M.D. numero 18, 17 maggio 2006

Focus on
Errori medici: proposte e prospettive
di Monica Di Sisto

Superare l’approccio punitivo dell’errore medico, fermare la caccia alle streghe, fare un monitoraggio più attento e capillare sui problemi che li determinano e che sono spesso “cognitivi”, ovvero discendono da una cattiva interpretazione del problema da affrontare. Sono le conclusioni a cui sono arrivate congiuntamente diverse iniziative, focalizzate sull’ambiente ospedaliero, ma anche su quello della medicina del territorio, per ridurre l’incidenza degli errori nella pratica medica.

L'occasione per una riflessione molto accurata sulla dimensione dell’errore in medicina è arrivata recentemente dai dati illustrati al convegno “La responsabilità professionale del medico”, promosso a Verona dall’ospedale ‘Sacro Cuore-Don Calabria’. E i commenti non si sono fatti attendere. “Se, come risulta dai dati evidenziati durante i lavori del convegno veronese, i cittadini italiani sono i più spaventati in Europa, rispetto a ciò che può capitare loro nelle mani dei medici - ha dichiarato Salvo Calì, segretario nazionale della CumiAiss - è anche vero che l’informazione spesso spettacolarizzata sbatte il medico in prima pagina prima che siano concretamente accertate le sue responsabilità. Sono anni che dai sindacati è richiesta l’istituzione di un Osservatorio sugli errori medici, che faccia una fotografia del fenomeno basata sui dati reali e non sulle stime, che chiarisca le reali responsabilità del professionista o della struttura, che ponga la questione delle inefficienze nell’organizzazione dei servizi sanitari”. Anche il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco, ha tenuto a sottolineare: “nulla volendo togliere alle personali responsabilità dei medici, laddove esistano, ma per responsabilizzare tutti i protagonisti del sistema (chi lo organizza, chi lo gestisce, chi sanziona l’errore, chi lo comunica), tutti dovranno fare la loro parte per cambiare la cultura presente, più rivolta a una rozza ricerca del colpevole che alla prevenzione dell'errore”.
Dal convegno di Verona è stata rilanciata proprio la proposta dell’Osservatorio e anche la Simg si è mobilitata per un’offerta formativa mirata alla nuova emergenza.

Un osservatorio per medici più responsabili
Dal convegno di Verona è partita la proposta di istituire un Osservatorio sulla responsabilità del medico al fine di contribuire con dati certi alla preparazione di una riforma legislativa che affronti tutti gli interessi coinvolti: da quelli del medico a quelli del paziente, della struttura sanitaria, del personale paramedico e del mondo assicurativo. “L’Osservatorio - ha spiegato Natale Callipari, presidente del convegno - avrà il compito di presentare una proposta di legge, monitorare le problematiche che determinano l’insorgenza dei casi di responsabilità sanitaria, oltre che promuovere studi e ricerche comparative sulla giurisprudenza degli altri Paesi”.
La creazione dell’Osservatorio è finalizzata a:
• realizzare studi, pubblicazioni e convegni in collaborazione con Enti, Università e Istituti interessati, coinvolgendo anche le Istituzioni centrali e regionali, per fronteggiare l’evolversi della giurisprudenza verso una linea di crescente severità, al fine di ottenere suggerimenti, chiarificazioni e orientamenti sulle condotte da tenere;
• formare gruppi di lavoro, composti da medici e giuristi, al fine di esaminare specifiche problematiche per stabilire, in via preventiva, concordate linee guida o protocolli di condotta per potere presentare proposte di legge in tema di sanità;
• avviare attività di advocacy con i media, “il mondo dei medici” e “il mondo dei pazienti” al fine di costruire “un ponte” che possa realizzare un equilibrio fondato sul rispetto reciproco;
• studiare e approfondire l’opportunità del ricorso all’arbitrato, nei casi di contenzioso tra medico e paziente, l’utilità dell’assicurazione obbligatoria contro i rischi professionali del medico.

I rischi che spaventano i pazienti

Le denunce di errori medici in Italia in meno di un decennio sono aumentate del 184%, passando da 3.150 nel 1994 a 7.800 nel 2002. Quelle a carico di Asl e ospedali hanno segnato una crescita più moderata, intorno al 31% (da 5.100 nel 1994 a 6.700 nel 2002). Una situazione allarmante, anche per i cittadini. Tanto che, secondo l’ultimo sondaggio sugli errori medici dell’Eurobarometro, quasi quattro europei su cinque hanno scarsa fiducia nei confronti di medici e strutture sanitarie. E a guidare la lista dei più preoccupati (68%) sono proprio gli italiani.
Secondo le stime di alcune compagnie assicurative in Italia ogni anno, su otto milioni di ricoveri in strutture pubbliche, circa 320mila pazienti (il 4%) denunciano danni, e le richieste di risarcimento sono circa 150mila, di cui 12mila pendenti davanti ai giudici. Una situazione con altissimi costi sociali, oneri economici per il Ssn, ma anche aggravio di lavoro per gli organi giudiziari, già impegnati in una mole considerevole di processi.

Le strutture ospedaliere anti-errori


Per combattere il problema degli errori in sanità, il 17% delle strutture pubbliche del Ssn ha attivato le cosiddette Unità operative di gestione del rischio clinico. Più organizzate su questo fronte le strutture del Centro Italia (22%), seguite dal Nord ovest (21%) e Nord est (20%). è quanto risulta dalla prima Rilevazione nazionale sulle iniziative per la sicurezza del paziente nelle strutture del Ssn, condotta dalla direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute e pubblicata nei primi mesi del 2006.
Dall’indagine emerge che il 43% delle strutture dispone di un sistema di segnalazione o rilevazione di eventi avversi evitabili (al di fuori di quelli per cui la segnalazione è obbligatoria). Quanto invece alla formazione del personale in materia di gestione del rischio clinico, il 38% delle strutture dichiara di aver svolto corsi o eventi ad hoc, con disparità regionali abbastanza marcate: si va infatti dal 55% del Nord Est al 27% del Sud e Isole. La formazione si è rivolta soprattutto ai medici (nel 94% dei casi), compresi quelli del territorio, seguiti da infermieri (74%), farmacisti (64%) e biologi (36%).
Alla luce di questi risultati, gli esperti ministeriali hanno sostenuto la necessità di promuovere la gestione del rischio clinico, diffondere la cultura della sicurezza basata sul principio “imparare dall’errore”, rafforzare i meccanismi di tutela dei cittadini, dare impulso alla formazione continua sul tema e definire un linguaggio omogeneo sul territorio nazionale. Secondo il ministero le conclusioni di questa indagine dovranno essere un punto di partenza e di riflessione in vista di future iniziative di programmazione.

Formazione: la via contro gli errori


Una fetta consistente degli sbagli commessi dai medici italiani, più o meno uno su sei (vale a dire 5.000 l’anno), è attribuibile, però, non a negligenza o incompetenza, ma a un ragionamento sbagliato, definito errore cognitivo. Lo sottolinea il volume della Fondazione Smith Kline: La dimensione cognitiva dell'errore in medicina presentato di recente a Roma. Secondo Vincenzo Crupi, ricercatore del dipartimento di Scienze della cognizione e della formazione all'Università di Trento, questi errori si verificano nel selezionare ed elaborare le informazioni rilevanti per prendere decisioni.
Per questo è necessario ripartire dalla formazione per “apprendere concreti strumenti antierrore - ha dichiarato Claudio Cricelli, presidente Simg - per non trovarci periodicamente nell’occhio del ciclone. Negli ultimi anni le cause intentate contro i medici sono aumentate in modo sensibile. Non solo, se in passato queste controversie per ‘malpractice’ o per errori professionali erano sollevate quasi esclusivamente nei confronti di specialisti, attualmente si registra un trend al rialzo anche per le cause contro i medici di famiglia”. Dalla Simg è partita, a questo proposito, la proposta di corsi di formazione in 22 città italiane, con 68 docenti, 700 medici e specialisti coinvolti, da maggio a luglio. Tema degli incontri è proprio il Clinical Risk Management. “Speriamo - ha auspicato Cricelli - di potere stabilire, entro la fine di quest’anno, delle date di incontro per discutere con medici e istituzioni l’opportunità di delineare linee guida sulla migliore gestione delle prescrizioni, di esami clinici e di laboratorio, di farmaci. Una tappa obbligata nel percorso di creazione di un sistema ottimale di gestione sanitaria”.