M.D. numero 2, 31 gennaio 2007

Editoriale
Ma è il caso di lasciare ai giudici l’ultima parola?


Se c’è una cosa che negli ultimi anni non si è riusciti proprio a evitare nel mondo della sanità italiana è la progressiva emarginazione professionale ed economica della medicina di famiglia. Anche se il Mmg ha accettato di diventare da ‘medico della mutua’ ad articolazione del Ssn, da ‘guardiano’ a ‘portiere’ delle prestazioni della rete delle cure, fino a diventare a parole manager del sistema delle cure, ma nei fatti primo indagato in quei momenti nei quali i conti della salute pubblica non tornano. Eppure, ed ha fatto bene l’Assimefac a ricordarlo di recente, ogni giorno in Italia sono 800 mila i pazienti che si rivolgono al Mmg e l’85% di essi trova una risposta
ai suoi problemi. La medicina generale, insomma, si è confermata negli anni un ambito specifico e molto particolare, proprio per il fatto di essere il luogo di primo contatto tra cittadino e Ssn.
A partire da questa specificità, le organizzazioni della medicina generale italiana hanno trovato un’inedita unità interna sul tema della formazione affinché il curriculum di studio della medicina di famiglia trovi una piena integrazione nell’ordinamento universitario. Tuttavia a chi scrive, ma anche, come potrete leggere su questo numero di M.D., a buona parte dei leader della MG, sembra urgente che questa trovi quanto prima un forte atteggiamento unitario anche su altri contenuti, che la porti a essere interlocutore credibile delle istituzioni per il rilancio delle cure primarie in Italia.
L’urgenza dell’operazione può essere dimostrata dall’ultimo episodio di contrasto giurisprudenziale tra decisori politici e Mmg, che ha trovato nel Tar l’ultimo baluardo. Molte Regioni, tra le quali Friuli e Toscana, hanno ben pensato di ridurre il numero di Mmg attivi sul territorio innalzando il limite del rapporto ottimale tra essi e i propri pazienti.
Ma il Tar ha ribadito che non sono le Regioni a poter stabilire, in base al Titolo V della Costituzione, il rapporto ottimale tra Mmg e numero di assistiti. Il Tar del Friuli ha ristabilito la corretta interpretazione dell’articolo 33 dell’ACN, secondo cui la regola del rapporto ottimale è di un medico ogni 1.000 assistiti. E ha precisato che sono possibili eccezioni solo per ambiti territoriali definiti, con un limite all’incremento e nessuno per la riduzione del numero di assistiti per medico, in base alle particolari necessità locali.
Per fissare, dunque, un principio gestionale evidente e già sancito, anche questa volta c’è voluto un procedimento legale e un giudice. Come sono stati altri giudici, nel recente passato, a prosciogliere altri Mmg da affrettate accuse di iperprescrizione mosse loro dai Governatori.
Se i Mmg non acquisteranno al più presto, tutti insieme, potere, profilo e spazio d’azione appropriati all’interno del Ssn, rischiano di soccombere sotto un cumulo di carte e di citazioni giudiziarie. Ma sembra che le organizzazioni di settore questa volta se ne siano accorte.