M.D. numero 17, 16 maggio 2007

Appunti
Personale amministrativo: buco nero del Ssn

Diciamocelo francamente, il panorama della sanità italiana è grottesco: il personale amministrativo, una volta ancillare all’attività del personale sanitario, è diventato un enorme buco nero che consuma risorse in maniera incontrollata, autoreferenziale, autoassolutoria, sottraendola alle cure.
I medici di famiglia sono tra i professionisti della sanità i più controllati, ma lo sono anche i primari ospedalieri per quanto e come spendono in ambito clinico. A questo punto mi chiedo se per caso sappiamo qualcosa del livello di efficienza e produttività dei burocrati e di quanto costano al Servizio sanitario nazionale.
Rispetto all’efficienza della burocrazia nel nostro Paese, la vicenda dell’aggiornamento dei tabulati degli assistiti è esemplare nella sua assurdità. Il medico di famiglia non può a nessun diritto depennarli dal proprio elenco, per obbligo è tenuto a certificarne il decesso, ma ciò non toglie che sebbene la mancanza di tale depennamento sia da imputare alla non perfetta rispondenza tra le anagrafi comunali che ricevono la comunicazione del Mmg e quelle delle Asl, a essere denunciati per truffa sono i medici di famiglia. Ma per chi nel frattempo non ha ottemperato agli obblighi di ruolo e competenza ci sarà mai una sanzione? Non è dato saperlo. Fior di quattrini sono stati spesi per il progetto obiettivo inerente l’informatizzazione delle Asl, ma l’unico obiettivo raggiunto è stato quello di provocare un cospicuo danno economico e di immagine al medico di medicina generale.
I medici di famiglia devono informatizzarsi, ma quante sono le Asl che hanno organizzato un ECM di alfabetizzazione informatica? I Mmg devono essere coscienti che sono dei centri di spesa: vi risulta che qualche Asl abbia organizzato un ECM in economia sanitaria? Il burocrate nella realtà finisce per imporre al medico pali e paletti da non travalicare nella cura dei cittadini in nome del risparmio. Ma a medici e cittadini non è data la pari opportunità di sapere come vengano spesi i soldi in ambito extrasanitario.
Nel futuro ci sono gli ospedali di nuova concezione da costruire ex novo (giusto e costa anche meno) intanto però si continuano a investire somme cospicue per nosocomi fatiscenti e che in prospettiva andranno chiusi.
Si esternalizza il lavoro in nome del risparmio per poi venire a sapere che costa di più di un lavoratore dipendente.
L’avvenire del Ssn sta nel territorio e qual è la trovata geniale? Le Case della Salute! Chiudere un ospedalone per dar vita a tanti nuovi ospedaletti. Che bella pensata! Già mi prefiguro una giornata tipo: “Dottore, l’infermiere è in malattia, mette lei le flebo?”. “Dottore il medico di guardia non è ancora arrivato, copre lei il suo turno?”. Il Ssn è in piena crisi, la confusione regna sovrana. Ma niente panico, perché il colpevole è sempre lì alla portata di tutti: il medico di famiglia.

Marcello Romani
Medico di medicina generale
Roma



Le nostre competenze sottovalutate


Ho letto gli articoli dei colleghi Filippo Mele e Paolo Personeni che pongono l’accento sul problema delle prescrizioni indotte (M.D. 2007; 14:15,19).
Le norme per far prescrivere sul ricettario del Servizio sanitario nazionale esistono, ma nella realtà non vengono applicate e a tale proposito desidero rendere nota la mia personale esperienza sul tale problematica.
A una delle riunioni tra colleghi, responsabili del distretto, di alcuni ospedali e Case di cura, proprio su questo argomento ho chiesto esplicitamente il motivo per cui non si dava la possibilità a tutti gli operatori del Ssn di avere il ricettario unico, per evitare inutili andirivieni ai pazienti, e perdita di tempo da parte dei medici di famiglia, tempo sottratto alla attività clinica, come ben dimostra l’articolo del collega Mele, oppure per “erudire” gli assistiti su nuovi provvedimenti che riguardano la spesa sanitaria e ciò che rientra nei compiti e nelle responsabilità dei Mmg, come nel caso descritto dal collega Personeni. La risposta dei colleghi durante la riunione è stata che se quanto chiedevo si fosse realizzato i Mmg avrebbero corso il pericolo di essere inutili e gli specialisti di perdere di vista il paziente.
Tale risposta dimostra innanzitutto la profonda ignoranza di come si svolge il nostro lavoro. Lo specialista, utilizzando il ricettario unico, non sottrae alcun assististo al Mmg, né si sobbarca il compito di continuare a vedere lo stesso paziente. Questo evidentemente andrà dal proprio medico di famiglia per essere seguito nella terapia prescritta o per fargli vedere i risultati degli esami richiesti dallo specialista ambulatoriale che, notoriamente, non è mai lo stesso, mentre noi Mmg siamo sempre “visibili” e pertanto il rapporto continuativo è con noi medici di medicina generale.
Inoltre tale dichiarazione dimostra la scarsissima considerazione che i manager di distretto hanno del nostro lavoro e in fin dei conti di ruolo, funzioni e competenze dei Mmg. Che ci sia sotto qualche interesse per farci scomparire?

Daniele Cappelletti
Medico di medicina generale
Milano



Unità di medicina generale? No, grazie


S
ulla stampa di settore si leggono continue dichiarazione relative al progetto del ministro della Salute inerente le Case della Salute. Ogni sindacato dice la sua e c’è chi rilancia con nuove proposte come la Fimmg, che, “per parare il colpo”, ha proposto le Unità di Medicina Generale (UMG): strutture territoriali in cui unire Mmg, continuità assistenziale, specialistica, CUP, assistenza infermieristica territoriale, anagrafe assistiti, con attività di 24 ore.
Insieme a principi generali utili e condivisibili, verso la fine della proposta si delinea la zampata del sindacato: “I tre quarti dei medici conservano la quota capitaria e i restanti entrano a esclusivo o prevalente rapporto orario: il medico remunerato a quota oraria dovrà assicurare la continuità assistenziale, notturna, diurna, feriale e festiva domiciliare e ambulatoriale, Adi, Adp, ecc. Dovrà ripartire il suo impegno in tutoraggio, formazione, docenza e ricerca e impegnarsi nell’epidemiologia”. Cioè per i tre quarti dei Mmg medio/massimalisti tutto resta immutato, tranne il fatto che verrebbero sgravati delle incombenze più fastidiose. Il resto dei Mmg (1/4) minimalisti va in dipendenza e si accollerebbe “in esclusiva” le incombenze suddette: servizio notturno e festivo, Adi, ecc. Con massimo 38-40 ore settimanali. Che un sindacato faccia proposte di parte è nella sua natura, ma in questo caso si rasenta la discriminazione.
Inoltre mi sembra che in questa proposta il tanto decantato rapporto di fiducia tra Mmg e assistito abbia una valenza dissociata: se un paziente si ammala di giorno gode di un rapporto di fiducia pari al 100% del proprio Mmg, se si ammala di notte, questo rapporto scende a zero. Se si propongono le UMG di assistenza su 24 ore bisogna assumersi onori ed oneri in modo equo. I medici a quota capitaria sono pagati di conseguenza, quelli dipendenti secondo contratto, ma l’assistenza su 24 ore è a carico di tutti. Diversamente si certificherebbero medici di serie A e di serie B in una stessa struttura. Senza contare che si tratta di colleghi, per lo più di pari età e numero di specializzazioni.
Ma siamo in Italia, c’è sempre una soluzione, forse scomodando il cosiddetto pensiero laterale: l’ora del medico che di notte (a volte festiva) gira con la macchinetta ASUR a cercare un numero civico deve essere pagata, minimo, il doppio dell’ora del medico che durante il giorno (sempre feriale) siede alla sua scrivania nel suo ambulatorio.
La discriminazione nella categoria non paga e continuerà a creare divisioni e insoddisfazioni per tutti.

Luciano Zaccari
Medico di medicina generale
Osimo (AN)