M.D. numero 14, 25 aprile 2007

Esperienze
Prescrizioni indotte, fardello senza soluzione
di Filippo Mele, Medico di medicina generale, Policoro (MT)


Gli spunti per ritornare sull’annoso problema delle prescrizioni indotte mi sono stati dati dall’articolo di M.D. dal titolo: “Chi prescrive, a spese di chi?” (2007; 13: 6) in cui viene citata un’indagine di 12 Mmg dell’Asl di Brescia atta a quantificare il fenomeno e da una vicenda emblematica accaduta nel mio ambulatorio. Non è tanto la significativa percentuale portata alla luce dall’indagine dei colleghi di Brescia a destare il mio disagio, quanto le sensazioni di frustrazione, impotenza, inutilità, rabbia repressa, che mi prendono ogni qual volta debbo accingermi a copiare ciò che hanno trascritto altri colleghi. Senza contare, il più delle volte, lo scontro con l’assistito che vede nella lista di analisi e indagini diagnostiche la via per la diagnosi e, quindi, per guarire dai propri mali


Un mio assistito che era stato sottoposto a intervento chirurgico per ca prostatico doveva eseguire un ciclo di radioterapia. In Regione c’è solo un centro dove poterla effettuare, il Crob (Centro di riferimento oncologico Basilicata) di Rionero (PZ). Come da prassi il paziente si è recato nel mio studio per la richiesta di visita radioterapica. Dopo tale visita è tornato in studio con una lista di esami indicati non su ricettario del Ssn, ma su un foglio intestato del Centro. Che avrei dovuto fare? Rinviare il paziente al Crob, distante 140 km? E così ho ricopiato su ricettario quanto indicato. Per effettuare il secondo ciclo, stessa prassi e medesimo ritorno dell’assistito con richieste di prescrizione su carta intestata del Centro per visita radioterapica pretrattamento, individuazione bersaglio e simulazione con simulatore, individuazione del volume bersaglio ecc. Anche in questo frangente ho ricopiato, ma ho anche esternato le mie rimostranze al paziente chiedendogli di esigere la trascrizione su ricettario regionale per esami e controlli successivi. Gli ho anche spiegato il perché e che ciò gli avrebbe evitato un inutile andirivieni dal Centro al mio studio. Ma non è servito a nulla, l’assistito è ritornato al mio ambulatorio con il solito foglio intestato e, nel consegnarmelo, ha dichiarato: “Sa, dottore, a Rionero mi hanno detto che tocca ai Mmg fare le prescrizioni. Sul foglio c’è il numero di telefono, se vuole può telefonare per chiarire”.

Medici amanuensi


Non ho risposto e temporeggiando ho letto la lista infinita delle varie prestazioni. Nel frattempo mi domandavo cosa avrei dovuto fare. Farmi coraggio e finalmente rifiutare la trascrizione? Costringere così l’assistito a instaurare un contenzioso con coloro che gli potrebbero salvare la vita? E di nuovo ho ceduto.
Mentre ero impegnato nell’attività amanuense mi sono reso conto, però, che quelle prestazioni erano difficili da trovare nel nomenclatore in dotazione del mio computer. Così ho dovuto invitare il paziente a tornare il giorno successivo. Avrei trascritto le ricette alla fine dell’orario di visite ambulatoriali. Ho impiegato 30 minuti a ricopiare il tutto. Sperando poi di averlo fatto bene, per evitare oltre al danno anche la beffa dei rimproveri del tipo: “Dottore, deve correggere, ha copiato male”.
Qui non è in gioco la percentuale di prescrizioni indotte e neanche l’attribuzione delle responsabilità, quanto la dignità professionale. È fare il medico trascrivere 11 ricette su richiesta di un centro specialistico pubblico? Occorreva studiare così tanto per doversi ridurre a copiare? Mi chiedo quale considerazione hanno dei Mmg i colleghi specialisti se pedissequamente non tengono in considerazione deontologia e norme.

Manca il controllo


Non credo che questi pensieri siano solo i miei. Il fatto è che già moltissime Regioni hanno deliberato sull’utilizzo del ricettario del Ssn da parte di medici ospedalieri e ambulatoriali convenzionati, ma senza effetti reali. Il problema è la difficoltà dei controlli sui prescrittori inadempienti. Da anni i Mmg indicano sulla ricetta il nome e cognome dell’induttore, ma forse è più facile controllare i medici di famiglia.
Al riguardo sono convinto che risulterebbe più efficace una deliberazione vincolante della Conferenza Stato Regioni in cui venga sancito che tutti i medici operanti nel Sistema sanitario pubblico sono tenuti a utilizzare solo il ricettario unico nazionale. Occorre, però, che i sindacati nazionali mettano il problema nelle priorità dell’agenda rivendicativa se vogliono alleggerire la croce che sta rendendo l’attività dei Mmg italiani un vero calvario.