M.D. numero 22, 14 giugno 2006

Prospettive
Oltre l’Educazione Continua in Medicina
di Lamberto Pressato, Medico di medicina generale, Venezia

Il reale obiettivo del percorso iniziato con l’ECM è quello di costruire un adeguato sviluppo professionale continuo per assicurare adeguatezza e appropriatezza degli interventi assistenziali a garanzia della qualità dell’assistenza e cure rivolte ai cittadini. L’implementazione di tale sistema non può però prescindere dalla strutturazione di un accreditamento continuo delle performance del professionista

La pratica medica, da Ippocrate ai nostri giorni, è stata ispirata dai criteri di eticità ed efficacia: nel suo agire il medico coniuga l’utilità alla moralità.
Questo modo di agire - a parere di Karl Jaspers - poggia su due pilastri: da un lato la conoscenza scientifica e l’abilità tecnica, dall’altro l’ethos umanitario. Il medico non deve dimenticare mai la dignità del malato e la sua autonomia decisionale, né il valore insostituibile d’ogni singolo uomo. E questo vale ancora più per i medici di famiglia (MdF), con una impostazione professionale più centrata sul paziente e sui suoi bisogni complessivi, piuttosto che sulla singola malattia, come invece avviene per lo specialista.
Eppure oggi tutti noi MdF soffriamo la divaricazione tra gli obiettivi per cui siamo stati formati e quanto il sistema sanitario nel suo complesso pretende da noi.
Libertà, competenza e merito sono gli elementi su cui possiamo, o meglio, dobbiamo ricostruire la nostra identità professionale.
In una società in rapida trasformazione, qual è la nostra, acquisire e, soprattutto, mantenere le competenze risulta fondamentale.

La Clinical Governance


Se poniamo a confronto la nostra esperienza nazionale con modelli professionali di altri Paesi, dobbiamo riconoscere ancora una volta come la Gran Bretagna ci ha preceduti, istituendo nel 1998 la Clinical Governance quale modello per dare solide fondamenta alla qualità in medicina.
L’elemento cardine della Clinical Governance è costituito dalla formazione continua e dall’aggiornamento professionale.

Tabella 1 - Dalla carta di Venezia
Qualità della formazione:
• contenuti su base scientifica
• obiettivi formativi pertinenti ai vari profili professionali
• formatori esperti e competenti
• metodologia ad alta efficacia formativa con preferenza per le forme interattive e pratiche
• valutazione adeguata del raggiungimento degli obiettivi formativi

Una delle principali caratteristiche che distingue i professionisti da altri tipi di lavoratori è la consapevolezza della propria responsabilità nella crescita continua e nel mantenere aggiornate le proprie conoscenze tecnico-professionali. È responsabilità del singolo professionista la ricerca di opportunità educative che gli permettano il miglioramento delle conoscenze e lo sviluppo professionale e di carriera.
La formazione continua può essere sviluppata secondo percorsi formativi autogestiti per obiettivi liberamente scelti dal singolo professionista, purché pertinenti al suo profilo professionale e con accertate caratteristiche di qualità (tabella 1).

Le modalità formative


Finora si è realizzata soprattutto la formazione residenziale costituita dall’acquisizione di crediti formativi con la partecipazione ad attività formative, quali conferenze, lezioni, seminari, convegni.

Tabella 2 - Tipologie di formazione sul campo accreditabili nella Regione Veneto
• Collaborazione a ricerche
• Stage - tirocinio
• Partecipazione a progetti di miglioramento e di audit clinico

È iniziata anche la sperimentazione per l’accreditamento della formazione a distanza (FAD) che dovrebbe moltiplicare le opportunità formative e stimolare l’impegno individuale.
Queste due modalità formative (residenziale e a distanza) devono essere ora integrate dalla formazione sul campo (FSC) che si basa su attività di confronto, riflessione, supervisione e ricerca, a partire dalla propria pratica professionale e dai problemi posti nello specifico contesto di lavoro (tabella 2).
La strategia è quella di integrare contesti e modalità di apprendimento diversi, al fine incrementare l’efficacia di azioni formative attraverso una potenziale ricomposizione/integrazione tra l’apprendimento che si realizza sul campo e l’apprendimento che si realizza in aula.

Principi e opportunità della FSC


Perché accreditare la formazione sul campo?
La prima motivazione è sostenuta dalle evidenze di efficacia della FSC che le riconoscono la capacità di modificare comportamenti di pratica professionale1-2.
La formazione sul campo può rappresentare una quota rilevante delle modalità di formazione continua, con la possibilità di utilizzare per l’apprendimento direttamente le strutture sanitarie, le competenze dei professionisti impegnati nelle attività assistenziali e le occasioni di pratica professionale.
Si tratta di incentivare attività che sul piano dell’impatto formativo e del miglioramento organizzativo si ritengono potenti e responsabilizzanti.
I presupposti che sostengono la necessità di valorizzare la formazione sul campo3 sono molti.
1. Gli adulti sono motivati ad apprendere se l’attività formativa:
• è percepita come rilevante;
• è basata e costruita sulle precedenti esperienze;
• coinvolge direttamente i discenti e ne consente la partecipazione attiva;
• è basata su problemi concreti e specifici da risolvere;
• responsabilizza verso il proprio apprendimento;
• consente di applicare quanto appreso;
• prevede cicli di azioni e riflessioni;
• è rinforzata da contesti organizzativi favorevoli alla formazione e allo sviluppo professionale.
2. Il luogo di lavoro diventa il setting privilegiato per:
• utilizzare l’esperienza come fonte di apprendimento;
• condividere con colleghi e collaboratori i processi formativi e le loro ricadute operative;
• stimolare i professionisti a interrogarsi sui problemi non risolti o male gestiti per ricercare ed interpretare le nuove conoscenze da applicare alla pratica professionale;
• fornire la possibilità di riflettere sugli errori e sulle criticità della pratica attraverso un processo di audit strutturato;
• far diventare l’educazione continua un’attività “realmente continua” e non sporadica.

La ricerca


Partecipare ad un progetto di ricerca (studi clinici, studi epidemiologici, sperimentali o altro) e a progetti di ricerca-azione può avere notevoli implicazioni formative4, tra cui l’acquisizione delle capacità di:
• interrogarsi sui problemi;
• tradurre i quesiti in protocolli operativi di ricerca;
• consultare banche dati e letteratura;
• utilizzare strumenti strutturati per la raccolta dati;
• misurarsi con il consenso dei soggetti arruolati;
• discutere i risultati e le implicazioni;
• produrre nuove conoscenze;
• nel caso di progetti di ricerca-azione attivare il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati;
• diventare protagonisti di processi di cambiamento culturale e operativo.
La ricerca è un percorso formativo coinvolgente, secondo metodologie collaudate, tutti i protagonisti della struttura sanitaria, che assieme individuano obiettivi di miglioramento sia in ambito clinico che organizzativo, programmi di sviluppo individuali, di team, di dipartimento, e ancora insieme ne attuano le diverse fasi, valutandone in itinere ed ex-post i risultati raggiunti.
La ricerca-azione è una ricerca sul campo e si realizza anche con l’intervento di esperti esterni.
Le tipologie proposte di FSC riferite alla ricerca sono:
1. Ricerca sperimentale: ricerca tesa a confermare o a rigettare una ben definita ipotesi di lavoro esplicitata preliminarmente al progetto di ricerca.
2. Ricerca epidemiologica: ricerca basata sull’osservazione statistica delle caratteristiche di fenomeni o comportamenti al fine di trarre opportune soluzioni a specifici problemi di tipo cognitivo od operativo.
3. Ricerca-azione: ricerca applicativa attuata confrontando su campioni di soggetti atti o comportamenti diversi, oggetto della ricerca.

Stage–tirocinio


Gli stage-tirocinio permettono la frequenza presso una struttura assistenziale o formativa che da la possibilità di apprendere modalità di intervento e modelli relazionali e organizzativi caratterizzanti concretamente un contesto lavorativo.
Lo stage può essere orientativo, conoscitivo, applicativo o di pre-inserimento.
La significatività degli stage o tirocini va considerata in rapporto al complesso delle previste modalità di apprendimento e, in particolare, in relazione alla inclusione nei progetti di stage e di tirocini, di attività di tutorato, supervisione.

Tabella 3 - Processo di accreditamento
Gli indicatori per valutare la qualità del professionista
• Curriculum professionale
• Formazione continua
• Risultati dei processi di cura

Elementi dell’accreditamento
1. Dimostrare la crescita professionale:
a. mediante la formazione continua (ECM);
b. attraverso la qualificazione periodica presso le Società Scientifiche di appartenenza;
c. mediante lo sviluppo di capacità relazionale e comunicativa con pazienti e colleghi.
2. Dimostrare di approfondire gli aspetti professionali tecnico-organizzativi:
a. lavorare in un contesto integrato (sistema);
b. partecipare ad attività di gruppo per la definizione di linee-guida,
indicatori di prestazione e di esito, ecc.;
c. partecipare alla ricerca scientifica ed applicativa.
3. Dimostrare di valutare il proprio operato tramite procedure sistematiche (audit clinico).
4. Dimostrare disponibilità al confronto:
a. attività strutturata di benchmarking
b. attività pubblicistica
c. attività congressuale.

Progetti e audit clinico

I progetti di miglioramento prevedono azioni formative finalizzate a convincere i partecipanti a decidere consapevolmente di modificare la propria cultura professionale attraverso la partecipazione a gruppi di lavoro finalizzati al miglioramento della qualità, alla promozione della salute, all’accreditamento e alla certificazione di sistemi, all’organizzazione di servizi, di prestazioni e alla comunicazione con i cittadini.
È compresa in questa tipologia anche la partecipazione a:
• discussione su casi clinici, problemi assistenziali e cure primarie;
• gestione delle criticità di programmi di prevenzione e di emergenze;
• progetti di cooperazione con Paesi in via di sviluppo;
• la redazione, la presentazione e la discussione di elaborati.
In ogni progetto di miglioramento, presentato per essere accreditato come formazione sul campo, è necessario definire indicatori di processo o di esito sui quali poi procedere con le attività di analisi e misurazione. Senza la definizione degli indicatori non è possibile valutare l’impatto e quindi non si può parlare di progetti di miglioramento.
Le attività di audit clinico sono condotte da clinici che cercano di migliorare la qualità e gli outcome della assistenza attraverso una revisione strutturata tra pari, per mezzo della quale i clinici esaminano la propria attività e i propri risultati in confronto a standard espliciti e la modificano se necessario.
In questa definizione vi è la migliore puntualizzazione dell’attore (il clinico), del metodo (riflessione sul proprio operato) e delle finalità (il miglioramento). L’oggetto rimane la pratica clinica e i suoi risultati. L’audit medico (o clinico) è quindi un approccio alla verifica della congruità delle soluzioni date a specifici problemi clinici, assistenziali o aspetti della pratica corrente.
Ciò che caratterizza l’audit clinico è la professionalità dell’iniziativa, che si esprime con alcuni ingredienti tipici: la competenza clinico-assistenziale specifica dei partecipanti, la confidenzialità dei risultati, l’oggetto fortemente connesso alla qualità dei risultati professionali.
Il reale obiettivo del percorso iniziato con l’ECM è costituito da un adeguato Sviluppo Professionale Continuo Certificato (SPCC) per assicurare adeguatezza e appropriatezza degli interventi assistenziali, a garanzia della qualità dell’assistenza e cure rivolte ai cittadini.
L’implementazione di un sistema di SPCC non può prescindere da un sistema di accreditamento continuo delle performance del professionista, attualmente in crescente diffusione nel mondo: un sistema che riconosca crediti per lo sviluppo di capacità tecnico-professionali (abilità/skills), per lo sviluppo di esperienze organizzativo-gestionali, per le attività di auto-formazione e per tutte le altre occasioni formative e di crescita professionale che esulano da quelle basate classicamente su di un rapporto docente-discente.
Oltre al necessario rinnovamento dei percorsi formativi dei professionisti, vanno riconosciute le competenze e le capacità professionali che possono essere certificate attraverso il processo di accreditamento (tabella 3).

Problemi aperti


Quali metodi di valutazione adottare per certificare lo Sviluppo Professionale Continuo?
La valutazione implica aspetti essenziali come:
• considerare determinate azioni svolte dal professionista ai fini del processo di SPCC;
• valutare la pertinenza dei percorsi formativi e di crescita professionale, rispetto all’attività svolta e che presumibilmente verrà svolta in futuro;
• rendere verificabile oggettivamente lo svolgimento ed il risultato dell’attività.
Accreditamento dovrà significare:
• riconoscimento della competenza nella pratica della propria disciplina;
• certificazione della qualità della prestazione professionale e delle attività di formazione svolte;
• acquisizione di incentivazioni economiche e di carriera.
Si è aperta una nuova epoca nella quale le competenze e la formazione permanente valgono più del titolo di studio: la stessa abilitazione alla professione (conseguita con l’esame di Stato), pur necessaria, non è più sufficiente per l’espletamento dei compiti che dovranno essere svolti per tutta la vita professionale.