M.D. numero 11, 4 aprile 2007

Editoriale
ECM: chi controlla il controllore?


Di recente è stata presentata dall’opposizione un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute Livia Turco che mette il dito in una piaga aperta del Ssn: chi pagherà l’ECM ai medici?
Il portavoce di Forza Italia in commissione Affari Sociali della Camera, Domenico Di Virgilio, ha chiesto al ministro di andare a spiegare a Montecitorio come intende rimediare ai danni che sta provocando lo stop dato da Farmindustria alla sponsorizzazione delle spese di viaggio e ospitalità per i medici a convegni e congressi validi per l’Educazione Continua. I parlamentari inoltre hanno chiesto se si intende dare vita a organismi ad hoc, in accordo con le Regioni, per supplire al buco finanziario che si è venuto a creare, sia per le società organizzatrici
sia per i medici o se è possibile far recedere Farmindustria.
Secondo il presidente della Federazione dell’Ordine dei Medici Amedeo Bianco, invece, anche senza il supporto delle aziende farmaceutiche la formazione dei medici non si è fermata. Chiarendo che se una flessione
c’è stata, questa riguarda solo i mega-convegni, i mini meeting, le piccole cene e le visite alle aziende. Ma i medici hanno continuato a seguire gli incontri organizzati dalle aziende sanitarie e altri piccoli eventi
non meno importanti. La direzione indicata dall’Ordine, che in questo obiettivo ha portato con sé tutte le principali sigle sindacali della medicina italiana, è quella di costruire un nuovo sistema di relazioni ‘mature’ tra medici e aziende. Il sistema della formazione continua dei medici deve essere ricostruito come una ‘casa di vetro’, perché tutto sia chiaro e non ci siano dubbi di conflitti di interessi o illeciti. Solo così anche il legittimo interesse delle aziende farmaceutiche a sostenere l’informazione potrà essere guardato senza sospetto.
L’Ordine suggerisce che possa essere individuato un soggetto terzo che sviluppi piani formativi di interesse generale come, per esempio, la sicurezza del farmaco e le modalità prescrittive. Le aziende che sono interessate al piano formativo specifico mettono il denaro, investendo legittimamente. L’organismo terzo, rompendo le ‘relazioni pericolose’ tra soldi e soggetti interessati alla formazione, metterebbe così i finanziamenti a disposizione di quanti decidessero di lavorare sullo specifico piano strategico se ne avessero i requisiti. Ma la nostra domanda è: chi controlla il controllore? E chi deve essere ad esercitare, legittimamente, la terzietà? Il Governo, attraverso la Commissione nazionale ECM? Ci hanno provato, ma le Regioni hanno invocato obiettivi più mirati. Anche le Regioni ci hanno tentato, ma la deriva verso 21 sistemi di ECM è un rischio concreto. E gli Ordini che cosa potrebbero normare a parte i temi deontologici? Non restano che le Società scientifiche.
Ma spesso esse per prime godono di sponsorship per le loro attività e non risulterebbero sufficientemente ‘super partes’. Il dibattito è aperto.