M.D. numero 28, 4 ottobre 2006

Editoriale
Si attendono notizie sulla nuova ECM


Dal primo gennaio 2002 nel nostro Paese medici, infermieri, farmacisti, odontoiatri, veterinari, biologi, chimici
e quant’altro hanno cominciato a riscuotere crediti formativi mediante la partecipazione ad attività ed eventi di formazione nell’ambito del progetto di Educazione Continua in Medicina.
La formazione continua, stando al pomposo esordio del sistema, doveva poggiare sul diritto-dovere di ogni professionista della salute di mantenere e migliorare conoscenze, abilità e competenze adeguandole al progresso scientifico. Al ministero della Salute spettava il compito d’indirizzo e vigilanza, affinché il sistema avesse la sua coerenza, alle Regioni era affidato il compito di promuoverlo sul territorio, con la partecipazione degli Ordini.
Questo 2006, dopo l’avvio faticoso della formazione residenziale e del difficilissimo debutto della formazione a distanza, doveva essere l’anno della formazione sul campo: ovvero l’anno in cui pratica e audit clinici, ricerca e approfondimento sul lavoro quotidiano avrebbero dovuto portare i professionisti a misurarsi con il cambiamento del proprio fare quotidianamente prevenzione, cura, medicina, salute.
Ma qualcosa senza dubbio si è inceppato e va al di là delle infinite polemiche sul profilo dei fornitori di aggiornamento, sui valutatori e persino sulla commissione nazionale di coordinamento.
Nel maggio scorso gli esperti del ministero della Salute avevano assicurato che sarebbe stato portato a breve in Conferenza Stato-Regioni, per il parere necessario all’avvio a regime, un nuovo Piano nazionale per l’aggiornamento e la formazione continua, che avrebbe introdotto altre possibilità di accumulare crediti:
leggere riviste scientifiche, partecipare alle sperimentazioni cliniche e fare i tutor per i giovani colleghi.
Si parlò anche di modifiche legislative all’ECM, per iniziare una nuova fase dopo quella sperimentale di questi anni. C’è stato chi ha proposto che a vigilare sull’ECM fosse, addirittura, una Commissione nazionale sulla qualità che ne soppesasse il profilo al pari di quello dei servizi ai cittadini. Siamo a ottobre ma, dopo gli annunci, tutto ancora tace. I medici, dopo infiniti slalom tra una giungla di iniziative di poco valore e di marketing mascherato da scienza, forse riusciranno a portare a casa i crediti richiesti. Forse per scoprire, tra un mese,
che non gli sono più richiesti. O che ne servono altri, diversi, oltre a scienza e coscienza, per potersi dire medici e convenzionati. Fatto sta che forse nell’ambulatorio l’ECM non arriverà mai, presa com’è tra informatica e congressi. Ma se qualcuno ha un’idea diversa, nel Palazzo o nelle dependance del Ssn, sarebbe il momento giusto per farsi sentire.