M.D. numero 20, 31 maggio 2006

Editoriale
Sanità: il monito della Corte dei Conti

E' tornata la Corte dei Conti e l’accusa nei confronti del Parlamento, nel suo complesso, è precisa e tagliente: i costi della Sanità sono stati costantemente sottovalutati in tutti i documenti di bilancio di questi ultimi sei anni, quindi sia dalla destra, sia dalla sinistra. E soprattutto il risparmio di 2,5 miliardi, previsto dalla ultima Finanziaria sulla spesa sanitaria e necessario per dare un po’ d’ossigeno al sistema, “appare di non facile realizzazione” e questo “nonostante la persistenza di margini per una riduzione delle inefficienze e per un più appropriato utilizzo delle strutture di ricovero”.
Nell’esaminare le coperture della legge Finanziaria 2006, la Corte dei Conti denuncia chiaramente che la spesa sanitaria, che cresce sia per la richiesta di innovazione sia per l’invecchiamento della popolazione, non può essere governata limitando le risorse. L’unica via sembra essere quella di attivare “strumenti di controllo della domanda” e fare “un’attenta analisi delle prestazioni da ricomprendere nei Lea”.
Tagli e paletti, insomma, non servono più a evitare “disavanzi sommersi”, secondo l’analisi della Corte.
I miracoli non li fa nessuno e per far tornare dei conti cronicamente in perdita non c’è altra scelta che cominciare a tagliare.
Questa ipotesi era circolata come un fantasma tra i tavoli dell’ultima legge Finanziaria, ma era stata respinta con decisione, un po’ perché non faceva esattamente rima con le promesse elettorali di entrambi gli schieramenti, un po’ perché, miracolosamente, in tutte le sedi di bilancio sembravano essere rispuntati i denari necessari per mandare avanti la baracca. Quello che ha mandato in tilt il sistema, in realtà, non sono né i soli farmaci né l’inappropriatezza delle prestazioni, che rimangono comunque difficili da gestire.
Il primo grande problema è stato rappresentato dal rinnovo di contratti e convenzioni, non quantificati per intero nei documenti di programmazione. I magistrati dei conti pubblici rilevano, inoltre, la persistenza di ampie aree geografiche del sistema che funzionano un po’ come un “Triangolo delle Bermuda” per risorse e finanziamenti, assorbendo tutte le possibilità aggiuntive senza spostarsi di un millimetro rispetto alla qualità. La parte da leone
degli sprechi la fanno però le strutture di ricovero, incapaci, o forse anche inadatte, a tutt’oggi, a restituire in salute le energie che impegnano. La mission impossibile della quadratura del cerchio del Ssn nostrano la Corte, rispettosamente, non la palesa, affidandola a una scelta tutta politica. Se il metodo indicato è quello del rigore,
ci sentiamo, tuttavia, di dare un suggerimento, che a questo punto ci sembra obbligato. E se cominciassimo davvero a credere di più nella medicina del territorio, anziché a forbici e contrattazioni al ribasso? Noi scommettiamo che funziona, ma l’impegno del nuovo esecutivo non dovrà più farsi attendere.