M.D. numero 21, 7 giugno 2006

Rassegna
Cefalea e carenza di magnesio
di Angela Walmar

La scarsità dello ione nell’organismo può essere dovuta a un ridotto introito, a eccessive perdite, all’uso di farmaci, ad aumentato fabbisogno; la correzione del suo deficit con un’opportuna supplementazione rappresenta una strategia efficace nel controllare la sintomatologia e/o intervenire in senso profilattico

Il possibile ruolo del magnesio nell’emicrania è supportato da quei dati che sottolineano che in una consistente percentuale di pazienti sofferenti di questa condizione si osservano concentrazioni intracellulari di magnesio inferiori a 0.54 mmol/L (le concentrazioni normali in un individuo adulto sono comprese tra 0.54 e 0.65 mmol/L) (Mauskop A, Altura BM, CNS Drugs 1998; 9: 185).
Nelle pazienti con emicrania mestruale è stata osservata la presenza di un deficit intracellulare di magnesio e i dati provenienti da alcuni studi indicano che la supplementazione dello ione per os migliora la sintomatologia di pari passo con il ripristino del contenuto di magnesio a livello intracellulare (Facchinetti F et al, Headache 1991; 31: 298).
Un basso livello di magnesio induce vasospasmo delle arterie cerebrali, potenzia la risposta contrattile vascolare a sostanze vasoattive quali la serotonina, aumenta la sensibilità dei recettori NMDA al glutammato (alla cui attivazione fanno seguito potenziali postsinaptici eccitatori), aumenta l’aggregazione piastrinica.
Che la somministrazione di magnesio sia in grado di controllare gli attacchi emicranici viene confermato dai dati conseguiti in uno studio multicentrico su pazienti adulti. Dopo un periodo di trattamento con magnesio per os (600 mg/die) per 12 settimane (controllato con placebo) i pazienti hanno potuto beneficiare di una significativa riduzione dell’incidenza degli attacchi rispetto al basale (figura 1), di una riduzione del numero di giorni con emicrania e del consumo di farmaci sintomatici (Peikert A et al, Cephalalgia 1996; 16: 257).
L’efficacia del magnesio è dimostrata anche nell’emicrania dei bambini, nei quali, somministrato per os per 2 mesi, ha determinato un’efficace controllo della sintomatologia, ridotta nel 76% dei casi (e, nell’80% di questi, con intensità superiore al 50%). Nelle forme di cefalea cronica l’87.5% dei bambini ha beneficiato di una riduzione di oltre il 50% della sintomatologia.
Nell’uno e nell’altro caso si è osservata anche una minore richiesta di analgesici per il controllo del dolore (Grazzi L et al, Neurol Sci 2005; 25: 338).
Il magnesio è uno dei cationi più comunemente rappresentati nell’organismo umano, ma la sua carenza è un’evenienza non insolita.
In uno studio epidemiologico è stata osservata infatti una bassa concentrazione di magnesio nel siero nel 5-8% della popolazione generale, che raggiungeva il 20% nelle donne tra 18-22 anni di età (Vormann J, Mol Aspects Med 2003; 24: 27-37).
L’importanza terapeutica del magnesio è nota ormai da decenni, con un uso ormai consolidato in diversi ambiti: astenia, ansietà, variazioni dell’umore, crampi muscolari, sindrome da ipereccitabilità neuronale, ecc. In tutte queste forme se il magnesio viene fornito all’organismo associato all’anione organico pidolato (acido glutammico in forma ciclica) viene assorbito più rapidamente all’interno del compartimento cellulare e questo permette una correzione più rapida ed efficiente del bilancio del magnesio nell’organismo carente.