M.D. numero 32, 1 novembre 2006

Editoriale
Aspettando la conferenza sulle cure primarie


Promuovere forme e modalità nuove di erogazione delle cure primarie, ma anche favorire l’assistenza domiciliare per una continuità assistenziale che poggi sempre di più sui medici di famiglia. È l’obiettivo che Governo e Regioni dovranno raggiungere entro il 31 dicembre secondo il Patto per la salute che hanno concordato di recente. A questo impegnativo traguardo si potrebbe affiancare, però, un altro vincolo legislativo che coinvolge i Mmg: una Legge obiettivo, da abbinare alla legge Finanziaria, per mettere il cittadino davvero al centro della sanità italiana.
Lo ha annunciato il ministro della Salute Livia Turco che ha definito i tre punti della delega che chiede al Governo: ridefinire i rapporti tra Servizio sanitario e Università con un ammodernamento degli insegnamenti didattici; potenziare il diritto di scelta del cittadino, chiedendogli di aiutare le istituzioni a combattere le lottizzazioni e perseguire l’appropriatezza delle prestazioni e l’attribuzione di cariche legate a merito e competenza; ma soprattutto ripensare al governo clinico della sanità dando più potere agli operatori e non solo.
Il ministro guarda, infatti, al modello anglosassone progettando di collocare, accanto ai responsabili di dipartimento e ai direttori sanitari, un consiglio dei cittadini che, insieme agli operatori, misuri la qualità delle prestazioni e il gradimento dei pazient.
È solo mettendo al centro la persona, secondo Turco, che si può costruire una sanità più efficiente, ma anche risparmiare, con un aggiornamento dei Lea che ormai sembra scontato, valutando nel dettaglio ogni prestazione e i rispettivi costi.
Sembra quindi annunciarsi una nuova stagione di confronto tra l’istituzione e la professione, dove sarà cruciale declinare, da ciascun punto di vista, che cosa si intende per questa co-progettazione e co-gestione del percorso clinico del paziente sulla quale pare si voglia puntare con sempre maggiore determinazione.
Al di là delle forme, istituzionalizzate o meno, della partecipazione dei pazienti al governo clinico che si annuncia nei fatti, è ovvio chiedersi quale sarà il ruolo del medico di famiglia in tutta questa operazione. Dovrà interpretare fedelmente modelli già decisi altrove come copioni di una recita a soggetto, improvvisando quando la traccia non soccorre? O potrà, a sua volta, partecipare al ridisegno del suo ruolo professionale nel nuovo sistema senza che questo gli sia già stato ritagliato addosso? Probabilmente qualche risposta a questi interrogativi potrà essere data con la conferenza nazionale sulle cure primarie, annunciata dal ministero per settembre, posticipata e secondo recenti dichiarazioni del ministro si dovrebbe svolgere in primavera a Bologna. Sarà l’ennesima passerella,
o un vero cantiere dove anche i medici di famiglia potranno far valere le proprie opinioni?