M.D. numero 27, 27 settembre 2006

Il caso
Prescrizioni indotte: la rivolta della Calabria
di Filippo Mele

Non fanno breccia le sentenze dei vari Tribunali del lavoro che assolvono i Mmg da iperprescrizioni (M.D. 2006; 26: 10). D’altronde non potrebbe essere così visto che sulla questione siamo entrati in una vera e propria fase belligerante. Mmg e colleghi ospedalieri, le cui “truppe” sono rinforzate dai medici ambulatoriali e dei Policlinici universitari, sono l’uno contro l’altro armati. Una “guerra” non dichiarata per anni, quando “le vacche erano grasse”, ma esplosa in un periodo di crisi.
Ne sono testimonianze le notizie che giungono dal “fronte” della Calabria dove il presidente regionale Fimmg, Pasquale Gallucci, si è rivolto a un legale per inviare un “Atto stragiudiziale di diffida e di messa in mora” alle Asl e dove 30 Mmg hanno scritto per protesta all’Ordine di Cosenza


D
a Vipiteno a Canicattì permane lo storico “vezzo” del prescrivere farmaci o esami su ricettario “bianco” non valido per il Ssn da parte dei medici ospedalieri, ambulatoriali e universitari, sia all’atto di dimissioni sia di consulenze. Gli assistiti, perciò, sono costretti a fare la spola tra ospedale e medici di famiglia. Risultato è un disservizio per i pazienti e un carico di “copiature” vergognoso per uno specialista in medicina di famiglia, con la contestuale assunzione di responsabilità per prescrizioni altrui, con i “rischi” dei controlli e della “gogna” legale e pecuniaria dell’iperprescrizione.
Molti Mmg dalle lamentele sono passati ai fatti, soprattutto dopo l’introduzione del ricettario unico nazionale che dovrebbe essere il solo utilizzato dai medici che operano nel servizio pubblico. Così accade che in Calabria la Fimmg, con il segretario regionale Pasquale Gallucci, è passata alle vie legali, non riuscendo a ottenere nulla con il solo dialogo.
“Considerato il permanere dell’atteggiamento omissivo di molti enti erogatori di prestazioni sull’uso del ricettario del Ssn e il grave disagio che ne deriva agli utenti e a 1.800 Mmg - ha dichiarato il segretario regionale - la Fimmg ha ritenuto di diffidare Asl, aziende ospedaliere, policlinici universitari, affinché dispongano che tutti i prescrittori provvedano a osservare le norme sull’impiego del  ricettario unico”. Tramite consulenza legale è stato redatto un “Atto stragiudiziale di diffida e messa in mora” in cui si ripercorrono le “tappe giuridiche” della vicenda. Tappe che si racchiudono in una parola: “omissione”. Così, il legale ha diffidato 11 direttori generali di Asl, 4 di aziende ospedaliere e uno di Policlinico universitario “affinché vogliano disporre che tutte le categorie dei medici, ospedalieri, delle case di cura private accreditate, degli istituti di ricovero e di cura a carattere scientifico, dei policlinici universitari, gli specialisti operanti negli ambulatori interni, gli specialisti ambulatori esterni convenzionati, della medicina generale, della pediatria di libera scelta, e della continuità assistenziale, facciano uso del ricettario unico, ordinando agli stessi di effettuare, obbligatoriamente, le prescrizioni nel rispetto della legge e del principio di uguaglianza”.

Le azioni correlate


L’atto è stato successivamente trasmesso anche al Presidente della Giunta Regionale per un intervento chiarificatore.
La Regione è quindi intervenuta con una lettera del direttore generale del Dipartimento alla salute, Raffaele Faillace, a sostegno delle tesi espresse dai Mmg: “Si ritiene opportuno evidenziare che l’obbligo di utilizzo del ricettario del Ssn, approvato con l’art. 50 della legge 326/04, per tutte le categorie di medici, è stato ribadito con delibera di Giunta n. 700 del 29/2/05 non solo al fine di monitorare la spesa, ma anche per una verifica sull’appropriatezza”.
Ma le azioni dei Mmg calabresi non sono finite qui. Trenta colleghi con una missiva indirizzata al Presidente dell’Ordine di Cosenza hanno segnalato le ripetute omissioni sugli obblighi prescrittivi, evidenziando come per mesi si fossero trovati nella condizione di dovere trascrivere terapie di altri colleghi operanti nel servizio sanitario, costretti così a una attività di segreteria, lontana dalla medicina generale, visto che al minimo segno di protesta erano additati come medici da revocare. Chiedevano quindi all’Ordine di svolgere una funzione ispettiva oppure di domandare ai direttori sanitari quanti controlli fossero stati effettuati. “Sarebbe sufficiente - hanno suggerito nella lettera - conoscere quali medici hanno ritirato i ricettari e quanti ne siano stati utilizzati. Un sistema facilmente verificabile, ma mai adottato”.