M.D. numero 5, 21 febbraio 2007

Editoriale
Mmg: sì agli oneri, ma a quando gli onori?


Una scuola di specializzazione in medicina di famiglia e di comunità con un obiettivo importante: quello di formare il medico di famiglia e il medico dirigente di comunità. La proposta è arrivata da Ernesto Mola, presidente dell’Assimefac, società scientifica interdisciplinare dedicata alla medicina di famiglia e di comunità, ed è indirizzata al Tavolo della medicina generale che per la prima volta vede insieme tutti i sindacati e le società scientifiche del settore. Il medico di medicina generale che verrebbe a formarsi con questo percorso dovrebbe essere in grado di coordinare l’assistenza primaria sia in relazione al singolo paziente come medico di famiglia, sia in relazione alla collettività come dirigente dei servizi distrettuali. Per questa ragione occorre fornire competenze cliniche e specifiche della disciplina, ma anche manageriali che mettano in grado i professionisti di gestire tanto le strutture semplici o complesse proprie della medicina generale, quanto quelle distrettuali.
Se la medicina del territorio, dopo le recenti prove, anche clamorose, della crisi del sistema dell’urgenza, è indicata come un po’ la panacea dell’intero Ssn, c’è bisogno però di fornirle anche appropriati strumenti di formazione per renderla più adatta al gravoso compito. Sia per le competenze che già oggi essa offre, sia per semplificare il percorso normativo che possa portare la medicina generale nell’università, sarebbe interessante, secondo Assimefac, studiare l’opportunità di creare una scuola di specializzazione in medicina di famiglia e di comunità.
Il dipartimento dell’assistenza primaria che si delinea nel documento dovrebbe formare anche tutte le professionalità che nelle cure primarie andranno a operare: per esempio gli infermieri, trasformati appositamente in care manager, poi i fisioterapisti del territorio, gli assistenti sociali del settore sanitario e così via.
L’unico dubbio che sorge a questo punto è che la medicina di famiglia, se non riuscirà in tempo, attraverso questa o altre iniziative di formazione, a cambiare attitudine e profilo dei protagonisti dell’assistenza, potrebbe vedersi sobbarcata di tutti quei pezzi e bisogni di salute lasciati incompiuti o insoddisfatti fino ad oggi, rimanendo però fuori dalla “stanza dei bottoni”. Eh sì, perché il Governo, nei confronti con le rappresentanze del settore, ha ribadito l’importanza dello spostamento del baricentro del Ssn sul territorio, ma nicchia sulla possibilità di carriera e di dirigenza per i Mmg nell’ambito del sistema riformato. Ridistribuire gli oneri e non gli onori, però, rischia di non dare alla medicina di famiglia tutti gli strumenti di cambiamento delle priorità e delle decisioni che renderebbero concreto ed effettivo il cambiamento.
Avere le responsabilità, ma non la capacità di decisione, metterebbe tra le mani dei Mmg un’arma spuntata, che facilmente potrebbe trasformarsi in un boomerang. Un re con una corona e con un regno, ma con accanto una regina madre che continua a decidere per lui, è un’immagine da basso impero che non sembra poter produrre nulla di buono.