M.D. numero 35, 22 novembre 2006

Pratica medica
Un caso di litiasi salivare sine materia
Leonardo Trentadue, Medico di medicina generale, Ferrandina (MT)

Un assistito di 38 anni si presenta in ambulatorio preoccupato, mostrando una tumefazione sottomandibolare: “Ero dal salumiere, quando improvvisamente ho sentito un gonfiore qui”, indicando la zona sottomandibolare sinistra. L’ispezione evidenzia una formazione rotondeggiante delle dimensioni di una noce, di consistenza duro-elastica. Alla domanda se la tumefazione sia comparsa altre volte, risponde negativamente. Formulo mentalmente la diagnosi, ma non la comunico al paziente. Lo invito a ritornare il giorno seguente e non prescrivo alcuna terapia.
L’indomani il paziente torna in ambulatorio sorridente, perché il gonfiore è scomparso. Gli prescrivo un’ecografia sottomandibolare, tranquillizzandolo ulteriormente circa la natura benigna di quella strana sintomatologia.
L’esito dell’ecografia è però negativo: il dotto sottomandibolare di Wharton è libero da ostruzione e la struttura della ghiandola è nella norma. La negatività dell’indagine non impedisce la diagnosi di scialolitiasi (sine materia) della ghiandola sottomandibolare sinistra.

Commento


La scialolitiasi colpisce soprattutto nell’età media ed è più frequente a carico delle ghiandole sottomandibolari che delle parotidi.
La patogenesi è riferita a una dischilia che determina precipitazione di carbonati, aminoacidi, carboidrati, sali di magnesio e di calcio, con formazione di calcoli. La localizzazione è intraghiandolare per la parotide e a livello del dotto escretore di Wharton per la sottomandibolare.
Il calcolo non ostruisce mai completamente il lume e, quando compaiono la colica e la tumefazione, l’occlusione è causata soprattutto dallo spasmo e dall’edema periduttale. Si possono verificare episodi di colica senza che si manifesti tumefazione. In ogni caso si deve parlare di colica salivare solo se è presente dolore.
Se il calcolo è situato nella parte distale del dotto, può essere localizzato col polpastrello delle dita. L’esame ecografico e radiografico evidenziano, quando c’è, il calcolo, ma nei casi dubbi una scialografia può essere risolutiva.
Per quanto riguarda le cause scatenanti la colica, la più frequente è la masticazione del cibo, attraverso la conseguente produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari. Si ha una tumefazione che interessa il muscolo massetere se è coinvolta la parotide e la zona sottomandibolare se è colpita la ghiandola omonima.
La tumefazione è tipicamente intermittente e può comparire anche per un semplice stimolo olfattivo o visivo, come nel caso del paziente in questione che, mentre faceva la spesa, aveva stimolato la sua salivazione osservando e odorando i cibi presenti in salumeria.
Se dopo la crisi insorgono sovrainfezioni è d’obbligo una terapia antibiotica, altrimenti è sufficiente un antinfiammatorio e un collutorio.
La terapia chirurgica è riservata ai casi severi e consiste nella rimozione per via transorale mediante incisione del dotto, e in casi più gravi e recidivanti si attua la parotidectomia conservativa o l’asportazione completa della ghiandola.