M.D. numero 28, 4 ottobre 2006

Rassegna
Malattia di Lyme: inquadramento clinico
di Mauro Marin - Medico di medicina generale, Pordenone

La gravità delle possibili manifestazioni tardive della borreliosi di Lyme dimostrano l’importanza di una diagnosi precoce. I Mmg hanno un ruolo importante nell’informare gli assistiti sui rischi e sulle misure di prevenzione e nel prescrivere un trattamento efficace soprattutto nello stadio precoce

I
l periodo che va dalla primavera all’autunno aumenta il rischio di contrarre la borreliosi di Lyme, malattia infettiva dovuta alla Borrelia burgdorferi, spirocheta che può causare manifestazioni cliniche simil-influenzali, cutanee, articolari, neurologiche, cardiache e oculari (Clin Microbiol Rev 2005; 18: 484-509).
L’infezione viene trasmessa all’uomo nelle zone forestali e rurali attraverso il morso di zecche, soprattutto del genere Ixodes ricinus in Europa (Parasitology 2004; 129: 191-220). Le zecche a loro volta sono infettate da varie specie di animali selvatici che costituiscono il serbatoio permanente della Borrelia.
La zecca può mordere l’ospite attraverso il suo apparato buccale detto rostro, in vari stadi del suo sviluppo (larva, ninfa, adulta). A questi stadi corrispondono gradi diversi di visibilità della zecca all’uomo, in quanto nel suo primo stadio e prima del suo pasto ha le dimensioni di una capocchia di spillo che sfugge facilmente all’osservazione.
Il morso è indolore, per cui molto spesso non viene avvertito e non viene riferito all’anamnesi.
Il rischio di infezione può variare nelle diverse aree geografiche e dipende da molti fattori, tra i quali l’uso di precauzioni e indumenti protettivi nelle escursioni in zone endemiche, la prevalenza locale dell’infezione nelle zecche e la durata del morso di zecca (Rev Prat 2005; 55: 471-7).
Il rischio di trasmissione dell’infezione dopo morso di zecca infetta è ritenuto basso se il morso di zecca dura da meno di quattro ore, mentre diventa alto se la durata del morso supera le 48 ore: in un primo tempo la zecca aspira il sangue dell’ospite e solo successivamente rigurgita nella sede del morso parte del suo contenuto intestinale infettato dalla Borrelia, contagiando così l’ospite (Ther Umsch 2005; 62: 707-12). È quindi importante istruire i pazienti a controllare la cute al ritorno dalle escursioni in zone a rischio e a rimuovere subito le zecche afferrandole con una pinzetta a livello del rostro, esercitando una trazione per distaccarle.
L’applicazione preventiva di agenti irritanti (alcol, etere, olio, ecc) per favorire il distacco della zecca con la pinzetta è controindicata in quanto può indurre il rigurgito della zecca nelle sede del morso e di conseguenza favorire la trasmissione della borreliosi.
Il rischio di trasmissione interumana della borreliosi è trascurabile, così come il rischio di trasmissione materno-fetale e il rischio teratogeno a seguito di infezione durante la gravidanza (Infect Dis Clin North Am 1997; 11: 93-7).
Persone a maggiore rischio per la borreliosi, oltre ai residenti e soggiornanti in aree endemiche forestali e rurali, sono: agricoltori, boscaioli, cacciatori, pescatori, guardie forestali, alpini, scout ed escursionisti.
z Limiti delle rilevazioni
epidemiologiche
La borreliosi è stata inserita nella classe V tra le malattie infettive con obbligo di notifica all’Asl ai sensi del DM Sanità del 15.12.1990, anche se tale obbligo viene spesso disatteso, con la conseguenza che le rilevazioni epidemiologiche sottostimano la reale incidenza della borreliosi in Italia.
Nel 2004 sono stati segnalati negli USA oltre 19.000 casi di borreliosi (www.cdc.gov) e in Austria oltre 14.000 casi con un’incidenza di 140 casi su 100.000 abitanti (www.oeghmp.at/eucalb).
La borreliosi non dà un’immunità permanente, per cui esiste il rischio di reinfezione a seguito di un nuovo morso di zecca anche nei pazienti trattati efficacemente con antibioticoterapia per un’infezione pregressa.

Manifestazioni cliniche


La diagnosi di malattia di Lyme si pone principalmente in base al riscontro delle manifestazioni cliniche, eventualmente associate al rilievo anamnestico di morso di zecca e al riscontro nel siero di anticorpi anti-Borrelia burgdorferi a titoli significativi o, in casi selezionati, al difficile isolamento in coltura della borrelia da lesioni cutanee, liquor o liquido sinoviale (Ann Med 2005; 37: 568-79).
Le manifestazioni cliniche si distinguono in precoci e tardive rispetto al tempo di comparsa dopo il morso di zecca.
Le manifestazioni precoci sono rappresentate dall’eritema migrante in sede di morso di zecca oppure da sintomi simil-influenzali quali febbre, cefalea, astenia, artromialgie migranti e intermittenti e linfoadenopatie.
Le principali manifestazioni tardive sono reumatologiche (60% dei casi artrite), neurologiche (15% dei casi polineuriti, paresi del facciale, meningiti, encefaliti), cardiache (4-8% dei casi aritmie, quali forme di blocco atrio-ventricolare o miocarditi, pericarditi, pancarditi) e più raramente oculari (congiuntivite, uveite, iridociclite).
Nel 5-10% dei casi la borreliosi può decorrere asintomatica o paucisintomatica e sono descritti anche casi di manifestazioni cliniche tipiche con persistente sierologia negativa per Borrelia (NEJM 1989; 321: 586-96).
Va infatti rilevato che la diagnosi di malattia di Lyme è essenzialmente clinica (Compr Ther 2005; 31: 284-90) e che l’attendibilità diagnostica dei test sierologici per la ricerca di anticorpi anti-Borrelia burgdorferi allo scopo di confermare la malattia in atto è ancora discussa (J Clin Microbiol 2006; 44: 1616-7).

Manifestazioni cutanee


L’eritema migrante è la più comune manifestazione precoce di borreliosi, rilevabile nel 60-80% dei casi di malattia.
Si presenta come una lesione cutanea eritematosa di forma anulare, spesso centralmente più chiara, con tendenza all’estensione centrifuga fino a raggiungere un diametro massimo anche di 10-50 cm. Compare come lesione unica, in sede di morso di zecca infetta, dopo 3-30 giorni dal contagio, dura in media 3-4 settimane e può recidivare nel 25-50% dei casi con lesioni simili multiple, ma più piccole se l’infezione non viene curata.
Quando è presente l’eritema migrante la ricerca nel siero di anticorpi anti-Borrelia burgdorferi risulta spesso ancora negativa, in quanto i titoli anticorpali di norma si elevano dopo circa 4-6 settimane dal contagio, a meno che non siano espressione di un’infezione pregressa.
Tardive e più rare manifestazioni cutanee della borreliosi sono la sclerodermia localizzata, il linfocitoma e l’acrodermatite cronica atrofizzante.
La sclerodermia localizzata, detta anche morfea, si presenta come una chiazza inizialmente eritematosa che diventa rapidamente madreperlacea, dura e depressa al centro, ma conserva un alone anulare eritematoso periferico. Si localizza elettivamente al tronco.
Il linfocitoma si presenta come un nodulo eritematoso unico e duro, di circa 1 cm di diametro, che si localizza elettivamente ai lobi auricolari o ai capezzoli.
L’acrodermatite cronica atrofizzante di Pick-Herxheimer si presenta più spesso negli anziani con vaste aree di atrofia cutanea, che si estendono in senso centripeto agli arti inferiori e da cui traspare un reticolo venoso per effetto dell’assottigliamento cutaneo.

Manifestazioni reumatologiche


Nel 60% dei casi, in un periodo che va dalle due settimane a diversi mesi dopo l’esordio della malattia, compaiono brevi attacchi di artrite acuta con sede articolare asimmetrica e oligoarticolare alle articolazioni maggiori, in particolare al ginocchio (Z Rheumatol 2005; 64: 531-7).
Se la borreliosi non viene curata, nel secondo anno di malattia la durata degli attacchi di artrite tende ad allungarsi da settimane a mesi fino a causare un’artropatia cronica. Negli anni successivi gli attacchi di artrite tendono a diradarsi senza che residuino significative disabilità articolari permanenti. Spesso si rilevano in associazione astenia e artromialgie intermittenti e migranti.

Manifestazioni neurologiche


Nel 15% dei casi dopo diverse settimane o mesi dal contagio possono comparire manifestazioni neurologiche quali meningiti, radicoliti, paresi del nervo facciale, polineuriti agli arti inferiori, encefaliti. La neuro-borreliosi risponde all’antibioticoterapia ugualmente con ceftriaxone endovenoso oppure con doxiciclina orale (Scand J Infect Dis 2005; 37: 449-54).
Nella diagnosi differenziale bisogna considerare l’encefalite da morso di zecca (TBE - tick borne encephalitis) dovuta a un flavivirus che può causare nel 30% dei casi e dopo 3-28 giorni dal contagio sintomatologia simil-influenzale per 2-4 giorni, seguita dopo un intervallo asintomatico di 8-20 giorni dai sintomi dell’encefalite o di una grave polineurite flaccida. Non esiste una terapia specifica per la TBE, ma esiste un vaccino con virus inattivato che si somministra in tre dosi ai tempi 0, 1-3 mesi e 9-12 mesi e prevede richiami triennali per mantenere un livello anticorpale protettivo (www.tbe-info.com).

Sindrome post-borreliosi di Lyme


Alcuni pazienti con borreliosi di Lyme, pur trattati efficacemente con antibioticoterapia, continuano a presentare artromialgie, astenia cronica e disturbi cognitivi persistenti per anni (Int J Epidemiol 2005; 34: 1340-5).
Questi sintomi rimangono inspiegati e non rispondono ad ulteriori cicli di antibioticoterapia. Per essi è stata posta la diagnosi di sindrome post-borreliosi di Lyme.

Terapia


La terapia antibiotica è indicata nei pazienti che presentano sintomi clinici indicativi di malattia di Lyme (J Chemother 2005; 17: 3-16). I farmaci di più comune impiego sono amoxicillina, tetracicline, macrolidi e ceftriaxone. La durata ottimale della terapia per le diverse manifestazioni cliniche varia in media da 10 a 21-28 giorni (Drugs 1999; 57: 157-73).
La terapia delle manifestazioni cliniche precoci e di quelle tardive è illustrata nelle tabelle 1 e 2 (Sanford Guide. Antimicrobial Therapy 2004; USA).
Nelle manifestazioni cliniche dello stadio precoce, in tutte le manifestazioni cutanee e nell’artrite non è dimostrato che l’antibioticoterapia orale sia meno efficace di quella intravenosa con ceftriaxone, che invece è preferita in caso di manifestazioni neurologiche o cardiache gravi, sebbene non sia dimostrata la sua maggiore efficacia e sicurezza (Scand J Infect Dis 2005; 37: 449-54).
Nei pazienti con infezione sintomatica la terapia battericida con amoxicillina può causare all’inizio imprevedibilmente una transitoria riacutizzazione dei sintomi, denominata reazione di Jarisch-Herxheimer, non rilevata con l’uso di batteriostatici come i macrolidi, risultati efficaci nello stadio precoce della borreliosi di Lyme (Antimicrobial Agents and Chemotherapy 1996; 40: 468-9).

Prevenzione

Vaccino


Non è ancora disponibile un vaccino efficace contro la borreliosi (Nature 2006; 440: 278), ma è in fase di studio un vaccino orale preparato da una proteina ricombinante della superfice esterna (OspA) di Borrelia burgdorferi.
Nelle regioni endemiche è utile invece la vaccinazione contro l’encefalite virale da morso di zecca nei soggetti a rischio (www.eurosurveillance.org).

Profilassi antibiotica


L’antibioticoterapia profilattica dopo morso di zecca non è raccomandata (Ther Umsch 2005; 62: 751-5).
Secondo alcuni autori il rischio di infezione sarebbe comparabile al rischio di effetti collaterali dovuti all’antibioticoterapia, quali le reazioni allergiche alle penicilline.
Si ritiene che il morso di zecca non abbia trasmesso la borreliosi se dopo 40 giorni non compaiono sintomi e la ricerca di anticorpi anti-Borrelia burgdorferi risulta negativa.

Comportamenti preventivi


Le strategie di prevenzione includono principalmente la protezione individuale dal morso di zecca, il distacco rapido delle zecche e l’uso di acaricidi (Scand J Public Health 2005; 33: 432-8).
Nelle escursioni in aree boschive endemiche è consigliabile usare vestiti protettivi (calze e pantaloni lunghi), evitare possibilmente il contatto con cespugli e arbusti, non sedersi direttamente sul terreno nel sottobosco e al ritorno dalle escursioni controllare se vi sono zecche attaccate alla cute. Se si riscontrano zecche bisogna asportarle subito con una pinzetta, afferrandole a livello del loro rostro ed esercitando una trazione e rotazione in senso antiorario per distaccarle.
Lo schiacciamento con la pinzetta a livello del rostro evita inoltre che la zecca possa rigurgitare e trasmettere l’infezione in sede di morso. Al distacco, l’eventuale minimo residuo di rostro nella cute non richiede rimozione, in quanto al massimo può causare un granuloma da corpo estraneo.
L’applicazione sui vestiti o sulla cute di NN-Dietiltoluamide ha effetto repellente contro le zecche.
È consigliabile controllare periodicamente il pelo degli animali domestici. L’uso di Advantix (permetrina + imidacloprid) nei cani ha effetto repellente preventivo contro il morso di zecca e uccide le zecche.

Conclusioni


La prevalenza crescente della borreliosi di Lyme e la gravità delle sue possibili manifestazioni cliniche tardive dimostrano l’importanza di una sua diagnosi precoce, data la possibilità di effettuare una cura antibiotica efficace in grado di arrestare la progressione della malattia.
I medici di prima assistenza hanno un ruolo importante nell’informare gli assistiti sui rischi dell’infezione e sulle misure di prevenzioni utili e nel prescrivere un trattamento efficace soprattutto nello stadio precoce della malattia di Lyme.


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