M.D. numero 17, 10 maggio 2006

Note stonate
Per difendere la professione urge tutelarsi
Leonardo Trentadue, Medico di medicina generale, Ferrandina (MT)

R
icordo che quando ho sentito la notizia dei Mmg lombardi segnalati dalla Guardia di Finanza alla Corte dei Conti perché “rei” di iperprescrizione, ero con le capacità critiche allentate e ho avuto l’impressione che si stesse parlando di una gang di criminali responsabili di un grave delitto e provvidenzialmente assicurati alla giustizia. Dopo un po’ nelle mie circonvoluzioni cerebrali entrava in funzione la critica del giudizio e la notizia veniva filtrata e passata al vaglio della ragione. Ho gradualmente realizzato, sulla base empirica di precedenti notizie e avvenimenti, che si trattasse dell’ennesimo polverone con schizzi di fango sui Mmg. Iperprescrizione? Di quali farmaci? Ma certo, saranno le solite prescrizioni indotte, mi sono detto, i farmaci costosi prescritti dai centri specialistici che noi Mmg, moderni amanuensi senza gloria futura, copiamo sui ricettari regionali. Il gioco è presto fatto: nel budget globale di ogni singolo Mmg tutta la spesa sanitaria diventa opera prima del prescrittore su ricettario regionale e così è il Mmg ad accollarsi tutta la responsabilità che, in tutta evidenza, risulta avere altre origini. Mi chiedo ciceronicamente, tra un moto d’indignazione e un’incipiente malinconica rassegnazione, quo usque tandem? Fino a quando durerà questa situazione e fino a quando potremo sopportare queste mastodontiche ingiustizie prima che qualcuno intervenga per distinguere una volta per tutte compiti e responsabilità?
Il segretario della Fimmg, Mario Falconi, ha proposto lo “sciopero della ricetta”, cioè il rifiuto da parte del Mmg di prescrivere i farmaci costosi indotti da terzi, costringendo così i pazienti coinvolti ad approvvigionarsi in ospedale. Ma l’associazione Codici ha subito minacciato denunce e ha avvertito il segretario della Fimmg che il suo “incitamento” potrebbe configurarsi in termini di reato.
Il mestiere di medico, proprio per la sua condizione di servizio pubblico che investe il maggior bene primario che è la salute, non permette forme di lotta incisive in modo tale da non urtare la suscettibilità e il buon senso della popolazione. Non si può scioperare e mettere, allo stesso tempo, in pericolo la salute pubblica. Siamo quindi destinati, come si dice dalle mie parti, a essere “cornuti e mazziati”? Cerchiamo allora altre forme di lotta che non interferiscano con i diritti dei malati. Di queste forme si è parlato ormai innumerevoli volte, ma purtroppo non si è riusciti a realizzarle con la dovuta risolutezza, a causa delle divisioni interne alla categoria, ma anche di una diffusa rassegnazione qualunquistica che non va oltre il proprio misero “particulare” e si affida, con masochistica ottica ovina, alla corrente che scorre. Si è parlato di informazione per sensibilizzare tutti e qualcosa si è fatto, ma non in modo sufficiente. L’azione dei sindacati per far rispettare le regole ai colleghi specialisti e alle Asl si infrange nell’italietta devoluta in mille pezzi, contro i muri dell’indifferenza, delle lobby e del menefreghismo. Proprio in questi giorni sto assaggiando i soliti dissapori con i miei pazienti venuti in contatto con ospedalieri i quali hanno prescritto acido alendronico senza avvisarli che è necessaria sia una radiografia della colonna sia un crollo vertebrale di almeno il 15% per poter ottenere gratuitamente il farmaco. Ma allora perché non formare, in ogni località, gruppi di medici che ingaggino avvocati con il compito esclusivo di risolvere le problematiche professionali, per respingere queste continue inique aggressioni alla professione?
La spesa di gruppo non dovrebbe poi essere stratosferica. A estremi mali, estremi rimedi. Per evitare di ritrovare il proprio nome sui giornali nelle colonne della cronaca nera, ma soprattutto per salvaguardare la professione, urge tutelarsi. Mi rendo conto che non è la soluzione ideale, ma se almeno servisse a dare una spallata al movimento sindacale per spronarlo a lotte più incisive, meno estemporanee e meno compromissorie con il potere, potrebbe forse avere qualche efficacia.


Punture - Infermiere di famiglia: una richiesta tardiva
Gli infermieri professionali dell’IPASVI vorrebbero che fosse creata la figura dell’infermiere di famiglia convenzionato con il Ssn. L’idea è buona, ma arriva tardi. Ci hanno già pensato i sindacati dei Mmg e dei pediatri, che ne hanno anche ottenuto la realizzazione da molti anni ormai. Credo quindi che gli infermieri professionali abbiano poche chance di sostituirsi al Mmg nel suo ruolo di “infermiere di famiglia” in cui quest’ultimo eccelle, considerato che hanno titoli di studio inferiori. L’unica loro speranza è quella di giocare la carta dei compensi. Per quanto i compensi pagati attualmente agli “infermieri di famiglia” (Mmg) in base all’ACN siano molto bassi se paragonati a quelli di altri Paesi, sono comunque compensi che cercano di tener conto della laurea in medicina posseduta dagli attuali “infermieri di famiglia”. Contrattare sulla base di compensi minori grazie a una laurea solo triennale potrebbe consentire agli infermieri dell’IPASVI di scalzare i medici dal ruolo di “infermieri di famiglia” alla prossima convenzione.

Antonio Attanasio

Medico di medicina generale
Mandello del Lario (LC)