M.D. numero 33, 8 novembre 2006

Editoriale
Il Ssn tra Finanziaria e notizie di malpratica


La legge Finanziaria è entrata nel vivo e così è cominciato il balletto degli emendamenti con i quali parlamentari
e Governo portano il loro contributo per il controllo della spesa pubblica del nostro Paese. Naturalmente, tra i capitoli sui quali maggiormente si è concentrata la creatività del Parlamento c’è quello della sanità. Così come accade nel campionato di calcio, dove ciascun italiano si sente allenatore o tecnico del “pallone” ed elargisce critiche e strategie d’attacco, anche nel comparto sanità molti si percepiscono un un po’ medici e un po’ economisti, a maggior ragione poi se un mandato popolare ne legittima l’intervento.
E perciò succede, per esempio, che in commissione Affari Sociali della Camera rispunti un emendamento, tra i tanti, che chiede di porre un tetto alle prescrizioni dei medici di famiglia sia per i farmaci, sia per gli accertamenti diagnostici, tale che il risultato sia una limitazione alla spesa di almeno il 10%. Una ulteriore barriera all’accesso dei pazienti al Ssn, nel momento in cui lo stesso Governo, con l’istituzione del ticket al pronto soccorso, in realtà pone già, anche se con un provvedimento che parte dalle tasche e non dall’organizzazione, il principio della necessità di una maggiore regolazione dell’utilizzo del sistema.
Ma i cittadini italiani, al di là delle urgenze e delle necessità, per quanto tempo ancora saranno così desiderosi di accedere al Sistema sanitario pubblico? La domanda sorge spontanea nel momento in cui, per l’ennesima volta negli ultimi anni, è stata diffusa la notizia che ogni giorno ci sarebbero ben 90 morti causati da errori medici. La reiterazione di queste notizie potrebbe portare i pazienti all’idea, come è stato anche sottolineato da più parti, che sia preferibile tenersi ben lontani dalle strutture sanitarie italiane piuttosto che subirne un danno. Ma soprattutto, e questo è ben più grave, considerato che quando si danno notizie di malpraticano i medici sono generalmente descritti con una mancanza di professionalità che rasenta l’omicidio volontario, si rischia di incrinare ulteriormente il rapporto fiduciario medico-paziente.
Immaginiamo che un paziente varchi la porta dell’ambulatorio a Finanziaria approvata. Immaginiamo che si porti già dentro i timori per una possibile malattia, ma anche per quell’incuria che, stando ai quotidiani e alle notizie dei telegiornali, potrebbe colpirlo a tradimento in ognuno dei passi che lo accompagnano nello studio del proprio medico e si ritrovi di fronte al suo medico di famiglia necessariamente costretto a fare lo slalom tra esclusioni ed esenzioni, tra ticket e linee guida, pur di assicurargli ciò che in scienza e coscienza ritenesse più appropriato. Come potrebbe, ci chiediamo, continuare ad avere la stessa fiducia nel suo medico e, in fin dei conti, anche nella stessa cosa pubblica italiana?