M.D. numero 22, 14 giugno 2006

Editoriale
Sì al cambiamento, ma servono più risorse

La stagione istituzionale si riaccende dopo la lunga parentesi elettorale e le cronache dei giornali si riempiono di proposte e di sollecitazioni rispetto al ruolo che il nuovo esecutivo deve svolgere per far marciare in modo più efficiente il sistema delle cure nel Paese. Il problema dei problemi, tuttavia, sembra arrivato al pettine: le risorse. Avere spostato dal centro alla periferia, quindi dal ministero competente ai governatori e ai loro assessori, la titolarità dei conti sanitari in rosso, non sembra aver generato né miracolistici recuperi nelle realtà territoriali storicamente in difficoltà, né aver reso più facile, per decisori politici geograficamente più vicini ai problemi, individuare e applicare soluzioni di sistema.
Il nuovo premier ha dato chiare e immediate istruzioni in merito: il ministro della Salute deve far sì che i comportamenti delle Regioni più arretrate e con performance peggiori si adeguino alle Regioni più virtuose. In base al patto di stabilità siglato dai Governatori con il vecchio esecutivo, le Regioni dovranno varare manovre correttive, pena l’affiancamento o il commissariamento da parte del Governo. Il deficit della sanità, secondo Prodi, ha raggiunto livelli inspiegabili data la qualità dei servizi, che non si possono più motivare con la mancanza di legislazione o di responsabilizzazione, visto che patti e leggi ce ne sono a iosa e non da oggi.
Anche l’Ordine dei medici percepisce e accoglie il cambiamento radicale del sistema: in un moderno esercizio professionale, si è chiesto pubblicamente il presidente della FNOMCeO Amedeo Bianco, come deve porsi il medico, incalzato da ineludibili limitazioni economiche e gestionali? Le risorse servono e non possono certo latitare, ma è compito del medico anche sapere come ottimizzarne l’impiego. L’appropriatezza delle risorse entra insomma saldamente nel Codice deontologico. E secondo quanto dichiarato da Bianco, lo storico rapporto medico-paziente, che resta il baricentro dell’esercizio professionale, deve inquadrarsi in un contesto attuale di regole etiche e civili. Civili, ovvero legate alla responsabilità del medico, in quanto cittadino, rispetto all’utilizzo attento e appropriato delle sempre più esigue risorse comuni.
M.D. in questo numero fa un riepilogo degli accordi regionali per la medicina generale approvati nell’ultimo anno e il quadro è chiaro: il Mmg ha assunto nuovi ruoli, almeno sulla carta, nuove responsabilità, non solo di cura, ma anche di governo dei percorsi terapeutici e di risorse che variano da Regione a Regione. Il punto è che tutte queste nuove funzioni hanno bisogno di investimenti adeguati per essere svolte a dovere. Chi più e meglio spende in questa direzione, più ne trae beneficio, almeno stando ai conti e alla soddisfazione degli assistiti.
Un dato di realtà che parla ai Governatori e all’esecutivo di alcune scelte da assumere, questa volta più chiaramente, nella costruzione della nuova Convenzione, che doveva già essere in trattativa fin dal dicembre scorso. I Mmg sono pronti al cambiamento, ma la politica lo è?