M.D. numero 18, 17 maggio 2006

Indagini
Ritratto dei medici di famiglia italiani
di Giuseppe Belleri, Medico di medicina generale, Flero (BS)

“I medici di medicina generale in Italia” è il titolo di un recente libro in cui sono stati pubblicati i risultati di un’indagine sociologica svolta nel 2004. Una ricerca originale che ha fatto il punto su cambiamenti, rischi e opportunità che investono una categoria composita e sfaccettata.

Su come interpreta il Mmg il proprio ruolo nel sistema sanitario e in rapporto agli altri attori, come giudica i cambiamenti in atto e le sfide poste dalla società alla professione, come valuta le linee guida, la formazione permanente e l’informatizzazione dello studio e qual è il suo grado di soddisfazione e di motivazione professionale ha tentato di fornire risposte articolate una indagine sociologica svolta nel 2004 in 10 Regioni italiane, sparse da Nord a Sud.
Grazie a un finanziamento del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), équipe di sociologi sanitari hanno contattato un campione di 1.162 Mmg, estratti casualmente dalle liste regionali, ai quali un gruppo di intervistatori ha somministrato, mediante interviste faccia-faccia, un questionario composto da 60 domande riguardante argomenti di grande impatto per la professione del medico di famiglia: dai processi di aziendalizzazione e regionalizzazione, alla crisi del welfare ai cambiamenti nella composizione demografica e culturale degli assistiti, dalle nuove esigenze dei pazienti alla diffusione delle medicine non convenzionali ecc.
I risultati della ricerca sono confluiti in un volume di 300 pagine, curato da tre sociologi sanitari (Costantino Cipolla, Cleto Corposanto e WillemTousijn) e laconicamente intitolato “I medici di medicina generale in Italia” (Franco Angeli editore, Milano, 2006)
È probabilmente la prima volta in assoluto che la sociologia sanitaria si interessa in modo così approfondito della figura professionale del Mmg, delle sue opinioni e del suo vissuto personale, mediante un’esperienza di ricerca innovativa nei contenuti e negli obiettivi, che è stata accolta con entusiasmo dai diretti interessati. Ne è scaturito un affresco sulla professione del medico di medicina generale che fa il punto su cambiamenti, rischi ed opportunità che investono una categoria composita e sfaccettata.

La ricerca


È arduo sintetizzare gli esiti dell’intera indagine, che saranno oggetto tra l’altro di ulteriori pubblicazioni su aspetti particolari. Risulta però possibile accennare a due aspetti particolari del questionario, vale a dire le sezioni che esploravano il grado di soddisfazione e la motivazione professionale.
Dall’esame comparato di 13 indicatori, mediante tecniche socio-statistiche di cluster analysis (analisi dei gruppi), i ricercatori hanno incrociato le risposte relative a tre dimensioni della pratica medica:
• il rapporto con i pazienti;
• il rapporto con gli altri professionisti sanitari
• la soddisfazione professionale.
Da tali incroci hanno individuato altrettanti ideal-tipi e le modalità di interpretare il ruolo professionale di medico di famiglia:
• i disaffezionati;
• gli entusiasti;
• i distaccati.
z I disaffezionati
I disaffezionati costituiscono il gruppo più consistente in quanto comprendono il 41.4% del campione. Nel giudizio complessivo sulla professione gran parte di essi ritiene che la medicina generale sia una professione sostanzialmente burocratica, insoddisfacente e faticosa; rispetto agli altri gruppi questo presenta la minore proporzione di soggetti che considerano la professione stimolante e un’arte. Inoltre, pochi sono i disaffezionati che hanno visto le loro aspettative pienamente soddisfatte. I rapporti con gli altri medici sono generalmente di cordialità, ma rispetto agli altri gruppi sono più numerosi i medici che intrattengono relazioni conflittuali o di indifferenza; per esempio la relazione con lo specialista, in misura maggiore rispetto agli altri gruppi, è caratterizzata da competizione.
I disaffezionati si differenziano dagli altri anche nel rapporto con i pazienti, percepiti come più conflittuali rispetto al passato e più problematici per il medico, anche se in maggioranza dichiarano di lasciare più spazio al paziente.

Gli entusiasti


Gli entusiasti invece si collocano agli antipodi dei disaffezionati, raccogliendo una percentuale quasi pari al 35.9% del campione. Si tratta di colleghi che giudicano la professione stimolante, gratificante, un’arte e una vocazione.
Il gruppo è costituito, rispetto agli altri, da molti più medici che considerano lavoro e famiglia sostanzialmente sullo stesso piano. Inoltre, quasi i quattro quinti di essi dichiarano che le aspettative nei confronti della professione sono state soddisfatte pienamente o parzialmente. Gli entusiasti intrattengono con i colleghi rapporti di scambio, stima reciproca e sovente amicizia. Rispetto alle altre professioni sanitarie gli entusiasti sono convinti che la loro crescita professionale sia molto positiva per la qualità dell’assistenza sanitaria e che ciò non creerà tensioni con i medici. Nei rapporti con i pazienti questo gruppo si contraddistingue per una visione meno conflittuale. Per loro, infatti, le relazioni con i pazienti non sono diventate più conflittuali rispetto al passato, ma più soddisfacenti per entrambi, anche perché la quasi totalità di essi dedica un ascolto attento ai pazienti e più tempo alla spiegazione delle scelte cliniche.
z I distaccati
I distaccati infine rappresentano il 22.7% del campione e si caratterizzano per un atteggiamento di disincanto e di scarso coinvolgimento nei problemi della categoria. Questo gruppo si distingue per una generalizzata presa di distanza nei confronti delle diverse questioni loro presentate, in quanto rispondono più frequentemente a molte domande “né d'accordo né disaccordo”.
In riferimento alla dimensione della relazione con i pazienti, i distaccati credono che i rapporti siano diventati più faticosi per il medico rispetto al passato o non esprimono una posizione precisa in merito, anche se tendenzialmente non li percepiscono più conflittuali. Come gli altri gruppi hanno generalmente rapporti di cordialità con i colleghi e ritengono più frequentemente che i rapporti con gli specialisti siano caratterizzati dalla cooperazione. Infine percepiscono i cambiamenti ottenuti dalle altre professioni sanitarie come positivi e credono che questo non porterà tensioni interprofessionali.

Il dato che uniforma


Un dato sembra accomunare tutti i gruppi: l’allarme nei confronti delle logiche economico-finanziarie e manageriali, collegate ai processi di aziendalizzazione del settore, avvertite come estranee, foriere di tensioni con gli assistiti e di rischio di snaturamento e di tenuta sociale della professione.
z Le spinte motivazionali
Un’altra sezione del questionario si proponeva di esplorare i profili motivazionali, l’identità e lo status del medico di medicina generale.
Anche in questo caso le risposte sulle motivazioni relative all’iscrizione alla facoltà di medicina sono state raggruppate in profili motivazionali tipizzati:
• i medici per passione, caratterizzati da una prevalenza dell’orientamento scientifico e altruistico;
• i medici per professione, in cui sono presenti in modo mediamente elevato tutte le motivazioni;
• i medici (un po’) per caso, fra i quali hanno un valore basso tutti gli orientamenti, tranne quello altruistico e scientifico, che registrano valori medi.
Tendono a essere medici per passione, più frequentemente, le donne e i giovani mentre sono più spesso medici per professione, invece, i maschi, gli individui di origine borghese, i più anziani e, soprattutto, coloro che hanno un genitore medico.
Infine riguardo alla dimensione dell’identità professionale, poco meno del 25% degli intervistati ha dichiarato esplicitamente che fra i medici non esiste un’identità comune, ma coloro che lo pensano senza dirlo sono probabilmente più numerosi, con l’eccezione dei trentenni, che hanno un senso dell’appartenenza più pronunciato e un’immagine della professione allo stesso tempo assai più professionale, idealistica e cooperativa.
Non meno interessanti sono i dati relativi alla composizione socio-demografica del campione, alle differenze di genere, alle opinioni degli intervistati sull’evoluzione del rapporto medico-paziente, sugli atteggiamenti verso le medicine non convenzionali, sulle linee guida, sull’informatizzazione degli studi e sulla formazione permanente.
Da questa indagine e dalla sua pubblicazione in definitiva troviamo una ricca messe di informazioni sul pianeta medicina generale che non mancheranno di arricchire il dibattito sulle strategie professionali e sindacali per i prossimi anni.