M.D. numero 17, 10 maggio 2006

Rassegna
Gestione delle pazienti con sindrome premestruale
di Lino Del Pup, Dirigente UO di Ginecologia e Ostetricia, Ospedale di Oderzo (TV), Professore a c. Università di Udine e Università di Padova

La sindrome premestruale è un’entità nosologica a presentazione variabile, di eziologia multifattoriale, con un notevole impatto negativo sulla qualità di vita delle donne. Anche se di difficile inquadramento e gestione, è indispensabile tentare di comprendere il vissuto soggettivo delle pazienti e scegliere tra le terapie disponibili quelle più idonee al singolo caso

I
sintomi della sindrome premestruale (SPM) sembrano correlati alla presenza di progesterone, essendo maggiormente presente in età fertile (la sua prevalenza è maggiore tra i 25 e i 35 anni) e in donne con buona funzionalità dell’asse endocrino-riproduttivo. All’opposto generalmente non è presente nelle donne che non ovulano o non assumono progestinici ciclici.
Il progesterone ha due metaboliti con effetti opposti sui recettori del GABA: l’allopregnenolone è sedativo e ansiolitico mentre il pregnenolone è ansiogeno. La diversa metabolizzazione di quote analoghe di progesterone potrebbe spiegare la risposta soggettiva a modificazioni endocrine endogene o ai trattamenti farmacologici. I livelli di beta endorfine e serotonina sono tendenzialmente ridotti nella SPM, ma l’elemento che sembra maggiormente caratterizzare queste donne è soprattutto l’ipersensibilità a oscillazioni parafisiologiche dei livelli endocrini.

Diagnosi


La diagnosi di sindrome premestruale è anamnestica, basata sulla presenza di alcuni dei circa 200 sintomi o segni che appaiono tipicamente in fase premestruale e scompaiono con il mestruo.
Questi sintomi devono essere presenti in almeno 4 cicli negli ultimi 6 mesi ed essere tali da creare difficoltà personali, relazionali, socio-economiche e interferire con l’attività lavorativa.
Il disturbo disforico premestruale (PMDD) ne è la variante più grave, caratterizzata da ansia o depressione.
La diagnosi differenziale va posta con depressione, attacchi di panico, agorafobia, disturbi ossessivi e compulsivi.
La valutazione di diari di raccolta prospettica dei sintomi aiuta il medico a stabilire se vi è realmente la presenza di sindrome premestruale, cosa scatena i sintomi o li allevia. L’atto di compilare il diario stimola la donna a conoscersi meglio e potere gestire le cause scatenanti. È quindi un utile presidio diagnostico che ha anche valenza terapeutica o almeno di rassicurazione e coinvolgimento nell’autogestione della paziente. Possono essere utili test come il “Minnesota Multiphasic Personality Inventory”, mentre le analisi ormonali generalmente non aiutano a impostare la terapia: non vi è infatti correlazione tra i livelli ematici degli steroidi sessuali e la presenza o l’intensità dei sintomi.
Va considerato che le pazienti richiedono spesso tali indagini in quanto tendono a imputare a cause endocrine e a collocare nel periodo che precede il mestruo sintomi non realmente premestruali.
Ritengono in tal modo di essere maggiormente ascoltate, considerate dal medico e accettate socialmente se portatrici di una patologia organica. Infatti è radicato nella nostra cultura il discutibile concetto che se i sintomi sono causati dai propri ormoni esse ne sono vittime, con tanto di attenuante in caso di crimini, e se soffrono di disturbi dovuti ad anomalie neurotrasmettitoriali cerebrali ne sono responsabili, come se emozioni e comportamenti fossero completamente sotto il controllo della volontà.
Le cause “psichiatriche” e l’ipersensibilità soggettiva a parafisiologiche variazioni endocrine sono certo le cause più probabili, ma, anche ai fini medico-legali, va sempre sospettata ed esclusa una genesi “organica”, in particolare patologie mammarie, endometriosi, ipotiroidismo, diabete mellito, anemie e patologie psichiatriche.
Infine, va ricordato che in fase premestruale peggiorano diverse patologie eventualmente concomitanti (malattie infiammatorie croniche, fibromialgia ed edemi ciclici idiopatici).

Interventi terapeutici in relazione alla sintomatologia


L’ascolto attivo ed empatico da parte del medico è già terapeutico della sindrome premestruale e nella gran parte dei casi lievi è sufficiente a rassicurare e alleviare il disagio.
I diversi trattamenti della SPM sono difficili da valutare in mancanza di meccanismi eziopatogenici univoci e chiari, vi è infatti circa il 25-50% di effetto placebo e l’efficacia delle terapie è stata valutata negli studi al massimo per una durata di sei mesi.
Essendo sia la sintomatologia sia la risposta clinica molto soggettive, spesso è necessario scegliere tra i trattamenti di comprovata efficacia (tabella 1) in base ai sintomi da trattare e verificarne l’efficacia nel singolo soggetto.1,2

Ansia, insonnia, agitazione, aggressività, tachicardia, tremori, sudorazione

I contraccettivi ormonali monofasici potrebbero essere utili, in quanto bloccano l’ovulazione e possono essere utilizzati nei casi in cui vi è la necessità di una contraccezione. A volte però, proprio nelle donne affette da SPM, essi possono dare una riposta variabile, a volte anche peggiorativa, per sintomi come gonfiore, tensione addominale e mammaria.
Un recente studio multicentrico, in doppio cieco, con cross-over e confrontato con placebo ha dimostrato l’efficacia sul disturbo disforico premestruale del contraccettivo ormonale con 20 mcg di etinilestradiolo e 3 mg di drospirenone assunto per 24 giorni su un ciclo di 28.3 Il progesterone o i progestinici usati in fase luteale possono alleviare l’ansia, la depressione, le sudorazioni o la ritenzione idrica, ma gli studi che lo confermano sono di breve durata o controversi.4
Gli ansiolitici, come l’alprazolam o altre benzodiazepine, sono efficaci per i sintomi irritativi. Il magnesio è uno stabilizzatore di membrana e sembra moduli la soglia di riposta allo stress e può essere utile nel ridurre l’eccitabilità, i crampi muscolari e anche la ritenzione idrica se usato per almeno quattro mesi. Evitare l’uso di sostanze eccitanti contenenti metilxantine (caffè, the e bevande a base di cola) sembra sia efficace nel ridurre la componente di irritabilità. Tecniche di rilassamento o psicoterapia possono essere utilizzate in determinati casi e va comunque sempre consigliata un’attività fisica rilassante.

Sintomi depressivi

Antidepressivi quali SSRI, SNRI e clomipramina si sono dimostrati molto efficaci sui sintomi depressivi e possono essere usati anche solo nelle ultime due settimane del ciclo; il loro effetto avverso più frequente è la disfunzione sessuale. Va posta attenzione a non sottovalutare la depressione, considerato l’aumentato rischio di suicidio, incidenti o comunque di atti violenti che possono rendere necessario il ricovero psichiatrico coatto in fase premestruale.
La vitamina B6 è un cofattore del metabolismo del triptofano, ma gli studi clinici disponibili sulla sua efficacia sono controversi. Può essere utile la psicoterapia, mentre attività fisica ed esposizione alla luce solare sembra elevino il tono dell’umore.

Ritenzione idrica, gonfiore, bulimia

I contraccettivi orali contenenti drospirenone hanno un minore effetto di ritenzione idrica rispetto ad altre pillole, grazie alle proprietà antimineralcorticoidi di questo progestinico debolmente antiandrogenico, ben tollerato e simile al progesterone naturale.
Lo spironolattone è un diuretico risparmiatore di potassio, con effetto antiandrogenico e potenzialmente utile nel trattamento della sindrome premestruale con sintomi mammari o ridotto tono dell’umore. Tuttavia potrebbe, anche se in modo blando, agire negativamente sullo sviluppo iniziale di un embrione maschio.
Il calcio alla dose di 1200 mg/die è raccomandato dall’American College of Obstetrics and Gynecologysts (ACOG). Il magnesio e la vitamina B6 potrebbero essere utili, ma non vi sono sufficienti studi che lo confermino.
L’eccessivo apporto di sodio aumenta la ritenzione idrica, ma non sempre l’abolizione del sale è sufficiente a fare scomparire questo segno antiestetico tanto odiato dalle donne. Per problemi di accumulo di gas o adipe a livello addominale può essere utile una dietoterapia individualizzata, combinata con psicoterapia specifica.
Le donne in sovrappeso affette da sindrome premestruale tendono in fase premestruale a prediligere l’assunzione di calorie, grassi e zuccheri semplici e ridurre l’introito di proteine rispetto alle donne che non ne soffrono. Il numero di assunzioni quotidiane di cibo aumenta e vengono prediletti cereali, torte, dessert, cioccolato: in pratica queste donne tentano inconsciamente di aumentare tramite i carboidrati semplici i livelli cerebrali di triptofano, di conseguenza quelli della serotonina, migliorando quindi il tono dell’umore.5 La bulimia e l’anoressia vanno considerate nella diagnosi differenziale di sintomi suggestivi di SPM.

Sintomi mammari

In presenza di mastodinia si può usare la bromocriptina o la cabergolina.
Il danazolo è un farmaco efficace per questo impiego, ma per l’azione androgenizzante non è sicuro utilizzarlo in fase luteale in donne che potrebbero concepire un embrione di sesso femminile. Inoltre ha effetti collaterali dovuti all’azione mascolinizzante.
Sembra che ridurre le metilxantine o assumere la vitamina E migliori i sintomi mammari. Uno studio prospettico randomizzato ha rilevato l’efficacia significativa degli estratti vegetali di agnocasto rispetto al placebo su sintomi quali mastodinia, cefalea, algie e modificazioni comportamentali. L’effetto mammario si evidenzia dopo un mese e il beneficio sugli altri sintomi dopo tre mesi.6,7

Dolori pelvici, crampi o mialgie, cefalee
Sintomi quali dolori pelvici, crampi o mialgie possono essere trattati con contraccettivi monofasici senza pausa o analoghi del GnRH da soli o associati a tibolone come add back therapy, danazolo, o FANS. L’importante è fare la diagnosi differenziale con l’endometriosi in presenza di sintomi algici e usare la terapia più sicura, economica e meglio tollerata. Per questo motivo gli analoghi sono utilizzabili in casi eccezionali e se usati a dosi ultrabasse, magari anche per via nasale, possono bloccare o ridurre l’ovulazione e la funzione del corpo luteo, ma in tal modo potrebbero aumentare il rischio di iperplasia e cancro endometriale. Possono essere utili gli acidi grassi omega 3 e il magnesio.
I contraccettivi ormonali possono provocare cefalee alla sospensione, o emicranie pre/perimestruali, che sono trattabili supplementando estradiolo, per praticità con cerotti transdermici da 50 mcg/die, per rallentare la caduta dei livelli di estroprogestinico nella settimana di pausa.

Consigli dietetici e comportamentali
Anche se le terapie disponibili spesso non sono soddisfacenti, la sindrome premestruale è almeno una buona occasione per sollecitare l’adozione di uno stile di vita più salubre.
Le indicazioni alimentari comunque utili sono la riduzione dell’apporto di sodio, di zuccheri semplici, di bevande eccitanti e cioccolata, di alcolici e di grassi animali. L’incremento di cibi a base di acidi grassi omega 3 influenza favorevolmente la sintesi di prostaglandine che sono implicate anche nella patogenesi della SPM.
La vita all’aria aperta migliora il tono dell’umore per l’effetto sugli oppioidi e l’attività fisica aumenta il senso di benessere probabilmente attraverso l’effetto sulle endorfine.



Bibliografia

1. Backstrom T et al. The role of hormones and hormonal treatments in premenstrual syndrome. CNS Drugs 2003; 17: 325-42.
2. Dickerson LM et al. Premenstrual syndrome.
Am Fam Phys 2003; 67: 1743-52.
3. Pearlstein PB et al. Treatment of premenstrual dysphoric disorder with a new drospirenone-containing oral contraceptive formulation. Contraception 2005;
72: 414-21.
4. Wyatt K et al. Efficacy of progesterone and progestogens in management of premenstrual syndrome: a systematic review. Br Med J 2001; 323: 776-80.
5. Cross GB et al. Changes in nutrient intake during the menstrual cycle of overweight women with premenstrual syndrome. Br J Nutrition 2001; 85: 475-82.
6. Schellenberg R et al. Treatment for the premenstrual sindrome. BMJ 2001; 134: 322.
7. Girman A et al. An integrative medicine approach
to premenstrual syndrome. Am J Obstet Gynecol 2003;
188: S56-S65.