M.D. numero 27, 27 settembre 2006

Editoriale
Verso una medicina della partecipazione?


Dopo l’isolamento centralista e l’ubriacatura regionalista, oggi la nuova tendenza della politica italiana torna a parlare di partecipazione. Come spesso è accaduto negli ultimi anni, è la salute a funzionare da apripista e lo testimoniano i recenti interventi del ministro Livia Turco prima della ripresa a pieno regime dei lavori dell’esecutivo. Partecipazione dei cittadini alla spesa, maggiore partecipazione dei professionisti alla gestione, compartecipazione delle Regioni al sostegno dei livelli essenziali d’assistenza. Sulla salute degli italiani si gioca la partita legata su come sapranno interagire i vari soggetti istituzionali e professionali che compongono la complessa macchina della sanità.
I medici di famiglia dovranno imparare a lavorare sempre più insieme, dentro o fuori dalle Case per la Salute: dovranno gestire insieme budget sempre più articolati ed essenziali, rinterpretare i modelli generali in formule locali compatibili e sostenibili, ma anche, come dimostrano alcune delle esperienze concrete, ascoltare i bisogni di salute e monitorare le proprie risposte, facendo dell’audit reciproco uno stile di vita e di lavoro.
Le strutture sanitarie dovranno cominciare a imparare le une dalle altre, non soltanto per promuovere la “best clinical practice”, ma addirittura i costi migliori, prendendo, per esempio, come spesa di riferimento per una prestazione quella della Regione in cui essa abbia la massima efficacia. Anche le istituzioni dovranno imparare a cooperare, a partire da emergenze molto concrete come si preannuncia, per esempio, per il fondo nazionale per
la non-autosufficienza. Secondo le ultime informazioni diffuse dallo stesso ministro il fondo sarà nazionale, ma cofinanziato dalle Regioni, sarà gestito dai patti territoriali, quindi da Comuni e Asl. Per il sistema dei Lea poi si guarda a una rete di controlli che non dia norme e vincoli alle Regioni, ma permetta di valutarne l’effettiva rispondenza ai bisogni. Naturalmente da attuare tra tutti i livelli istituzionali, gestionali ed erogatori coinvolti.
Chi invoca la partecipazione sono innanzitutto le Regioni: vogliono sottoscrivere un patto per un efficace governo della spesa pubblica, a partire dalla sanità, in cui ciascuno si assuma le proprie responsabilità per il finanziamento adeguato dei Lea.
In altre parole chi spende troppo paghi, ma anche chi promette eroghi, arretrati e fondi per i rinnovo convenzionali compresi.
Ma è più che normale chiedersi e più che legittimo dubitare se sarà proprio a partire da queste poche semplici certezze che la stagione che ci aspetta si potrà annunciare come una vera nuova epoca per il tutto sistema, medici e cittadini compresi.