M.D. numero 26, 20 settembre 2006

Editoriale
XII Congresso europeo Wonca: luci e ombre


Il XII Congresso europeo WONCA, la massima espressione congressuale della medicina generale, per la prima volta ha avuto come palcoscenico l’Italia, ed è riuscito a far incontrare a Firenze 3.500 medici di famiglia europei e mondiali. In assoluto è stato il congresso con più partecipanti della ancor breve storia congressuale
della disciplina. Ma non è stato solo un successo numerico.
La qualità degli interventi e soprattutto la continua, quasi puntigliosa partecipazione a plenarie e workshop paralleli, ha fornito l’occasione per una seria riflessione sulla maturità della disciplina. Ma come spesso accade, una luce lascia anche delle ombre. E quanto più la luce è intensa e concentrata sullo spot, tanto più il resto appare buio. Nel teatro si vedono solo i protagonisti. È un po’ quello che si è notato a Firenze.
I medici italiani, compresi quelli che hanno duramente lavorato all’organizzazione dell’evento, erano “solo” 156. L’Italia ha “giocato” in casa, ma ha portato solamente il 5% dei partecipanti. In altre parole, al 99.6% dei Mmg italiani l’evento WONCA sembra aver importato assai poco. Le ragioni dell’apparente disinteresse sono profonde, vanno cercate nella mancanza del senso di identità e identificazione disciplinare. È molto probabile che un Mmg italiano si percepisca più come specialista di un qualche organo o apparato che come specialista in medicina
di famiglia, almeno in quella parte di popolazione medica che possiede una specializzazione accademica “tradizionale”. Inoltre molti medici, forse in modo troppo rassegnato, vedono solo nel sindacato il modo
per stare nella professione. La cultura italiana fa poi il resto.
Impensabile sarebbe istituzionalizzare uno degli eventi occorsi durante la cerimonia di apertura: premiare il medico “a cinque stelle”. Significherebbe competere, significherebbe dover contenere il pianto e il mugugno di chi non accetta di essere classificato. La logica rivendicativa, soprattutto economica, occupa tutta la banda dell’impegno societario e come tale asfalta il prato di fiori che potrebbe nascere.
Restano i “giovani”. Qualcuno a Firenze c’era, pochi in verità. Purtroppo molto preoccupati della loro quotidianità gestionale, ma con interessanti volontà di raccogliere queste sfide. Resta il fatto che un risultato concreto è comunque giunto dalla collaborazione di (quasi) tutte le società scientifiche della Medicina Generale italiana. Mai prima d’ora si erano incontrate così proficuamente, mai in una così consapevole accettazione della diversità quale strumento e risorsa.
Unanimemente (o quasi) si sono date appuntamento per continuare a far lavorare il tavolo d’incontro. Il primo tangibile risultato di questa collaborazione, a parte l’evento congressuale, è stato l’inserimento
della definizione WONCA nell’ACN. È ben vero che alla data attuale esso è un innesto sterile quasi come un ricamo gotico dentro un muro di cemento armato, ma di fatto è un risultato. Il prossimo compito sarà da un lato quello di fare in modo che chi fa i contratti (e chi li firma) recepisca non solo a parole che la medicina di famiglia è una specialità a tutto tondo e in pieno rinascimento culturale che merita la stessa attenzione di altre professioni mediche e dall’altro avvicinare e motivare i medici demotivati.