M.D. numero 36, 29 novembre 2006

Management
Cachessia neoplastica: quali interventi?
di Giovanni Filocamo - Medico di medicina generale, Milano, Responsabile Nazionale Dipartimento di Neuroscienze Aimef


Ogni terapia di supporto volta a migliorare lo stato nutrizionale deve essere specifica per ogni paziente e deve prevedere anche la gestione dell’anoressia, delle anomalie metaboliche e del disagio psicologico spesso associato


La diffusione epidemiologica delle patologie tumorali maligne pone spesso il medico di famiglia di fronte a situazioni cliniche particolari, spesso complicate da quadri di malnutrizione.
Ancora oggi vediamo gravi quadri di cachessia neoplastica, spesso a comparsa precoce in presenza di tumori di modeste dimensioni con localizzazioni che non coinvolgono alcuna funzione digestiva, indotti da un probabile deterioramento delle funzioni complessive. Infatti l’incidenza e l’entità della cachessia non sono sempre in rapporto diretto con l’introito calorico, la varietà istologica, il tipo di diffusione neoplastica o la massa tumorale.
Vi è generale consenso nel riconoscere che la comparsa della malnutrizione proteico-calorica nel paziente neoplastico determina un significativo peggioramento della morbilità associata e della qualità di vita, nonché un aumento della mortalità.
La malnutrizione inoltre aumenta la frequenza delle complicanze post-operatorie, riduce la risposta immunitaria ed è fonte di ripercussioni psicologiche sia nel paziente sia nella sua famiglia, mentre un’adeguata nutrizione riduce l’impatto degli effetti collaterali della chemioterapia e migliora la possibilità di sopportare una radioterapia aggressiva.
Dopo più di vent’anni di studi e di tentativi terapeutici, soprattutto in ambito di nutrizione di supporto, naturale o artificiale, non è ancora dimostrata la completa efficacia di tali tecniche nel prevenire o correggere la cachessia neoplastica. Numerose ricerche cliniche dimostrano infatti come anche dopo un prolungato periodo di nutrizione artificiale si assista talora a un aumento solo modesto della massa magra (la cui perdita rappresenta il maggiore danno per l’organismo) con un incremento del peso da attribuirsi soprattutto all’aumento dell’adipe e dell’acqua corporea.

Modificazioni metaboliche


La presenza di tumore induce nell’ospite profonde modificazioni metaboliche, che a loro volta producono dispersione di energia ed inefficace utilizzazione dei substrati nutritivi assunti. È quindi probabile che proprio queste complesse alterazioni dovute a meccanismi mediati da citochine, neurotrasmettitori, neuropeptidi ecc, tramite azioni di tipo endocrino e paracrino, siano responsabili dei non ottimali risultati ottenuti fino ad oggi dalla terapia nutrizionale in ambito oncologico. Il metabolismo proteico risulta infatti profondamente alterato con aumento del turn-over proteico come conseguenza dell’aumentata sintesi epatica e aumentata proteolisi a livello muscolare.
La frequente presenza di anoressia e di alterazioni delle capacità sensoriali (gusto e olfatto) in grado di modificare la quantità e la qualità del cibo assunto complicano ulteriormente le condizioni cliniche di questi pazienti.

Percorsi personalizzati e prospettive


Il compito del medico di medicina generale di fronte a tale problematica è complesso ed è importante non creare eccessive illusioni nel paziente o nella famiglia nei riguardi di una implementazione dell’apporto calorico e proteico che talora non sortisce effetti evidenti. I fattori che determinano la cachessia neoplastica vanno considerati in maniera integrata e multidisciplinare al fine di impostare un supporto metabolico-nutrizionale che abbia possibilità di offrire una qualche forma di miglioramento allo stato generale del paziente. Il trattamento richiede un percorso specifico, personalizzato per ogni paziente, che deve prevedere opzioni dietetico-nutrizionali in grado di non peggiorare ulteriormente il quadro clinico.
Sulla base delle migliori conoscenze dei meccanismi che conducono al devastante quadro della cachessia neoplastica, è possibile modificare efficacemente il supporto nutrizionale con l’utilizzo di sostanze in grado di contrastare l’anoressia, combattere le anomalie metaboliche e soprattutto inibire l’azione diretta delle citochine.
Non va dimenticato anche che un’altra causa e/o concausa di anoressia può essere rappresentata dai fattori psicologici, come depressione e stress, e che una terapia con antidepressivi può costituire un importante supporto da considerare per migliorare la qualità della vita del paziente e talvolta anche della sua famiglia.
La comunità scientifica sta cominciando ad elaborare osservazioni che possono suggerire al medico di medico generale le giuste strategie per “prendersi cura” di questo particolare aspetto dell’assistenza oncologica.
Recentemente la ricerca ha elaborato nuovi presidi farmacologici per compensare le anemie e nuove molecole immunostimolanti.
Forse stanno tramontando i tempi in cui si aveva la frustrante sensazione che nulla potesse rallentare o contrastare il quadro drammatico della cachessia neoplastica.