anni ha iniziato a presentare una maggiore sudorazione palmo-plantare. Pratica diversi sport (corsa, tennis e calcio) che aumentano l’iperidrosi. Gli esami di routine sono nella norma.

Esame obiettivo


Obiettivamente (figura 1) alle mani si osservano lesioni vescicolari profonde, incassate nella pelle, dure, traslucide, come grani o pallini da caccia a contenuto chiaro. Sono numerosissime e resistenti ai traumi, dolenti ai movimenti delle mani o quando si esercita pressione. La cute del palmo delle mani non è arrossata e appare lucida per il sudore presente.
Le regioni plantari presentano più vescico-bolle a tetto teso, talora confluenti con contenuto siero-ematico. La cute circostante è aflegmasica.
È presente dolore alla pressione e bruciore spontaneo.

Ragionamento clinico


I dati clinico-anamnestici depongono chiaramente per un caso di disidrosi, ma per avere la certezza diagnostica prescrivo una serie di indagini.

  • Esame micologico a fresco e colturale, tampone per ricerca batteri e germi, ricerca per acari, test epicutanei: risultano tutti negativi.

Consiglio di eseguire anche una biopsia, ma il paziente rifiuta (è comunque un esame da eseguire in casi dove la clinica è fortemente sospetta per le pustolosi palmoplantari e per il pemfigoide).

Diagnosi e terapia


In base agli elementi clinici confermo la diagnosi di disidrosi. Prescrivo corticosteroidi in schiuma e una crema idratante. Inoltre consiglio al paziente di adottare alcune misure igienico-comportamentali per alleviare i sintomi. Nell’arco di circa un mese le lesioni sono scomparse. Il paziente sta bene e continua a osservare le norme igieniche consigliate.

Note & approfondimenti

La disidrosi (detta anche Pompholyx o Cheiropodopompholyx) è una patologia
su cui si discute molto per i confini sfumati con l’eczema da contatto. Termini come eczema disidrosico o dermatite da contatto disidrosiforme danno adito a ulteriore confusione. La patologia entra anche in diagnosi differenziale (tabella 1) con numerose dermopatie che colpiscono le regioni palmari e plantari.
Certamente l’eccessiva sudorazione, sciogliendo tutto ciò che è a contatto con la pelle di mani e piedi, può fare penetrare nella cute apteni, che alla lunga sensibilizzano, e quindi provocare eczema. Anche le sostanze irritanti possono ostruire gli sbocchi intraepidermici delle ghiandole sudoripare e causare disidrosi.
Soggetti atopici o allergici possono più frequentemente incorrere in questa patologia. Un recente studio (J Invest Dermatol 2006; 126: 300-4) dimostra che vi è una forma autosomica dominante legata al cromosoma 18q22.1-18q22.3. La complicanza più frequente è la sovrinfezione micotica o batterica delle lesioni.

Terapia


Un moderno approccio alla disidrosi non può prescindere dall’adozione di norme di prevenzione e di igiene (tabella 2) per alleviare i sintomi e dal riposo per alcuni giorni. Localmente vanno utilizzati corticosteroidi topici, che riducono prurito e infiammazione, per brevi cicli ma ripetuti. Vanno usati cortisonici locali potenti e con buona capacità penetrativa (preferibilmente quelli in mousse termosensibile), poiché la cute delle regioni palmo-plantari è più spessa delle altre regioni del corpo. Bisognerebbe fare precedere la terapia da pediluvi tiepidi con detergenti ipoallergenici.
Se è presente sovrainfezione vanno associati antibiotici o antimicotici locali e/o sistemici.
Dopo l’avvenuta guarigione vanno utilizzate creme idratanti (cosmeceutici senza profumi e conservanti dermatologicamente testati).
Va comunque tenuto presente il concetto dei veicoli: in dermatologia il risultato di un trattamento topico è strettamente legato al veicolo utilizzato e alla qualità delle materie prime usate nella realizzazione dei preparati (creme, mousse, unguenti). In alcuni casi lo stesso principio attivo (cortisonico, antibiotico, ecc) non veicolato nel derma resta all’esterno (come lo stucco sulla parete), annullando l’effetto terapeutico voluto, pur essendo idoneo per quella determinata patologia.
Fanno parte del corredo terapeutico della disidrosi numerosi altri presidi, che però vanno valutati caso per caso:

  • antistaminici o cortisonici orali (in caso di fallimento delle precedenti terapie e/o prurito intenso);
  • ansiolitici e antidepressivi: possono migliorare la sintomatologia nei casi in cui la condizione di stress giochi un evidente ruolo preponderante;
  • tossina botulinica: si usa in caso di iperidrosi severa;
  • PUVA terapia, che prevede l’associazione di uno psoralene topico o con l’esposizione a raggi ultravioletti A;
  • farmaci immunosoppressori: in alcuni casi si ottengono buoni risultati con ciclosporina, azatioprina, metotrexato e micofenolato mofetil;
  • tacrolimus topico e pimecrolimus: in letteratura si ritrovano recenti segnalazioni sul loro impiego.