M.D. numero 10, 28 marzo 2007

Trial
BPCO: la combinazione che prolunga la vita
di Sirio Spadano


Lo studio TORCH ha dimostrato che il trattamento per tre anni con l’associazione fissa tra un broncodilatatore a lunga durata d’azione (salmeterolo) e uno steroide inalatorio (fluticasone) migliora la sopravvivenza dei pazienti con BPCO


La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia ad andamento progressivo che comporta un aumentato rischio di mortalità: in un terzo dei casi il decesso dei pazienti avviene per cause polmonari direttamente legate alla malattia, mentre la maggior parte dei pazienti muore per malattie extra-polmonari, principalmente cardiovascolari e tumorali.
La riduzione della mortalità rappresenta l’obiettivo principale nella cura della BPCO, anche se si tratta di un traguardo “ambizioso” stante le caratteristiche progressive della malattia. L’abbandono del fumo, l’ossigenoterapia e gli interventi chirurgici di riduzione del volume polmonare sono i soli provvedimenti per i quali sia stata dimostrata una reale efficacia nella riduzione della mortalità da BPCO e ad essi si aggiunge ora il trattamento farmacologico con l’associazione fissa tra un broncodilatatore a lunga durata d’azione (salmeterolo) e uno steroide inalatorio (fluticasone). Quest’ultima evidenza emerge dai risultati dello studio TORCH (Toward a Revolution in COPD Health), pubblicati il mese scorso su New England Journal of Medicine (2007; 356: 775-89) e accolti con grande interesse dalla comunità scientifica internazionale in quanto derivanti dal primo trial prospettico sulla mortalità associata alla BPCO.
In precedenti studi l’associazione salmeterolo/fluticasone si era dimostrata in grado di migliorare la funzione respiratoria del paziente con BPCO, di ridurre i sintomi, di migliorare la qualità della vita e ridurre la frequenza degli episodi di riacutizzazione. Alcune analisi retrospettive avevano ipotizzato che i benefici ottenuti con la combinazione fissa potessero determinare una riduzione della mortalità, ma mancavano dati sperimentali in grado di confermare tale presupposto.
Lo studio TORCH è stato appunto disegnato per valutare in pazienti con BPCO l’effetto del trattamento con salmeterolo/fluticasone, per un periodo di tre anni, primariamente sulla sopravvivenza e secondariamente sullo stato di salute percepita, sulla frequenza delle riacutizzazioni e sulla funzionalità respiratoria, in confronto al placebo, al solo broncodilatatore e al solo steroide.

Risultati dello studio


La ricerca ha coinvolto 6112 pazienti arruolati in 444 centri di 42 paesi. I pazienti avevano età media 65 anni e il campione era costituito per il 76% da uomini, di cui il 43% fumatori; il FEV1 era mediamente pari al 44% del valore predetto. I pazienti sono stati randomizzati in quattro gruppi di trattamento: combinazione fissa salmeterolo 50 mcg + fluticasone 500 mcg (n=1533), salmeterolo 50 mcg in monoterapia (n=1521), fluticasone 500 mcg in monoterapia (n=1534) e placebo (n=1524). I trattamenti sono stati somministrati in doppio cieco per via inalatoria due volte al giorno, mattina e sera, per un periodo di tre anni, con controlli ogni 12 settimane.
Alla fine del periodo di trattamento, nel gruppo di pazienti che avevano ricevuto l’associazione fissa salmeterolo/fluticasone si è osservata una riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause del 17.5% rispetto a placebo (p=0.052); nei gruppi di pazienti che avevano ricevuto il solo broncodilatatore o il solo steroide inalatorio i tassi di mortalità non differivano invece da quelli del gruppo placebo.
L’associazione farmacologica ha inoltre indotto un calo significativo delle riacutizzazioni annuali di malattia in confronto a placebo (0.85 vs. 1.13; p<0.001), pari a una riduzione del 25% e ad un NNT uguale a 4 (ovvero il trattamento di 4 pazienti consente di prevenire una esacerbazione in un anno). I tassi annuali di ricovero ospedaliero sono risultati inferiori del 17% nel gruppo salmeterolo/fluticasone rispetto al gruppo placebo (p=0.003). I pazienti trattati con la combinazione fissa hanno anche riportato un miglioramento nella qualità della vita e dei parametri spirometrici,

Prospettive future


Le evidenze emerse dallo studio TORCH aprono possibilità di trattamento della BPCO fino a qualche tempo fa insperate. Trattandosi di uno studio prospettico controllato e randomizzato, lo studio TORCH supera le acquisizioni precedentemente derivate da studi retrospettivi o studi sperimentali di limitate dimensione. Quindi i risultati ottenuti possono essere considerati una vera pietra miliare nel confermare il ruolo della terapia di associazione tra un broncodilatatore a lunga durata d’azione e un cortisonico per via inalatoria nel migliorare la sopravvivenza di pazienti con BPCO grave e frequenti riacutizzazioni, a differenza delle due classi di farmaci somministrati in monoterapia. Ma lo studio TORCH apre anche nuovi interrogativi: per esempio ci si chiede se la combinazione fissa broncodilatatore/steroide per via inalatoria sia in grado di migliorare la sopravvivenza anche in pazienti con BPCO asintomatica e funzionalità respiratoria solo moderatamente compromessa, e tale quesito potrebbe rappresentare l’endpoint di un nuovo studio da intraprendere quanto prima.