M.D. numero 25, 13 settembre 2006

Monitor
Differenze nell’accesso alle terapie biologiche per l’artrite reumatoide

In Italia oltre 300mila persone sono affette da artrite reumatoide. Circa il 10% di questi pazienti potrebbe avvalersi della terapia con farmaci biologici, che hanno dimostrato efficacia, a volte risolutiva, soprattutto se usati agli inizi della malattia. Questi farmaci possono essere somministrati solo a pazienti che presentano alcune caratteristiche particolari della malattia, che siano già stati sottoposti a terapie con farmaci di fondo senza però trarne giovamento e che non abbiano malattie di tipo infettivo. Al momento, però, sono in cura con i farmaci biologici solo una parte esigua di malati (circa 7.500) perché questi farmaci possono essere prescritti e distribuiti solo da alcuni centri specialistici di reumatologia. La denuncia proviene dalla ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici) attraverso le parole del suo presidente, il Prof. Alessandro Ciocci. “Le strutture abilitate a prescrivere e distribuire i farmaci biologici sono poche e non distribuite equamente sul territorio nazionale; chi non vive in prossimità dei centri specialistici non ha che da mettersi in viaggio per raggiungerli oppure attendere fiducioso che qualcuno decida di fare qualcosa per lui. Ad esempio di aprire un centro più vicino al suo luogo di residenza o di abilitare centri e istituzioni sanitarie già esistenti”.
Solo 10 regioni hanno adottato una regolamentazione che consente al paziente di reperire i farmaci biologici presso la Asl di competenza. Il Piemonte ha autorizzato anche i reumatologi ambulatoriali a prescrivere tali farmaci, altre regioni hanno ampliato il numero dei centri autorizzati alla prescrizione includendo anche le Asl oltre alle strutture ospedaliere e universitarie.
Oltre alle 10 regioni che hanno deliberato sulla distribuzione dei farmaci biologici per facilitare l'accesso alla terapia, alcune regioni (Friuli e Marche) - e a volte solo singole province (Treviso, Modena e Bologna) - applicano di fatto la distribuzione territoriale dei farmaci in questione. Nelle altre aree del paese il ritiro dei farmaci biologici avviene solo presso i Centri specialistici di riferimento.
“L’ANMAR - aggiunge Ciocci - ha sempre sostenuto l’importanza che ha il ruolo dello specialista reumatologo nella gestione complessiva della malattia. Soprattutto quando si utilizzano terapie molto efficaci, come quelle con i farmaci biologici, che richiedono controlli costanti e accurati nel corso della malattia. Ma non può assolutamente accettare che questo criterio di cautela diventi un’ulteriore barriera per i malati e una grave discriminazione tra cittadini che vivono in aree geografiche diverse del Paese”.