M.D. numero 15, 2 maggio 2007

Rassegna
I benefici di una regolare attività fisicanella gestione delle malattie reumatiche
di Elisabetta Torretta

Mantenersi in allenamento o intraprendere un regolare programma di attività fisica, proprozionato alle risorse personali e all’eventuale presenza di sintomi osteoartrosici, va a integrare efficacemente la terapia farmacologica e rappresenta la via migliore per una attiva prevenzione della disabilità

Adottare uno stile di vita nel quale movimento e attività fisica hanno un posto importante è in grado di assicurare benefici considerevoli sulla salute.
L’attività fisica, infatti, è correlata in maniera consistente con la riduzione di mortalità e morbilità per molte importanti problematiche sanitarie: malattie cardiovascolari, diabete, alcuni tumori, disabilità fisica, depressione, ansia. Osservati primariamente nelle classi di età intermedie, i benefici in realtà si dimostrano consistenti anche nei soggetti anziani, di entrambi i sessi.
Accanto a una maggiore longevità, l’esercizio fisico – inteso anche semplicemente come camminare – si correla a evidenti influenze positive anche in ambito reumatologico, per esempio con i noti benefici sulla salute e sul metabolismo ossei (come testimoniato, per esempio, dalla riduzione dei tassi di fratture in donne post-menopausali). Una regolare pratica sportiva contribuisce anche a ridurre gli effetti negativi derivanti da situazioni di disabilitàno, specie se associate a dolore.


Patologie reumatiche e attività fisica

Nei soggetti che sono affetti da patologie reumatiche la mancanza di movimento risulta deleteria in quanto comporta un aumento della rigidità articolare. Al contrario, praticare attività fisica significa mantenere nelle migliori condizioni possibili l’apparato muscolo-osteo-tendineo: è grazie all’esercizo fisico che si può rafforzare la muscolatura, per un migliore sostegno e una migliore protezione delle articolazioni. Se, invece, si persevera nelle abitudini sedentarie, i muscoli diventano sempre più deboli e le ossa più fragili e predisposte alle fratture.
Recentemente uno studio prospettico australiano (Heesch K et al. Arthritis Res Ther 2007; 9: R34) ha esaminato l’associazione tra attività fisica e incidenza di rigidità/dolore articolare riferiti da donne di diverse classi di età (48-55 e 72-79 anni), concludendo che tra le donne di età più avanzata l’attività fisica si associa a una riduzione del rischio di sperimentare rigidità/dolore articolare (tabella 1) e che quindi intraprendere un regolare programma di esercizi fisici di intensità moderata fornisce un certo grado di protezione nei confronti della comparsa di manifestazioni frequenti dei sintomi ascrivibili a forme osteoartrosiche.
Naturalmente, poiché ogni persona dovrà calibrare scelte e intensità dell’attività fisica in relazione alle sue condizioni, sarà sempre opportuno ricercare il consiglio del medico prima di iniziare un programma di esercizi e, meglio ancora, ricorrere alla collaborazione di altre due importanti figure, il fisioterapista e l’istruttore.

Un presidio indispendabile: il farmaco


Nel caso specifico di pazienti con problemi osteoarticolari di varia eziologia e distribuzione, a quello strumento così importante come l’attività fisica deve essere affiancato anche un altro elemento indispensabile: il farmaco.
Gli obiettivi del trattamento delle patologie osteoarticolari prevedono il ricorso a una terapia con farmaci contro il dolore e l’infiammazione, quali gli anti-infiammatori non steroidei, i Fans. Molte di queste terapie presentano però forti motivi di cautela per gli effetti collaterali a carico del tratto gastrointestinale, problema che in molti casi penalizza fortemente l’uso di Fans, soprattutto quando le patologie richiedono trattamenti prolungati o i pazienti presentano di loro una particolare suscettibilità. L’uso dei coxib, che si propone come importante strategia alternativa per gli ottimali livelli di sicurezza gastrointestinale, è stato oggetto di particolare attenzione da quando è stato sollevato il problema della sicurezza cardiovascolare, ritenuta non sufficientemente studiata e definita. Oggi sono però disponibili nuovi elementi in base ai quali è possibile affermare che il profilo di sicurezza cardiovascolare dei coxib è sovrapponibile a quello delle vecchie molecole. I dati più convincenti provengono dallo studio MEDAL, condotto su ben 34.701 pazienti, che ha confrontato un coxib di ultima generazione, etoricoxib, efficace sui principali modelli di dolore reumatico (artrosi, artrite reumatoide, artrite gottosa), con uno dei FANS di vecchia generazione più impiegato, diclofenac (Cannon CP et al. Lancet 2006; 368: 1771-81). Questo studio ha dimostrato come i due farmaci siano simili quanto a sicurezza cardiovascolare, validando quindi etoricoxib quale farmaco efficace, sicuro dal punto di vista cardiovascolare e con un ottimale profilo di tollerabilità gastrointestinale.

Conclusioni


Far diventare l’attività sportiva una parte integrante della nostre abitudini quotidiane, anche prima di arrivare ai 50 anni, significherebbe prevenire attivamente alcune importanti patologie associate alla sedentarietà. E, anche se cominciare tardi può risultare molto complicato, spesso doloroso se presenti quadri di flogosi alle articolazioni, questo non dovrebbe mai portare alla rinuncia. È sempre opportuno cominciare, associando il programma a idonea terapia farmacologica, perché a lungo andare il persistere di una condizione di sedentarietà altro non fa che aggravare ulteriormente la situazione complessiva, la sintomatologia dolorosa e la limitazione funzionale alimentando il circolo vizioso tra comorbilità e sindromi invalidanti. In caso di necessità, la prescrizione adeguata dovrà sempre basarsi su una diagnosi corretta e sulla valutazione globale del malato, che solo il medico può fare. Tale valutazione deve essere finalizzata alla valutazione dei rischi e delle comorbidità, al fine di prescrivere la terapia antalgica e antinfiammatoria più indicata e solo per il periodo di tempo necessario. Solo così si potranno ottenere dai farmaci gli auspicati vantaggi abbattendo contemporaneamente il rischio di effetti collaterali.



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