M.D. numero 37, 6 dicembre 2006

Editoriale
Le nuove geometrie della medicina generale


La medicina generale italiana sviluppa nuove geometrie: meno variabili che in passato, ci si concentra su masse critiche che vedono sindacati e società scientifiche, e sindacati tra loro, che quasi mai hanno realizzato convergenze in passato, sperimentare percorsi di costruzione di proposte. Sullo sfondo c’è il rinnovo
della Convenzione, che per quanto “ponte” e “leggera” la si voglia, è sempre lì a dover assicurare quantomeno la copertura economica dell’aumento del costo della vita, visto che sugli investimenti ogni Regione, quando ha scelto, ha stabilito di voler decidere per sé.
La nascita del Sindacato dei Medici Italiani e i cambi eccellenti in eccellenti vertici hanno, evidentemente, rimescolato le carte e portato le rappresentanze dei medici italiani a voler fare i conti con la realtà ridotta all’osso, visto che le asce di guerra pluriennali potevano ormai essere sepolte con un certo sollievo. E la realtà è che il mondo della professione è alla vigilia di un nuovo cambiamento abbastanza radicale. Innanzitutto la legge Mastella, che dovrebbe riformare la fisionomia delle professioni, sottraendo qualche elemento di tutela per introdurre qualche elemento di mercato, secondo i dettami dell’Unione Europea. Poi la legge Finanziaria, che ha introdotto, attraverso il Patto per la Salute tra Governo e Regioni, elementi di innovazione, almeno sulla carta, anche nella stessa configurazione delle cure primarie sul territorio.
Il monito degli studiosi, che come in tutti i momenti di difficoltà non fanno mancare le loro analisi, arriva chiaro: non può esistere alcuna riforma di struttura senza una chiarificazione definitiva di obiettivi
e risorse in campo, soprattutto con le cure primarie dove è più diretto il contatto con i cittadini. Sì, perché l’elemento che sembra essere più sottovalutato dal decisore politico è proprio la “variabile-paziente”:
il medico, per esempio, non può confrontarsi con una considerazione astratta di misure quali i tetti di spesa, senza valutare - e questa volta con una precisa approssimazione - il loro eventuale impatto sul rapporto di fiducia tra il medico e il paziente.
Ogni misura di salute pubblica si traduce per il Mmg in un volto e in una reazione molto concreta. Da ultimo, in presenza di qualsiasi innovazione si voglia rinvenire, il Mmg quest’anno si trova di fronte a vincoli di bilancio decisamente impegnativi. Le forme associative da sole non sono una risposta, non solo perché non sono sempre adatte a tutte le necessità attuali, ma anche perché, a distanza di vent’anni dalla prima convenzione che le ha previste, soltanto una minoranza dei medici italiani svolge la propria attività in forma associata.
Se Casa della Salute deve essere, forse dovrebbe essere in primis il Ssn ad accettare la sfida di essere una vera casa di tutti i medici per la salute dei loro pazienti. Una casa moderna, funzionale, economica, ma non per questo spoglia o più impersonale.