M.D. numero 1, 24 gennaio 2007

Farmaci
Ranelato di stronzio: prevenire le fratture

In pazienti con osteoporosi postmenopausale, il ranelato di stronzio riduce il rischio di fratture vertebrali e dell’anca con una duplice azione di inibizione del riassorbimento osseo e di stimolazione della neoformazione ossea, e con una efficacia indipendente dalla presenza o meno di fattori di rischio per frattura

L'osteoporosi è la patologia scheletrica più frequente e colpisce soprattutto donne in postmenopausa. Per l’OMS la lotta all’osteoporosi è una delle sfide sanitarie del terzo millennio: si calcola che il rischio di una frattura femorale sia maggiore del rischio di tumore mammario, endometriale e ovarico insieme.
La frattura di femore si accompagna ad una elevata mortalità: 5% in acuto e 15-25% entro un anno. La disabilità deambulatoria è permanente nel 20% dei casi e solo il 30-40% torna autonomo. I costi in Italia sono notevoli: nel solo 2002 si è superato 1 miliardo di euro.
L’osteoporosi è un disequilibrio del metabolismo dell’osso: il riassorbimento prevale sulla formazione, con perdita di massa ossea e aumento della fragilità e del rischio di fratture. Per il trattamento dell’osteoporosi si utilizzano farmaci che inibiscono solo il riassorbimento osseo (bisfosfonati), che stimolano solo la neoformazione (teriparatide) o che agiscono su entrambi i fronti (ranelato di stronzio).
Il ranelato di stronzio è una molecola innovativa approvata in tutta Europa per ridurre il rischio di fratture vertebrali e del femore in pazienti con osteoporosi postmenopausale. è l’unico con una “azione doppia” sul metabolismo osseo: crea osso nuovo stimolando gli osteoblasti e riduce il riassorbimento dell’osso inibendo gli osteoclasti, e riequilibrando il turnover osseo a favore della formazione ossea.
Micro Tac su biopsie ossee di pazienti trattate mostrano che il ranelato di stronzio aumenta lo spessore e il diametro della corticale dell’osso e aumenta il numero e lo spessore delle trabecole: l’osso è più resistente ed elastico, più protetto dal rischio di fratture.

Evidenze dai trial clinici


Sul ranelato di stronzio è stato condotto un programma di sviluppo con grandi trials, disegnati per determinare l’efficacia antifrattura in donne con osteoporosi, a livello vertebrale e non vertebrale.
Gli studi SOTI (Spinal Osteoporosis Therapeutic Intervention) (N Engl J Med 2004; 350: 459) e TROPOS (TReatment Of Peripheral OSteoporosis) (J Clin Endocrinol Metab 2005; 90: 2816) hanno coinvolto 75 centri in 12 paesi europei, includendo 7.000 pazienti con osteoporosi postmenopausale per 5 anni di terapia e con analisi principale a 3, 4 e 5 anni. Gli studi erano programmati per analizzare i dati cumulati anche in sotto-popolazioni di pazienti.
I risultati hanno evidenziato che il ranelato di stronzio riduce significativamente del 49% il rischio di fratture vertebrali entro 1 anno rispetto al placebo e già entro il 3° anno riduce il rischio di fratture del femore (-36%). La riduzione del rischio di fratture vertebrali e non vertebrali si conferma anche nel più lungo termin e il ranelato di stronzio è l’unico farmaco con evidenze cliniche di efficacia antifrattura a 5 anni, con studi programmati per tale durata (e non con studi di estensione) con endpoints principali le fratture vertebrali e non vertebrali, valutate in trial separati.
La riduzione del rischio di fratture è stata dimostrata indipendentemente dalla presenza o meno di fattori di rischio per fratture, ovvero per qualunque valore di densitometria, di età, di storia familiare, di indice di massa corporea, dell’abitudine al fumo (figura 1), dimostrando di ridurre il rischio di frattura nelle pazienti fratturate e anche in quelle non fratturate ma con una densità ossea ridotta e con fattori di rischio per fratture.
Il ranelato di stronzio (Osseor) è una terapia di prima scelta per ridurre il rischio di fratture vertebrali e del femore ed è rimborsato in prima intenzione in nota 79.