M.D. numero 6, 28 febbraio 2007

Focus on
Congressi e formazione: alla ricerca di una via d’uscita
di Monica Di Sisto

La Federazione Italiana delle Società Medico Scientifiche mette in campo le proposte per il riordino delle Società scientifiche quale primum movens del processo di rinnovo della formazione medica. Ma vista la situazione contingente, non è mancato il riferimento ai momenti di aggiornamento congressuali con l’appello a Farmindustria di rompere lo steccato eretto con la delibera di “stop alle sponsorizzazioni dei congressi”.

Il primo gennaio 2007 le industrie farmaceutiche non sostengono più alcuna spesa diretta o indiretta per viaggi e ospitalità in Italia e all’estero in occasione di convegni, congressi e corsi Ecm, anche di tipo regionale, e visite dei medici ai laboratori e ai centri di ricerca aziendali. Dunque niente biglietti aerei, coffee break, pranzi e cene che siano sostenute in qualsiasi forma dalle aziende, anche se incluse nella quota di iscrizione al convegno. Con una delibera della sua Giunta del 25 ottobre 2006, Farmindustria ha decretato lo stop alle sponsorizzazioni “per operatori sanitari, compresi i relatori”, in risposta ai tagli per il settore previsti in Finanziaria. Un provvedimento contro il quale si sono levati fin da subito alti i lamenti tra gli operatori, ma anche tra i medici di famiglia per molti anni esclusi dalle sponsorizzazioni, anche se non sono stati messi in discussione i finanziamenti ai contenuti, ma soltanto al ‘contorno’.
Nelle ultime settimane, però, qualcosa si è mosso a partire da Farmindustria, che ha dato segnali di ripensamento rispetto alla propria scelta. Un segnale atteso dalle Società scientifiche che, per bocca del presidente della Federazione Italiana delle Società Medico-Scientifiche (Fism), Pasquale Spinelli, in una sorta di ‘chiamata alle armi’, a Milano ha chiesto agli industriali “proposte concrete che permettano di avviare un serio confronto sul rinnovamento del sistema congressuale”.

Le ragioni di uno stop


In realtà gli industriali del farmaco avevano già dato un primo ‘giro di vite’ alle spese d’ospitalità relative ai convegni medici, con la revisione del Codice deontologico effettuata nel 2004 a scopo moralizzatore e di maggiori economie. Per quanto riguarda convegni e congressi che si fossero svolti in Italia, infatti, gli industriali decisero che eventuali oneri di ospitalità a proprio carico avrebbero potuto riguardare i medici di medicina generale e i farmacisti ospedalieri, ma limitatamente ai quei convegni che avessero ottenuto specifici crediti Ecm.
È lo stop del 2007 a porre, tuttavia, il tema in cima alle preoccupazioni dei medici italiani. Il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici Amedeo Bianco ha immediatamente espresso “viva preoccupazione”, perché sono venute meno risorse ulteriori, “spesso oggetto di pregiudizi e molto discusse - ha ammesso per inciso Bianco - ma preziose per il sistema dell’Ecm”. C’è stato anche chi, come Massimo Cozza di Fp Cgil, ha plaudito, invece, al superamento delle sponsorizzazioni private di convegni e congressi. “Il principio della obbligatorietà della formazione per i medici - ha spiegato - è diventato un affare per le case farmaceutiche e biomedicali. Queste sponsorizzano oltre i 2/3 degli eventi, conferendo di fatto allo stesso personale sanitario pubblico di 'passare' da loro per ottenere i crediti formativi. Perfino quando chi organizza l’evento è una società scientifica, lo sponsor spesso indica gli argomenti del corso e i relatori, invita direttamente i partecipanti che potranno essere influenzati nelle scelte future di farmaci o di apparecchiature biomedicali”.
Senza ipocrisie, Giacomo Milillo, segretario della Fimmg, aveva fatto notare invece che “l’unica forma di Ecm ai medici arrivava dall’industria. Ma invece di polemizzare sulla presenza di un conflitto di interesse, che peraltro esiste nel settore pubblico come in quello privato perché non è un soggetto etico e uno meno etico, l’autorità dovrebbe semplicemente fare controlli e sanzionare eventuali comportamenti scorretti”.

Eppur si muove


È all’inizio di febbraio che Maria Pia Ruffilli, vicepresidente di Farmindustria, intervenendo al seminario I prontuari terapeutici: stato dell’arte e prospettive, organizzato a Roma dalla Regione Lazio, ha lanciato un segnale di ripensamento al taglio operato. “Stiamo discutendo con le società scientifiche, le associazioni dei medici e al nostro interno per cercare di elaborare regole che fissino la qualità e il tipo di convegni e congressi per i quali l’industria possa continuare a sostenere le spese logistiche”. La Ruffilli aveva ammesso che uno strumento così importante dal punto di vista della formazione e dell’aggiornamento “deve poter continuare a essere utilizzato. Occorrerà rivedere le modalità di partecipazione e il tipo di eventi da includere. Dovremo forse provvedere - aveva ipotizzato il vicepresidente Farmindustria - a una selezione di incontri solo a livello nazionale e internazionale”. Una selezione necessaria a voler prendere sul serio quanto rivelato dal direttore generale dell’Aifa, Nello Martini durante lo stesso seminario. Martini, infatti, aveva tracciato un identikit dei convegni medici svoltisi in Italia nel 2006, dichiarando che addirittura il 70% è stato rappresentato da mini-meeting della durata di meno di sei ore ciascuno. Il segnale di riscossa delle Società scientifiche è stato lanciato ‘a botta calda’ da Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg), secondo il quale “tutti devono fare la loro parte per abbattere i costi della formazione che oggettivamente non sono più sostenibili. Non bisogna interrompere alcun congresso previsto nel 2007 e, se necessario, le Società scientifiche ricorreranno a forme di autofinanziamento”. Cricelli ha poi successivamente aggiunto che la delibera di Farmindustria “colpisce prevalentemente gli interessi degli eventi di maggior livello e di elevata qualità e non tocca invece i microeventi locali fortemente orientati al marketing delle aziende farmaceutiche e assai poco ai contenuti scientifici”.

FISM a Farmindustria: ritirate la delibera


“Farmindustria continua a sorvolare sul blocco dei finanziamenti ai congressi. Ma è ora di fare chiarezza sul versante della formazione medico-scientifica”. Pasquale Spinelli, presidente della Fism a Milano ha annunciato una ‘discesa in campo’ delle società scientifiche a 360°. E al centro della nuova sfida politica c’è di sicuro la formazione, che senza la compartecipazione tra fondi pubblici e privati non è sostenibile. Per mettere ordine, le Società scientifiche chiedono di assumere un ruolo di primo piano nel sistema dei provider accreditati, insieme con le università, le aziende ospedaliere e sanitarie e gli Ordini dei medici, mentre la Fism si propone come curatrice del registro delle società accreditate come provider, la cui gestione rimarrebbe affidata al ministero della Salute.
Spinelli lo ha detto chiaramente: “È ora di dare un taglio ai congressi turistici, ma serve anche chiarezza sui provider della formazione medico-scientifica. Un ruolo che la Fism rivendica a pieno titolo”. Sarebbe dunque il caos nel sistema Ecm il vero responsabile della maggior parte delle diseconomie esistenti: per questo Fism indica come prima priorità quella di chiarire il ruolo che ciascuno tra Stato, Regioni, società scientifiche, sponsor, sovrapposti in una totale assenza di coordinamento, deve svolgere per superare tutti i conflitti di interesse e di competenze. I congressi devono tornare a essere momenti di studio, in un’ottica di riduzione dei costi. “È innegabile che serva una moralizzazione e un riequilibrio del sistema - ha ammesso Spinelli - limitando gli eventi e organizzandoli in sedi accessibili”.
Ma per il presidente Fism bloccare tutti gli eventi a priori non è la soluzione. Secondo la Simg, presente a Milano con il vice presidente Ovidio Brignoli, il punto è che non esistono regole nazionali. “Ogni Regione fa da sé, accredita società scientifiche che organizzano eventi al pari delle società nazionali”. Con il blocco dei finanziamenti delle industrie, infatti, i congressi non si sono fermati. Ed inoltre, ha aggiunto provocatoriamente Brignoli, “mentre l’Ecm è bloccato, gli informatori scientifici continuano a invadere gli studi dei Mmg. Che fine ha fatto il decreto 541 sull’informazione scientifica e tutte le successive modificazioni? Si applicano solo per i medici?”.
La parola d’ordine lanciata a Milano è “autoregolamentazione condivisa”. Due parole che, secondo il presidente Spinelli, riassumono la dichiarazione d’impegno della Fism. E la palla passa nuovamente a Farmindustria.