M.D. numero 35, 22 novembre 2006

Normative
Servire alcolici ai minori in ambienti pubblici è reato
di Mauro Marin - Medico di medicina generale, Pordenone


Le tutele legislative per disincentivare il consumo di alcolici da parte dei minori e la scelta del proibizionismo quale strategia deterrente

L'aumento del consumo di bevande alcoliche nei minori ha sollevato il problema su quali strategie attuare per arginare il fenomeno e i suoi danni. Tra queste si fa sempre più strada anche l’istituzione del proibizionismo, come conferma anche l’articolo 90 introdotto nella nuova Finanziaria e poi stralciato, che estendeva il divieto di vendita di alcolici fino ai 18 anni e nelle aree di servizio lungo le autostrade.
Il proibizionismo infatti è un metodo per ridurre il consumo di alcolici attraverso il divieto di vendita ai minori, stabilito per legge. Si tratta però di una soluzione che ha già dimostrato la sua inefficacia negli Stati Uniti d’America, dove era stata applicata negli anni Trenta col risultato più evidente di favorire la vendita illegale di alcolici da parte delle organizzazioni criminali e il loro arricchimento .
In Italia il Codice Penale contiene già delle regole restrittive che però non hanno avuto l’effetto di ridurre il fenomeno dell’alcolismo minorile, anche perché la vigilanza sul loro rispetto è carente:

  • art. 689: punisce con l’arresto fino ad 1 anno l’esercente che somministra in luogo pubblico o aperto al pubblico bevande alcoliche al minore di anni 16 o a persona con deficit psichico ;
  • art. 690: punisce con l’arresto fino a 6 mesi o con ammenda chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico cagiona l’ubriachezza altrui, somministrando bevande alcoliche;
  • art. 691: punisce con l’arresto da 3 mesi a 1 anno chiunque somministra bevande alcoliche a una persona in stato di manifesta ubriachezza.
È reato dunque per il barista somministrare alcolici ai minori di anni 16 o a persona con malattia mentale, causare in locali pubblici l’ubriachezza altrui, dare da bere in locali pubblici a persone già ubriache.
Il proibizionismo è comunque un divieto facilmente aggirabile, perché i minori possono comunque procurarsi bevande alcoliche in famiglia o da amici e anche nei locali pubblici attraverso la complicità di maggiorenni e in assenza di veri controlli.
Manca la percezione in molti adulti che bere alcolici sia un comportamento dannoso che inoltre fornisce un cattivo esempio per i giovani facilmente influenzabili.
In Italia oltre 500.000 persone sono dedite all’abuso di alcol e molte iniziano a bere nella vulnerabile età dell’adolescenza.

Una malattia sociale


L’alcolismo cronico è una malattia sociale, caratterizzata da uno stato di dipendenza dall’alcol capace di determinare un danno alla salute del bevitore, di deteriorare i suoi rapporti interpersonali e familiari, di compromettere le sue attività sociali e di lavoro, di aumentare il rischio di morte per malattie e di incidenti stradali e domestici.
L’abitudine a bere alcolici è spesso favorita da condizioni come crescere in una famiglia o in un ambiente di coetanei dove si fa un abuso di alcol, considerare normale ricorrere all’alcol per ridurre lo stress o per socializzare, vivere il disagio di conflitti familiari, sociali e di lavoro, avere disturbi di personalità. Predispongono all’alcolismo anche la mancanza di risorse psicologiche e di obiettivi di vita che motivano un comportamento responsabile orientato alla crescita e alla realizzazione personale e sociale.
Spesso anche la pubblicità agli alcolici presenta il bere come un comportamento conforme all’aspettativa sociale, in contraddizione con l’atteggiamento generale di condanna della società nei confronti degli alcolisti.

L’intervento educativo


Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità è utile sviluppare un programma di educazione continua per la promozione dei comportamenti costruttivi e la prevenzione dei comportamenti a rischio come l’abuso di alcolici.
La Carta Europea sull’Alcol di Parigi ha stabilito delle azioni prioritarie contro l’alcolismo. Un primo intervento è rappresentato dall’informare i giovani sugli effetti dannosi dell’alcol con programmi educativi scolastici, scoraggiare la guida in stato di ubriachezza con sanzioni e controlli più intensi e limitare la pubblicità agli alcolici.
Inoltre è importante formare gli educatori a combattere l’alcolismo, promuovere nei giovani stili di vita salutari e costruttivi (cultura, sport, socializzazione, ecc), tassare di più le bevande alcoliche per ridurne la disponibilità ai giovani.
Per i giovani che già abusano di alcolici è utile assicurare le cure e la riabilitazione specifica per gli alcolisti e il sostegno alle loro famiglie, oltre che sostenere le organizzazioni di volontariato e le associazioni di mutuo-aiuto che lavorano gratuitamente per la prevenzione e cura dell’alcolismo.
Infine bisogna aggiornare periodicamente gli obiettivi dei programmi nazionali ed europei contro il consumo di alcol in base alle nuove conoscenze scientifiche.
Un programma educativo concreto e impegnativo non può essere sostituito solo da un ulteriore divieto di legge.