M.D. numero 35, 22 novembre 2006

Editoriale
Mmg: guardiano del Ssn con poteri esautorati


La “missione impossibile” che aspetta nei prossimi mesi i medici di famiglia, e soprattutto chi li rappresenta, è quella di creare le condizioni per un rinnovo soddisfacente dell’accordo collettivo nazionale (ACN) che non deluda le aspirazioni di tutti. Obiettivo difficile se la convenzione attualmente in vigore (scaduta ormai il 31 dicembre 2005) risulta essere sicuramente la più studiata e meno applicata.
Nata a cavallo della riforma del Titolo V della Costituzione, l’impostazione federalista dell’ACN prevedeva una forte “personalizzazione” a livello regionale e aziendale. Opzione, questa, che appena la metà dei Governatori ha voluto o potuto percorrere.
In una buona metà delle Regioni italiane, infatti, a malapena si applica la cornice nazionale, soprattutto perché
a livello locale dovevano essere definite le vie di investimento specifico nella medicina generale.
Il triste risultato è che di grandi investimenti non se ne sono visti - semmai si sono moltiplicate le misure di controllo sulla spesa - e oggi, alla vigilia (si spera) dell’inizio del percorso per il rinnovo dell’accordo, la conflittualità è alle stelle.
La nuova finanziaria vuole che le Regioni abbiano a disposizione circa 6 miliardi di euro in più da dividere, dal momento che il Fondo Sanitario Nazionale passerà dai 90 miliardi di euro del 2006 ai 96 previsti per il 2007.
A parole poi tutti, dal ministro per la Salute Livia Turco fino all’ultimo dei Governatori, non fanno che decantare il ruolo pregnante della medicina generale come pilastro insostituibile del Servizio sanitario nazionale, ma anche regionale. Nei fatti, però, si continua a investire principalmente sull’ospedale o a spingere, come con la promozione del modello delle Casa per la Salute, su modelli paraospedalieri, che nulla hanno di quella flessibilità e capillarità libero-professionale che invece hanno caratterizzato le forme associative che la stessa medicina generale si è data e ha sperimentato.
Ciò che è certo è che le Aziende, come anche i loro referenti regionali e nazionali, non perdono occasione di additare i medici di medicina generale come unici colpevoli di sfondamenti di spesa e inappropriatezza, continuando in tutta Italia nella destabilizzante sequenza dei controlli di polizia e finanza. Nessuno sembra accorgersi, però, che nonostante gli attestati di stima, la funzione del Mmg come “guardiano” all’accesso del Ssn è continuamente indebolita. Un esempio per tutti: il moltiplicarsi di servizi territoriali iperspecialistici e per patologia, rispetto alla cui appropriatezza si potrebbe aprire una lunga riflessione.