M.D. numero 3, 7 febbraio 2007

Focus on
Il nuovo Codice aiuta a stare insieme
di Monica Di Sisto

La rinnovata unità della categoria medica ha cominciato il suo cammino dalla nuova versione del Codice Deontologico.
Il testo è stato redatto con una larga intesa inerente ad alcuni specifici temi professionali, anche in merito ai più controversi, come la regolamentazione delle pubblicità e il conflitto di interessi, in modo da rappresentare un punto di riferimento e chiarezza per tutti i medici

Nel viaggio dentro la rinnovata unità della categoria medica, le alleanze sembrano diventare sempre più vaste e le intese sempre più larghe. Le 18 maggiori sigle sindacali che rappresentano la maggior parte del comparto medico (Anaao-Assomed, Anpo, Cimo-Asm, Simet, Civemp, Cisl-Medici, Uil-Medici, Fesmed, Cgil-Medici, Umsped, Fimmg, Sumai, Snami, Cipe, Andi, Aio, Smi, Cosime), alcune delle quali storicamente lontane fra loro, hanno avviato di recente a Roma un nuovo corso comune, sotto l’egida della FNOMCeO.
Il presidente degli Ordini Amedeo Bianco ha avviato, infatti, una fase di dialogo attivo con tutte le componenti della professione, nel “reciproco rispetto dei ruoli e su temi specifici”. Tutti si sono ritrovati su una considerazione: essere medici oggi vuol dire sapersi orientare nelle grandi sfide poste dalla bioetica (inizio e fine vita, per citarne solo due), come sui temi che riguardano le modalità e l’organizzazione del lavoro professionale (il governo clinico), sino alle questioni imposte oggi dalla formazione e dall’aggiornamento professionale. Un primo incontro, definito “cordiale e costruttivo”, che è servito a programmare altri appuntamenti per confrontarsi sulla riforma delle professioni, questa volta con i sindacati.
Un percorso cominciato con il rinnovo del Codice deontologico che, 8 anni dopo l’ultima versione e dopo un anno e mezzo di lavoro di redazione, oggi si presenta in 75 articoli e una “disposizione finale” nella quale si riafferma, in primo luogo, la centralità del ruolo del medico e si stabilisce che i 75 articoli dovranno essere continuamente monitorati e ri-aggiornati per mantenersi al passo con i rapidi mutamenti della società.
“Si respira un’aria diversa nella professione - spiega a M.D. il presidente della FNOMCeO Amedeo Bianco -. C’è una gran voglia di cooperare, di lavorare insieme, di trovare più le ragioni della concordia e del lavoro comune che non quelle del conflitto e della divisione, senza nulla togliere alle storie e competenze diverse. E questo, per la prima volta, vale per tutti quanti: sindacati, società scientifiche e anche per gli Ordini”.

Che cosa è cambiato nel Codice


La nuova versione, oltre a qualche limatura, è entrata nel merito di alcuni specifici temi professionali, anche tra i più controversi, cercando di rappresentare un punto di chiarezza per i medici.
Rispetto alla formazione (art. 19), per esempio, il medico ha l’obbligo di mantenersi aggiornato in materia tecnico-scientifica, etico, deontologica, gestionale e organizzativa, così da poter “confrontare la sua pratica professionale con i mutamenti dell’evoluzione dei progressi della scienza e di confrontare la sua pratica professionale con i mutamenti dell’organizzazione sanitaria e della domanda di salute dei cittadini”.
In occasione della presentazione del Codice, inoltre, la FNOMCeO ha lanciato l’appello a “trasformare l’Ordine nel domicilio stabile per la formazione post laurea. Anche perché - hanno convenuto la maggior parte dei presenti - fino a oggi l’esperienza dell’ECM non ha prodotto effetti positivi”. Dalla Federazione è arrivata poi la richiesta di inserire nel corso di laurea in Medicina l’insegnamento sistematico della deontologia, che oggi dipende dalla volontà e dagli indirizzi dei singoli Atenei.
Passando a segnalare alcune modifiche interessanti per la vita quotidiana di un Mmg, nel Codice è stata inserita una disposizione sulla corretta condotta medica, che deve svolgersi secondo il principio di efficacia delle cure e nel rispetto dell’autonomia del paziente, ma deve, nel contempo, tenere in considerazione la necessità, realisticamente ineludibile, di un uso appropriato delle risorse disponibili (articolo 6). Si cambia anche in materia di errori e governo clinico, punti prioritari nell’agenda del Governo. Per la prima volta in assoluto, il Codice impone al medico il dovere di collaborare alle politiche di prevenzione e gestione dell’errore. Nell’articolo 14 su “sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico”, al medico è prescritto di rilevare, segnalare e valutare gli errori, “al fine del miglioramento della qualità delle cure”. Una disposizione che nel testo ritorna indirettamente anche nei continui riferimenti alla qualità professionale e al governo clinico che assegna ai medici un ruolo chiave nella gestione del Ssn e che è universalmente indicato come strada verso appropriatezza, abbattimento delle liste d’attesa ed equità dell’assistenza.
Viene ribadita la regola della corretta e compiuta redazione della cartella clinica, che, si stabilisce ora, deve anche registrare l’avvenuta informazione, i tempi, i modi e i termini del consenso (articolo 26).

Le linee guida


Il testo del Codice si è arricchito su due temi particolarmente scottanti come quello del conflitto d’interessi (articolo 30) e quello della pubblicità dell’attività sanitaria (articolo 56) di specifiche linee guida con indicazioni pratiche. La materia del conflitto di interessi riceve, per esempio, una disciplina assai più puntuale a sottolineare il problema deontologico di situazioni in cui l’interesse della salute dei cittadini possa essere influenzato da un interesse secondario nella ricerca scientifica, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, nella prescrizione terapeutica e di esami diagnostici, oltre che nei rapporti con industrie, enti o istituzioni pubbliche e private. Viene anche sancito che il medico non deve mai subordinare il proprio comportamento prescrittivo ad accordi economici o di altra natura, per trarne indebito profitto per sé e per altri. Il medico non può accettare “ristoro” per soggiorni superiori alla durata dell’evento o di natura prettamente turistica per sé, per familiari o amici. I medici, infine, non possono percepire direttamente finanziamenti che favoriscano la partecipazione a eventi formativi. Ma il divieto però non si estende alla società scientifica organizzatrice o all’azienda sanitaria presso cui il medico opera.
L’allegato sulla pubblicità informativa è la risposta della Federazione alle liberalizzazioni introdotte dal decreto Bersani e dall’Europa. Novità che avrebbero imposto di fissare una serie di “paletti” per far sì che l’informazione al cittadino, la più ampia possibile, sia “certa, trasparente e non ingannevole”. L’allegato elenca gli elementi obbligatori dell’informazione, gli ulteriori “ingredienti” che essa può contenere, gli obblighi deontologici del medico, il procedimento autorizzatorio, l’impiego della posta elettronica per motivi clinici, la comunicazione tramite i mass media. All’Ordine spettano, infine, le funzioni di vigilanza e controllo.

Una gran voglia di lavorare insieme


“Oggi c’è una gran voglia di trovare insieme - spiega il presidente della FNOMCeO - le ragioni per rispondere alle grandi sollecitazioni che tutta la professione ha. A parte qualche distinguo sollevato intorno ai profili di bioetica, è stato apprezzato lo sforzo di ammodernamento e di sensibilità che il Codice ha avuto rispetto ai grandi cambiamenti della società e della medicina”.
Bisogna cambiare, però, secondo il presidente, “anche la lente con la quale guardiamo la realtà che ci circonda. L’idea di essere una professione accerchiata fa un po’ torto a quello che è stato fatto, che stiamo facendo e che insieme possiamo fare. Credo che una lettura così difensivistica, da ‘deserto dei tartari’, in cui si sta chiusi nel forte e si guarda lontano per cogliere il nemico di turno e capire quando arriva, rischia di essere un po’ riduttiva. La nostra come le altre professioni sono chiamate a cogliere i rapidi cambiamenti della società, dei costumi, dell’economia, della scienza e tutto questo non deve essere colto come insulto al presente. La medicina non è in crisi di identità, sono i cambiamenti che ci inducono a esprimere nuove identità. E poi non è vero che si perdono i contorni, perché quando sono costruiti intorno a principi solidi non vengono meno, e credo che alcuni principi siano assolutamente solidi come per esempio quello di giustizia, che voleva dire ieri assistere il povero e oggi si traduce nell’usare bene le non poche risorse a disposizione. Il principio di non maleficità, che voleva dire usare senza pregiudizio gli, allora, pochi presidi terapeutici a disposizione, oggi può anche voler dire non esagerare con i presidi terapeutici e non accanirsi”.

Nuova attenzione alla deontologia


Inserire, come ha fatto la medicina generale premettendo la definizione WONCA al testo dell’ACN, principi di identità e di profilo, secondo Bianco “è un segno della nuova attenzione alla deontologia, non come a un rito molto antico, ma come un costante processo di adeguamento dei comportamenti etici e tecnico-professionali. Dovremmo riscoprire la deontologia come uno degli strumenti per la promozione della qualità in medicina”. Il forte richiamo ai determinanti della Clinical governance, ma anche a fare dell’ECM un pezzo concreto dell’assistenza e non solamente un fiore all’occhiello del sistema, sono tutti elementi che, secondo Bianco, collocano questa moderna deontologia un po’ dappertutto nel sistema. Il presidente della FNOMCeO non nasconde però un timore: “che la formazione smetta di essere uno strumento di emancipazione della professione per diventare uno strumento di controllo dei professionisti. Noi sappiamo che il successo di ogni sollecitazione alla responsabilità dei medici non può passare che attraverso il loro pieno coinvolgimento. Il ruolo dei medici, all’interno dell’ECM come del sistema delle cure, sta nella loro capacità di produrre cultura, contenuti, obiettivi di salute e, sicuramente, è in capo agli Ordini il compito di garantire la qualità e l’equità della formazione, perché esso è sul serio in grado di modificare i comportamenti dei professionisti e gli outcome della loro azione”. Come Ordine, dunque, uno tra gli immediati terreni d’interlocuzione con il ministero della Salute sarà quello del governo clinico, “dove ricorderemo che i principi della clinical governance - chiarisce Bianco - fanno riferimento anche a principi generali della professione: quello della cooperazione, della ricerca delle eccellenze, quello di fare della sicurezza e dei diritti del paziente il paradigma fondamentale dell’esercizio professionale”.