M.D.
numero 35, 22 novembre 2006
Focus
on
Formazione: o Regioni o rebus
di
Monica Di Sisto
Un
sistema fermo, nella sua parte nazionale, dall’ottobre
scorso: la Commissione di indirizzo che non si riunisce da
luglio, gli accreditamenti di convegni, corsi e degli altri
eventi di formazione e aggiornamento permanente per medici
e operatori sanitari anch’essi sospesi. Sono mesi che
si annuncia un accordo Stato-Regioni sul nuovo Piano nazionale
di formazione che, tuttavia, non si può dare per scontato
mentre nel frattempo alcuni governatori hanno deciso di andare
avanti per proprio conto, definendo regole e sistemi di accreditamento
di eventi e fornitori, per rispondere all’esigenza
dei propri medici e professionisti della salute di aggiornarsi
e accumulare crediti. |
L'enigma
Ecm è ancora fitto e a renderlo più ingarbugliato
c’è la scelta di Farmindustria di sospendere le sponsorizzazioni
per l’aggiornamento dei medici (M.D. 2006; 34: 3). Il rischio
agitato è che da gennaio 2007 non siano più organizzati
eventi formativi a causa dello “stato di grave disagio in
cui versa il settore dell’Educazione Continua in Medicina,
il cui programma sperimentale, varato dalla Conferenza Stato Regioni
con accordo del 20 dicembre 2001, scade il 31 dicembre”.
È quanto ha scritto di recente in una lettera al ministro
della Salute Livia Turco, il coordinatore degli assessori regionali
alla sanità e assessore al Diritto alla salute della Toscana,
Enrico Rossi.
Nuova
crisi anche per il settore congressi? |
“Non
vorremmo che, in materia di Ecm, si ripetesse la stessa situazione
di quattro anni fa. L’accordo fu raggiunto solo il 20
dicembre 2001 e nei primi 3 mesi del 2002 gli operatori registrarono
un crollo dei fatturati, perché per garantire l’accreditamento
Ecm fu possibile programmare gli eventi medico-scientifici
solo dopo il 1 aprile. Una tardiva presa di posizione delle
Istituzioni competenti metterebbe nuovamente in grave difficoltà
il comparto”. Il vuoto istituzionale fa male al settore
produttivo dei congressi, che fattura 23 miliardi di euro
all’anno e occupa 288.000 addetti: l’allarme è
di Paolo Zona, coordinatore del Comitato Ecm di Federcongressi,
che non ha paura solamente dei ritardi del ministero, ma
anche della disomogeneità del territorio: “Dal
2005 il ministero della Salute manifesta l’intenzione
di delegare la gestione dell’accreditamento dei provider
e degli eventi medico-scientifici alle Regioni - ha spiegato
ancora Zona - che, in assenza di linee guida nazionali, hanno
creato sistemi disomogenei fra loro. È forte, secondo
gli operatori, “l’esigenza di un contesto normativo
chiaro e tempestivamente definito, che consenta al settore
una programmazione industriale di medio-lungo periodo”. |
Caro
ministro ti scrivo…
In vista della conclusione della fase sperimentale, con l’Accordo-ponte
del 16 marzo scorso Ministero e Regioni avevano concordato di
elaborare una proposta congiunta per il passaggio a regime del
procedimento Ecm. Coerentemente con tale impegno, la Commissione
Nazionale per la formazione continua ha sospeso dal 2 ottobre
l’accreditamento degli eventi formativi, poiché le
richieste devono pervenire 90 giorni prima dell’evento. Nel
passaggio si è inserita la recente sentenza della Corte
Costituzionale n. 328 del 2006, la quale, pur riconoscendo alla
Commissione nazionale per la formazione continua compiti esclusivi
di definizione degli indirizzi, ha attribuito alle Regioni in
materia di formazione un ruolo decisamente prioritario.
“L’approssimarsi del termine della fase sperimentale
e l’incidenza della decisione della Corte sull’assetto
strutturale dell’Ecm - ha sottolineato Rossi nella lettera
al ministero della Salute - sono eventi che hanno determinato
un forte disorientamento sia negli operatori impegnati nell’organizzazione
di eventi formativi, sia nei professionisti sanitari. I primi
non sono oggi in grado di programmare l’attività relativa
al prossimo anno, i professionisti sanitari, soprattutto chi ha
seguito in questi anni il programma con notevoli sacrifici economici
e di tempo, si interrogano sull’utilità dell’impegno
profuso”.
Roma risponde ma…
La risposta del ministro Turco all’assessore Rossi non si
è fatta attendere: “Sono certa, in ragione dei nostri
colloqui, che vi sia una larga condivisione, anche da parte di
diversi esponenti regionali, dell’idea di mantenere un disegno
unitario dell’Ecm, anche se sussistono differenti opinioni
sulle concrete modalità della sua attuazione”. Per
questo motivo il ministro della Salute ha proposto al coordinatore
dei sistemi sanitari regionali “in attesa di una compiuta
definizione dei ruoli dei diversi attori istituzionali, di individuare
al più presto modalità idonee a gestire il periodo
transitorio”. Le soluzioni individuate, secondo Livia Turco
“potrebbero formare l’oggetto di un Accordo Stato-Regioni,
che preluda ad uno strumento legislativo, anche di urgenza, con
il quale ridefinire i ruoli di ciascun protagonista. Nel frattempo
si potrebbe ipotizzare una proroga della fase sperimentale dove
tale esigenza fosse avvertita anche a livello regionale”.
I dubbiosi
I dubbi degli operatori, ma anche dei professionisti della salute
sul sistema sono molti. “È necessaria una definizione
dei ruoli e dei compiti - ha sottolineato Amedeo Bianco, presidente
della FNOMCeO e vicepresidente della Commissione Ecm - per garantire
'chi fa cosa’ ed evitare sovrapposizioni che sanno di conflitto
di interessi”.
Ecm:
nasce un Osservatorio Nazionale |
Il
ministero della Salute e le Regioni Emilia-Romagna, Lazio,
Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Trentino, Valle d’Aosta
e Veneto hanno promosso il progetto pilota “Osservatorio
nazionale sulla qualità dell’Educazione Continua
in Medicina”, che include anche un programma di formazione
di osservatori. In questo ambito è prevista, tra l’altro,
un’indagine finalizzata a esplorare le opinioni degli
operatori sanitari e a raccogliere indicazioni utili per lo
sviluppo della formazione continua in sanità e il miglioramento
del programma nazionale di Ecm. L’indagine è rivolta
a tutti gli operatori del Servizio sanitario. Essa è
realizzata attarverso un questionario che è possibile
compilare in linea, fino al prossimo 30 novembre, collegandosi
all’indirizzo internet http//web.rete.toscana.it/indagine_ECM/dispatcher.
Il questionario è anonimo e i dati raccolti saranno
elaborati solo in forma aggregata. I risultati saranno presentati
in un convegno che si terrà a Bologna nei prossimi
mesi, in data ancora da definire. |
Secondo
i più la cornice di regole generali deve essere nazionale,
nonostante la recente sentenza della Corte Costituzionale. “Come
ci sono i Livelli essenziali di assistenza - ha affermato ancora
Bianco - dovrebbero esserci i Lea della formazione, cioè
livelli uniformi in tutto il Paese, ritenuti efficaci e appropriati
a migliorare il patrimonio di conoscenze degli operatori”.
La posizione del “partito nazionalista” della formazione
in medicina è abbastanza nota: no alla parcellizzazione
del sistema in 20 micro-sistemi regionali, no agli “scambi
di crediti” e alle altre operazioni di solidarietà
tra sistemi locali in assenza di un meccanismo omogeneo per tutto
il territorio. “Il sistema a regime deve sapere valutare
meglio di quanto avvenuto in questi anni - ha ammonito Amedeo
Bianco - i bisogni degli operatori e le attività formative”.
Sì all’intervento di soggetti privati, “come
le Società scientifiche, nell’organizzazione dei corsi,
da non lasciare solo alle aziende del Ssn, che restano comunque
il baricentro del sistema”. E infine, “riconoscimento
del ruolo degli Ordini professionali, che sono i garanti della
qualità della formazione”, sottolinea Bianco.
Ma vista dalle Regioni, la prospettiva può cambiare anche
radicalmente. Comunque la si pensi, serve un accordo Governo-Regioni,
per uno strumento legislativo o regolamentare che ponga fine all’epoca
delle incertezze. “Sono d’accordo - ha risposto Rossi
- lo sono a livello personale”. E la partita sui come, i
chi, i quando e i che cosa resta ancora tutta da giocare.
Le Regioni possono fare da traino per un ECM
che funzioni
“Il taglio alle sponsorizzazioni? Non tutto il male viene
per nuocere per il sistema formazione. Dopo aver balbettato per
oltre un anno sul futuro dell’Ecm, una proposta possibile
al tavolo delle professioni e delle istituzioni è quella
di concentrare i fondi a disposizione negli eventi di effettiva
rilevanza, ovviamente in modo trasparente, così da evitare
l’annoso fenomeno delle dazioni a pioggia. È un fatto
che una gran parte della formazione residenziale, o cosiddetta
tale, aveva in realtà scarso impatto sulla professione
perché autoreferenziale”. È il pensiero espresso
da Lamberto Pressato, tra i primi “ingegneri” del sistema
Ecm, membro della Commissione nazionale, ma anche regista dell’Ecm
per la Regione Veneto. Le sue posizioni, anche scomode, negli
anni hanno anticipato e commentato puntualmente luci e ombre del
meccanismo. “Con tutte le ombre che gli riconosciamo - sottolinea
- l’Ecm ha rappresentato una sfida di sistema e cioè
quella di misurare la qualità degli eventi, la dimensione
della formazione. Le crisi non avvengono mai per caso, mi auguro
si tratti di una ‘pausa di riflessione’ del sistema
e che si utilizzino le settimane che ci separano dal 1 gennaio
2007 per trovare un tavolo di regole comuni tra istituzioni, mondo
della produzione del farmaco, del biomedico e delle professioni”.
La sperimentazione vista dalle Regioni
Nel corso dell’ultima Commissione nazionale, racconta Pressato,
“ci fu rappresentata la volontà del ministro, attraverso
l’intervento del prof. Ivan Cavicchi, di dare nuovo impulso
all’Ecm. Credo, tuttavia, si sia troppo a ridosso del 31
dicembre per pensare a una rivoluzione. È più probabile
che ci sia uno slittamento di 6 mesi-un anno della fase sperimentale”.
“Nelle more della svolta - continua Pressato - è stata
molto positiva l’esperienza di quelle Regioni che hanno avanzato
ulteriori fasi di accreditamento rispetto al livello nazionale:
penso allo strategico varo della formazione sul campo come superamento
qualitativo della attuale formazione residenziale con percorsi
formativi in stage, audit clinico e progetti di miglioramento
professionale”.
Le Regioni, dunque, stanno già giocando il ruolo di leader
del sistema: Marche, Toscana, Emilia, Veneto, Friuli, Trentino,
Valle d’Aosta, Lombardia svolgono già in proprio progettazione
e programmazione, senza alcun problema di dipendenza da risorse
private. “Nella Regione Veneto - svela Pressato - l’intera
offerta formativa ha rappresentato in un anno quasi 6mila eventi
rivolti a tutte le professioni. Il 78% è stata direttamente
prodotta da aziende sanitarie od ospedaliere e altri enti regionali.
Probabilmente è più nel mondo delle Società
scientifiche a livello nazionale che potrebbe essere evidente
la sofferenza del venir meno di eventuali sponsorship”.
Le criticità per i Mmg
Secondo Pressato, l’impianto nazionale dell’Ecm si era
fatto carico all’inizio di un ruolo di supplenza delle competenze
regionali, “era logico che con il tempo passasse la mano.
Ma il livello nazionale è rimasto inchiodato alla formazione
residenziale e mostra i segni del tempo”. Non si ha alcun
riscontro rispetto alla fase sperimentale della Fad, secondo Pressato,
e inoltre si sono evidenziati tutti i conflitti di interessi possibili
se i referee, ovvero i verificatori dei programmi, sono unici,
nazionali e non del tutto terzi agli eventi da accreditare. Per
i Mmg, inoltre “va sciolta l’ambiguità tra la
formazione obbligatoria prevista dalla Convenzione secondo un
concetto di ‘monte ore’ da coprire a livello economico
da parte delle Regioni, con quelli che sono i percorsi formativi
accreditati in Ecm. La prossima Convenzione, se il sistema Ecm
reggerà, dovrebbe prevedere che i Mmg conseguano crediti
nell’ambito di obiettivi di formazione specifici. Al di là
della formazione residenziale, che toglie ai nostri pazienti giornate
intere di disponibilità in ambulatorio, si dovrebbe pensare
a progetti di miglioramento, di audit clinico o di ricerca, tutti
riconfermati nell’ambito della formazione sul campo, accreditabili
a livello regionale attraverso un migliore impegno di risorse
ed efficacia formativa”.
Il nazionale che vorrei
Nelle more delle presenti incertezze le Regioni già fissano
i propri appuntamenti di confronto: in queste settimane si discuterà
di “concorso e cooperazione tra modelli regionali - spiega
Pressato - per sostenere quelle realtà ancora al palo,
perché quelle che non si trovassero in condizione di agire
in autonomia in tempi utili potrebbero adottare modelli di accreditamento
già sperimentati altrove. Avevamo già programmato
un incontro tra Regioni per il 1 dicembre sperando che sia ancora
conciliabile con gli impegni del ministero. La Regione Veneto
ha comunque già fissato per il 16 febbraio 2007 a Verona
un convegno nazionale per modelli a confronto, orientato alla
formazione sul campo e al futuro della Fad. Crediamo che le Regioni
che hanno fatto e vogliono continuare a fare, siano l’antidoto
al catastrofismo”.
Comunque vada, secondo Pressato “non succederà nulla
di catastrofico perché sia il ministero sia le Regioni
avranno il buon senso di traghettare il sistema oltre il periodo
di transizione”. La riforma più urgente? “Mi
accontenterei se si riuscisse a far rispettare i tempi di programmazione
- conclude Pressato - e che possibilmente si superasse il criterio
della rappresentanza a vantaggio della competenza”.
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