M.D. numero 29, 11 ottobre 2006

Management
Day surgery chirurgico e ruolo del Mmg
di Paolo Giarrusso - Medico di medicina generale, Fimmg Palermo e Saverio La Bruzzo - Medico di medicina generale, Presidente Fimmg Sicilia

La logica intrinseca dei DRG ha determinato un maggior coinvolgimento del Mmg nel management territoriale dei pazienti da sottoporre a chirurgia. Un’opportunità per il recupero del proprio ruolo attraverso un rinnovato rapporto col paziente

L
al ruolo del Mmg nei confronti dei pazienti da sottoporre a chirurgia in day surgery è divenuto nel tempo sempre più importante. Mentre in passato era sufficiente formulare la diagnosi e inviare l’assistito all’osservazione del chirurgo, oggi il Mmg viene coinvolto sia dal paziente per la scelta del chirurgo e per le diverse tipologie di intervento a cui deve sottoporsi (chirurgia tradizionale o in day surgery, per via laparotomia o per via endoscopica o laparoscopica) sia dal sistema sanitario per il trattamento domiciliare dello stesso paziente, dimesso precocemente in ossequio alla logica economicistica propria dei DRG. Per questi motivi la funzione del Mmg diviene sempre più determinante nel management territoriale di tali pazienti, poiché deve sapere affrontare i vari elementi che compongono la problematica chirurgica, in particolare deve:

  • relazionarsi con i pazienti e con le loro paure (ansia per l’intervento, paure per l’anestesia, ecc) e prepararli adeguatamente con un counselling personalizzato;
  • identificare le patologie suscettibili di terapia chirurgica (colelitiasi, appendicopatia, ernie, ma anche interventi demolitivi per patologie più gravi);
  • conoscere i principali vantaggi e/o svantaggi delle procedure proposte dal chirurgo;
  • essere interlocutore affidabile per il chirurgo;
  • sapere fronteggiare le possibili complicanze secondarie a un intervento dopo le dimissioni.

    Valutazione del paziente


    Dopo avere deciso sulla necessità della terapia chirurgica, appare opportuno che il Mmg debba sapere valutare, almeno per grandi linee e con buon senso, il rapporto rischio/beneficio centrato sul singolo paziente e debba, anche con l’ausilio delle opportune consulenze specialistiche, esprimere un sereno giudizio sui possibili benefici derivanti dall’intervento, analizzando tutti i dati in suo possesso (età, condizioni generali, pregresse affezioni, emostasi personale e/o familiare, storia naturale dell’affezione senza l’intervento chirurgico, condizioni socio-economiche, aspettativa di vita, ecc) e i fattori di rischio, per esempio: scompenso cardiaco acuto, recente infarto del miocardio, ritmo cardiaco diverso dal sinusale, stenosi aortica emodinamicamente significativa, ipertensione arteriosa non controllata, condizioni generali scadenti, squilibrio idroelettrolitico, diabete mellito scompensato, compromissione della funzionalità renale, epatica, respiratoria.
    Tale giudizio deve essere un atto attento e coscienzioso, essendo una valutazione di grande importanza che potrà accrescere o incrinare il rapporto di fiducia che lega il Mmg al proprio paziente. Una volta identificati i fattori di rischio è indispensabile cercare di minimizzare il più possibile le situazioni che possono aumentare il rischio operatorio mettendo in atto tutti i trattamenti volti a migliorare le condizioni cliniche del paziente (tabella 1).
    Minimizzare il rischio significa anche fornire al chirurgo tutte le informazioni sullo stato generale del paziente, ovvero:
  • eventuale presenza di allergie e/o di particolari idiosincrasie;
  • pregresse affezioni patologiche di rilevante importanza clinica e/o in atto e terapie in corso.
Tabella 1 - Ruolo del Mmg nella riduzione del rischio del paziente chirurgico
• Stabilizzare il paziente dal punto di vista emodinamico
• Rimandare gli interventi almeno a sei mesi dopo un infarto
• Trattare adeguatamente lo stato di male anginoso
• Correggere le turbe del ritmo cardiaco
• Stabilizzare la PAO
• Migliorare le condizioni generali
• Correggere gli squilibri idroelettrolitici
• Controllare l’emostasi e correggere gli stati anemici
• Compensare il diabete mellito
• Stabilizzare la funzionalità renale, epatica e respiratoria
Dopo essere stato dimesso dall’ospedale il paziente verrà nuovamente ripreso in cura dal proprio Mmg, che per i primi giorni dovrà valutare criticamente le sue condizioni sapendo cogliere ai primi sintomi l’eventualità della comparsa di complicanze proprie dell’intervento chirurgico (febbre suppurativa, assenza di peristalsi, vomito incoercibile, anemizzazione, dolori addominali) che potrebbero richiedere l’intervento specialistico.

Conclusioni


Un ruolo attento e partecipe del Mmg anche in situazioni importanti e delicate come un intervento chirurgico permette di ottenere numerosi vantaggi sia per il Mmg (recupero del proprio ruolo, sburocratizzazione dell’atto medico, ecc), sia per il chirurgo (riduzione dei tempi di degenza, maggiore informazione sulla salute del paziente, minimizzazione dei rischi). Anche il Ssn può trarne benefici (abbattimento dei costi, maggiore e più qualificato utilizzo del personale dipendente), ma soprattutto il paziente in tempi brevissimi può ottenere un’assistenza qualificata senza ricorrere a costosi
e lunghi “viaggi della speranza” per prestazioni che oggi possono tranquillamente effettuarsi ovunque.